L'A. nel preparare l'edizione critica di due brevi trattati liturgici, falsamente attribuiti al vescovo Germano di Parigi († 576), che sono stati in realtà redatti da un anonimo chierico, verosimilmente all'inizio del sec. VIII, è stato attirato dall'espressione
alternis vocibus usata dall'autore per qualificare il modo di cantare la
prophetia, cioè il cantico di Zaccaria (Lc. I, 68-79), che sembrerebbe sottintendere l'esistenza di un coro a due voci che si alternano cantando un versetto o un semiversetto a turno. Il proposito è quello di ricostituire non solamente le forme musicali di un canto molto originale, ma anche più in generale di misurare il grado di affidibilità del vocabolario usato dai testi tardoantichi per designare le realtà liturgiche e di cercare di sapere se esistono in questa epoca delle forme lessicali che permettono, perlomeno in modo verosimile, di reperire le differenti forme di salmodia praticate dai chierici. L'A., dunque, ricerca l'esistenza della salmodia alternata (o antifonata) nelle fonti tardoantiche: le fonti epigrafiche (l'epitaffio di Claudiano Mamerto, vescovo di Vienne morto nel 474 scritto da Sidonio Apollinare, e l'epitaffio di Nicezio vescovo di Lione nel 573), i testi normativi (gli atti dei concili che si sono tenuti in Gallia tra il concilio di Arles del 314 e il
Concilium Germanicum del 742/743), le regole monastiche (la
Regula monachorum di Colombano, la
Regula di Fruttuoso di Braga, l'
ordo officii degli
Statuta sanctarum virginum e della
Regula monachorum di Cesario di Arles e della
Regula ad monachos del suo secondo successore Aureliano di Arles) e le altre regole monastiche tardoantiche (la
Regula Magistri, la
Regula Benedicti e la
Regula Pauli et Stephani), le fonti narrative (i
Decem libri historiarum, in particolare la celebre descrizione nel l. X cap. 1 della
septiformis letania organizzata a Roma da Gregorio Magno nel 590, il
De cursu stellarum ratio, il
Liber in gloria confessorum Gregorio di Tours; i
Dialogi di Gregorio Magno, la
Vita Columbani di Giona di Bobbio), le fonti agiografiche costituite dalle vite di 130 santi vissuti in Gallia, redatte tra la fine del IV e l'VIII secolo. Tutti i testi esaminati dimostrano che la salmodia alternata a due cori in realtà non viene pressoché menzionata nelle fonti anteriori all'epoca carolingia come nelle
Etymologiae e nel
De ecclesiasticis officiis di Isidoro di Siviglia, dove il termine
antiphona è attestato con il significato di voce alternata, sebbene tale definizione sia solo teorica. Le prime reali e chiare testimonianze sulla salmodia alternata a due cori si trovano solo in piena epoca carolingia come ad esempio nell'
Ordo Romanus XV (
paulo post 750), nell'
Istitutio de diversitate officiorum (ca. 800-811) di Angilberto, negli
Statuta Murbacensia (a. 816), nelle tre redazioni del
Liber officialis e nel
Liber de ordine antiphonarii di Amalario (†
paulo ante 852), e infine nell'
Ordo Romanus X della prima metà del sec. X (a cui si potrebbero aggiungere il
Memoriale qualiter della fine del sec. VIII e i
Capitula notitiarum redatti poco dopo l'817, in cui si parla dell'esistenza di un
sinister chorus e di un
dexter [
chorus]). L'A. passa poi ad esaminare i trattati di teoria musicale come la
Musica disciplina redatta da Aureliano di Réome nella seconda metà del sec. IX, il cui ms. più antico (Valenciennes, BM, 148) è stato copiato nella seconda metà del sec. IX ed è appartenuto ai monaci di Saint-Amand, e la
Commemoratio brevis redatta tra la fine del sec. IX e l'inizio del X nel nord della Francia attuale. Alcune fonti carolingie tuttavia, come la
Regula canonicorum di Crodegango di Metz († 766), l'
Admonitio generalis di Carlo Magno, l'
Epistola ad Carolum Magnum imperatorem di Leidrado di Lione, l'
Epistola ad Nebridium di Helisachar, la
Vita Benedicti Anianensis di Ardo d'Aniane, il
Libellus de exordiis et incrementis di Valafrido Strabone, l'
Expositio in Regulam sancti Benedicti dell'abate Smaragdo di Saint-Mihiel, nelle anonime
expositiones missae e nei
Gesta Karoli di Notkero. Secondo l'A., pertanto, la lettura di tutta questa documentazione dimostra da una parte che l'epoca carolingia conosceva e praticava la salmodia alternata a due cori e dall'altra che il vocabolario per definirla deve ancora fissarsi. Tale pratica in seguito diviene il modo normale del canto dei salmi a Cluny nell'XI sec., come è attestato nelle
Consuetudines Cluniacenses messe a punto tra il 1079 e il 1086 dal monaco Uldarico di Ratisbona su richiesta dell'abate Ugo, preminenza confermata nel secolo successivo dagli statuti di Pietro il Venerabile (1146-1147). La salmodia alternata a due cori è dunque una pratica che comincia ad avere un'estensione significativa solo a partire dall'epoca carolingia e che s'impone alla fine divenendo a partire dal sec. XI, grazie a Cluny, il modo normale e universale di cantare i salmi in comunità.
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