Nel IX secolo inizia a circolare un nuovo repertorio di inni, il «Nuovo Innario», che conteneva oltre a numerose poesie di Prudenzio e altri rispettati autori, anche numerosi nuovi testi di inni di paternità dubbia o anonima. Uno di questi inni anonimi è
Sanctorum meritis, la cui ultima strofa conteneva la locuzione
trina deitas: questa strofa fu l'oggetto della controversia sorta tra Incmaro di Reims e Godescalco di Orbais nell'850. Incmaro denunciava l'espressione
trina deitas che secondo lui implicava l'affermazione di una triplice divinità di Dio, bandendo quindi l'inno dalla sua diocesi; contro questa posizione si levò la voce del monaco sassone Godescalco, che difendeva l'espressione
trina deitas affermando che Dio è trino in persona e uno in autorità. L'A. esamina le differenti posizioni assunte dai due religiosi nella controversia linguistico-teologica. Godescalco cita numerosi inni e testi liturgici a supporto della sua interpretazione della locuzione
trina deitas, in particolare gli inni:
Nunc sancte nobis spiritus,
Post matutinis laudibus (cantato dai monaci aquitani),
Aeterne rex altissime,
Iste confessor,
Virgo Dei genitrix. Incmaro a sostegno della sua tesi cita alcuni inni che considera autorevoli:
Deus creator omnium,
Splendor paterne gloriae,
Tu trinitatis unitas,
O lux beata trinitas,
Somno refectis artubus,
Christe qui lux es et dies,
Aurora cursus provehat,
Consors paterni luminis,
Summae Deus clementiae e cita anche lui l'inno
Nunc sancte nobis spiritus. Solo i primi due inni di questo elenco sono però realmente ambrosiani. Nel sistema teologico di Godescalco si riflette in maniera evidente la centralità che aveva la grammatica nelle discussioni teologiche del IX secolo (la fusione tra grammatica e teologia si trova in una glossa conservata in tre innari del nord della Francia dell'XI secolo: Amiens, BM, 131, f. 9v; Paris, BNF, lat. 11550, f. 246v e lat. 103, f. 147v). Il contesto storico della controversia tra i due pensatori medievali è la fase transitoria di passaggio tra il vecchio e il nuovo innario. Gli inni dell'ufficio, in quanto testi della liturgia non scritti, toccano alcuni problemi centrali nel dibattito teologico del periodo carolingio: dottrina, autorità e paternità degli scritti. Questi aspetti sono affrontati anche nel
Libellus de exordiis et incrementis quarundam in observationibus ecclesiasticis rerum di Valafrido Strabone, che offre numerose informazioni sugli inni nel periodo carolingio. Si riscontrano numerose affinità tra il pensiero di Godescalco e Valafrido, i due probabilmente si conobbero a Fulda e verosimilmente il
Libellus influenzò il monaco sassone. (Elsa De Luca)
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