Girolamo, nel
De viris illustribus, nomina Fortunaziano, vescovo di Aquileia, come autore di un commento ai Vangeli. L'opera è stata ritenuta perduta fino al 1920 quando A. Wilmart ne pubblicò due
excerpta dal manoscritto Troyes, BM, 653. Nel 1954 B. Bischoff pubblicò un terzo frammento dal codice Angers, BM, 55 (i tre frammenti furono editi poi nel 1957 in «Corpus Christianorum. Series Latina» 9 alle pp. 367-70 a cura dei due autori). Altri frammenti dell'opera (CPL 104) furono individuati da P. Meyvaert nel codice Autun, BM, S 2 (3) in forma di glosse interlineari (
An Unknown Source for Jerome and Chromatius. Some New Fragments of Fortunatianus of Aquileia? in
Scire litteras. Forschungen zum mittelalterlichen Geistesleben München 1988 pp. 277-89), ma l'ipotesi viene considerata errata dall'A. che ritiene invece le glosse tratte dalle
Expositiunculae in Evangelium di Arnobio Minore. È infatti nel 2012, che l'A., che in questo volume offre l'edizione critica completa dei
Commentarii, individua nel testo presente nel manoscritto Köln, Erzbischöfliche Diözesan- und Dombibl., 17 una copia integrale del commento il cui autore non è però esplicitamente menzionato nel codice. Uno dei principali argomenti a sostegno della nuova ipotesi è la presenza nel testo di Colonia dei tre frammenti editi nel 1957. Nell'ampia introduzione che precede l'edizione del testo (pp. 109-253) l'A. si sofferma sull'autore, sulla datazione dell'opera, risalente al secondo quarto del IV secolo, sulla tradizione manoscritta, sulle fasi redazionali, sulla tecnica esegetica utilizzata, sulla struttura del commento, sulle fonti di Fortunaziano, sullo stile e la lingua e sull'ortografia. Le parti di cui si compone il testo sono nell'ordine: una prefazione generale, tre lunghi capitoli dedicati alle parti iniziali del Vangelo di Matteo (Mt. 1, 1-2, 18 = M. long. I-III), un elenco dei singoli
capitula e infine la vera e propria sezione esegetica dedicata a Mt. 1, 17-27, 52 (M. I-CXXVIIII), Lc. 2, 1-5, 14 (L. praef./ L-XIII) e Io. 1, 1-2, 11 (J. praef./ I-XVIII). Completa l'introduzione la bibliografia e il «Conspectus siglorum». L'unico manoscritto completo, testimone dell'opera, è il Köln 17, ma numerosi sono i codici che contengono
excerpta. Di seguito se ne fornisce l'elenco: London, BL, Arundel 213 e Zürich, Zentralbibl., C 64 (entrambi testimoni indipendenti uno dall'altro di un perduto florilegio patristico pre-carolingio indicato dall'A. come alfa); Cambridge, Gonville and Caius Coll., 803/807, fragm. 5, Sankt Gallen, Stiftsbibl., 230 e Köln, Erzbischöfliche Diözesan- und Dombibl., 15 (da far risalire a un perduto archetipo, sempre di epoca pre-carolingia, contenente
excerpta di Fortunaziano); München, BSB, Clm 6434 e Zürich, Zentralbibl., Rh 140 (il cui archetipo doveva essere ancora una volta una raccolta di
excerpta da Fortunaziano di epoca pre-carolingia); Kraków, Archiwum Kapituly Metropolitalnej Krakowskiej, 140 (43); Montpellier, BU, Section Médicine, H 152. L'A. ipotizza infine un codice perduto del commento ai Vangeli datato attorno al X secolo, scritto in area italiana, in scrittura beneventana, dal quale devono essere stati tratti singoli brani utilizzati come prediche indipendenti in diversi omiliari. Sei sono i passaggi di testo presentati, per ognuno dei quali si elencano una serie di codici (non tutti sono però in seguito utilizzati dall'A. nella costituzione del testo o in apparato) e che spesso riportano come autore un
Hilarius (di Poitiers): Benevento, Bibl. Capitolare, 18; Firenze, Laurenziana, Pl. 17.38, Pl. 17.40; London, BL, Harley 3046; Montecassino, Abbazia, 99, 103, 106, 115 e 462; Roma, Vallicelliana, Tom. VI, A.10 e A.16; Vat. lat. 4222; Madrid, BNE, 194; Firenze, Laurenziana, Pl. 18.24; Montecassino, Abbazia, 100, 102, 109 e 305; Paris, BNF, lat. 814; Vat. lat. 6454; Benevento, Bibl. Capitolare, 8; Napoli, BN, VI.B.2; Montecassino, Abbazia, 104, 108 (pseudo Ambrogio) e 310 (pseudo Ambrogio); Roma, Vallicelliana, Tom. XXIII; Vat. lat. 5419. A p. 254 sono editi due
excerpta dubia. Nei due manoscritti Benevento, Bibl. Capitolare, 8 e Napoli, BN, VI.B.2 l'A. rintraccia un
excerptum (edito alle pp. 174-7, corrispondente a M. LXVI-LXVIII e relativo a Mt. 12, 39-42 e 12, 46-49) che R. Etaix, senza citare il codice Köln 17, aveva invece identificato come un trattato, altrimenti perduto, del composito commento a Matteo di Cromazio di Aquileia (
Un «Tractatus in Matheum» inédit de saint Chromace d'Aquilée «Revue bénédictine» 91, 1981, pp. 225-30). Il volume si chiude con diversi indici: biblico,
locorum similium,
nominum,
verborum locutionumque notabilium e dei manoscritti. Recensioni di Matthieu Cassin in «Revue des sciences philosophiques et théologiques» 102 (2018) 329-31 e di Álvaro Cancela Cilleruelo in «Cuadernos de filología clásica. Estudios latinos» 38 (2018) 361-4. (Francesca Bongiovanni)
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