Il volume si struttura in ampi capitoli che si incentrano su varie tematiche inerenti le vicende di questo testo di particolare importanza per la storia della metallurgia e della tecnica tardo-antica e medievale. Dopo una «Prefazione» (p. 9) e un'«Introduzione» (pp. 11-5) a opera dei curatori, G. Caprotti («
Mappae clavicula nella storiografia», pp. 17-25) ripercorre gli studi che si sono occupati di quest'opera, dalla prima edizione, comparsa nel 1847, di sir Thomas Phillipps fino a S. Kroustallis (
The «Mappae Clavicula» Treatise of the «Codex Matritensis» 19 and the Transmission of Art Technology in the Middle Ages in
Craft Treatises and Handbooks: The Dissemination of Technical Knowledge in the Middle Ages Brepols 2013 pp. 69-84), attraverso le posizioni, fra gli altri, di M. Berthelot, B. Bischoff, J.G. Hawthorne, C.S. Smith, P. Meyvaert e R. Halleux. Nel capitolo «Storia del testo e criteri di edizione» (pp. 27-53), Baroni e Travaglio si occupano del titolo dell'opera (la
Mappae clavicula è la traduzione latina di un'epitome di alcuni scritti greci riconducibili agli ambienti della prima alchimia storica e che la tradizione siriaca attesta in traduzione e attribuisce a Zosimo di Panopoli), del prologo, della ricostruzione della
consecutio, della tradizione manoscritta (si contano 25 manoscritti che conservano il testo con differente estensione, ma la presente edizione è basata sulla collazione di 13 manoscritti; si analizzano qui i rapporti tra i testimoni, classificabili nelle due famiglie alfa, che comprende i mss. S, C, Od, Ob, Om, G e L, e beta, che comprende i mss. M, P e F;
stemma codicum alla p. 39) e della lingua del traduttore. Alle pp. 57-185 viene quindi offerta l'edizione critica a cura di S. Baroni e P. Travaglio con commento tecnico di G. Pizzigoni, seguita da un glossario (pp. 191-200) che elenca la quasi totalità dei materiali citati nell'opera e di cui si danno il nome latino, la traduzione in italiano con una breve spiegazione del materiale citato e il numero della ricetta in cui il termine si trova. Il capitolo successivo («I codici testimoni di
Mappae clavicula», pp. 201-17) a cura di G. Brun fornisce schede descrittive dei manoscritti della
Mappae clavicula considerati in questo volume: Sélestat, BM, 17 [S] ff. 2r-13v; Oxford, Bodl. Libr., Digby 162 [Od] ff. 11va-19rb, 21ra-va; Corning, NY, Museum of Glass, 3715 [C] ff. 4r-24v; London, BL, Add. 41486 [L] ff. 60v, 63v-75r, 221v-222r; Oxford, Bodl. Libr., Bodl. 679 [Ob] ff. 21r-26v; Magdalen Coll., 173 [Om] ff. 192v-195v; Glasgow, UL, Hunterian Museum 110 [G] ff. 11v-16r; Madrid, BN, 19 [M] ff. 199r-202v; Paris, BNF, lat. 7418 [P] ff. 269v-274r, 277v-278v; Firenze, BNC, Pal. 951 [F] ff. 18r-26r; Lucca, Bibl. Capitolare, 490 [Lu] ff. 222v-223r; Paris, BNF, lat. 6514 [Pa] ff. 43r, 47v-49v; Torino, BN, 1195 [T] ff. 93r-94v, 104r-105v. Il volume si chiude con un capitolo di G. Caprotti («
Mappae clavicula: prescrizioni della prima alchimia storica nei precedenti di lingua greca», pp. 219-36), uno di S. Baroni («
Mappae clavicula e la tradizione in siriaco di Zosimo di Panopoli», pp. 237-42), un capitolo sulle «Corrispondenze tra i testimoni manoscritti» (pp. 243-74), alcuni grafici (pp. 275-9) e la bibliografia (pp. 281-91). (Beatrice Baragatti)
Riduci