Questo ampio studio (corredato da un CD-ROM) prende in esame i riflessi, all'interno di alcune rielaborazioni di opere agiografiche, del programma linguistico della riforma culturale carolingia; gli effetti della riforma (si fa riferimento all'
Admonitio generalis, all'
Epistola generalis e all'
Epistola de litteris colendis) vengono analizzati sulla base della sintassi di questi testi rielaborati, secondo il modello della «Valenzgrammatik», che ha lo scopo di individuare le strutture gerarchiche all'interno della frase. Viene presa in esame la
correctio carolingia di alcune vite di santi, vale a dire di testi che avevano una diffusione, a causa dell'uso liturgico, anche al di fuori della cerchia più strettamente clericale. Questi testi sono la
Vita Corbiniani di Arbeone di Frisinga (BHL 1947), mss. London, BL, Add. 11880, Regensburg 818-847; Karlsruhe, BLB, Aug. perg. XXXII, Reichenau 838-842), la
Vita Landiberti episcopi Traiectensis di Godescalco e Stefano di Liegi (BHL 4680 e 4683), di Sigeberto di Gembloux (BHL 4686), di Niccolò di Liegi (BHL 4688), la
Vita s. Richarii Centulensis di Alcuino (BHL 7223-7228), la
Vita Vedasti episcopi Atrebatensis di Alcuino (BHL 8506-8508), lo
Scriptum de vita s. Martini Turonensis di Alcuino (BHL 5625), la
Vita s. Maximini episcopi Trevirensis di Lupo di Ferrières (BHL 5824). La necessità di costituire un regno unitario portò allo sforzo di superare particolarismi regionali, anche dal punto di vista linguistico, con l'imposizione di una norma unitaria (anche grafica: la minuscola carolina) e la
perspicuitas, la chiarezza nella struttura delle frasi, appare il principio guida della riforma carolina riflessa nelle rielaborazioni di queste opere agiografiche: è questo il risultato che emerge dall'analisi sintattica diacronica (un confronto tra modello e rielaborazione d'età carolingia) dell'A. La conclusione dell'A. è che la riforma è giunta troppo tardi per permettere di ripristinare una vera purezza linguistica: il ricorso alle lingue romanze era ormai troppo diffuso e dunque gli autori del periodo hanno raggiunto soltanto una sorta di classicismo artificiale. Recensioni in «Arctos. Acta philologica Fennica» 38 (2004) 241 di Anneli Luhtala, in «Mittellateinisches Jahrbuch» 40 (2005) 135-6 di Christian Lohmer e in «Scriptorium» 58 (2004) 124*-5* di Pierre Hamblenne che muove alcuni rilievi critici. (Marusca Francini)
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