L'A. anticipa alcune considerazioni sull'edizione critica del testo
Adversus Iudaeos et gentes, di Giannozzo Manetti, che sta allestendo insieme alla studiosa D. Pagliara; la traduzione inglese sarà a cura di D. Marsh. I primi risultati del lavoro di edizione confermano da un lato le tesi di A. De Petris e G. Fioravanti, dall'altro propongono nuovi aspetti. L'opera è tramandata da un unico manoscritto: Vat. Urb. lat. 154. Le fonti utilizzate da Manetti sono per lo più quelle classiche e/o canoniche, già rintracciate dalla ricerca precedente, come per esempio la Bibbia, l'agostiniano
De civitate Dei, gli scritti di Eusebio, ovvero il
De praeparatione evangelica, il
De demonstratione evangelica e l'
Historia ecclesiastica, le
Antiquitates Iudaicae di Flavio Giuseppe, il
Carmen Paschale di Sedulio. L'A. rintraccia nuove fonti, ovvero il
De bello Iudaico di Flavio Giuseppe e per il computo degli anni il
Chronicon eusebiano e l'
Exordium di Girolamo, e conferma le ipotesi già avanzate in passato dell'influenza di Niccolò di Lira per l'esegesi biblica, come testimoniano diverse postille nei manoscritti. L'A. illustra come il Manetti non venga influenzato nella stesura del suo
Adversus Iudaeos et gentes dalle sue traduzioni delle Sacre Scritture; questa tesi viene dimostrata con un confronto con il ms. urbinate e il ms. Vat. Pal. lat. 45, che tramanda la traduzione manettiana del Nuovo Testamento. L'A. conduce anche un paragone tra il testo manettiano e il testamento di Giuda di Roberto Grossatesta. Altre fonti, che trovano espressione nell'opera di Giannozzo, sono le
Etymologiae isidoriane accanto al
De nominibus Hebraicis di Girolamo, le opere ciceroniane, il
De divinis nominibus dello pseudo Dionigi e le
Vitae philosophorum di Diogene Laerzio. Infine il testo apocrifo dei
Testamenta XII patriarcharum viene usato ampiamente nell'opera. L'edizione critica, nella sua versione finale, presenterà dunque ampi commenti che riguarderanno l'utilizzo delle fonti.
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