L'indagine sulle agiografie dedicate a Gregorio Magno e realizzate per uso liturgico si propone di ricercare casi di atteggiamenti innovativi nella rielaborazione del materiale che possano avere carattere distintivo. Contro le aspettative derivanti dall'abbondanza di fonti, tuttavia, nella maggior parte dei casi si registra una prassi di reimpiego di determinate
vitae gregoriane: quella di Paolo Diacono (
Vita Gregorii, BHL 3639, in alternativa quella interpolata, BHL 3640) per un bisogno di sinteticità, quella documentaria di Giovanni Immonide (BHL 3641-3642) con un'opposta esigenza di esaustività. L'A. presenta i casi del
Liber de nataliciis e del
Magnum Legendarium Austriacum, con uno sguardo ulteriore sulla tradizione manoscritta del secondo di questi (il codice Admont, Stiftsbibl., 25 ff. 193va-218v reca un testo differente rispetto a quello degli altri testimoni, ovvero Heiligenkreuz, Stiftsbibl., 11 ff. 170v-203v, Lilienfeld, Stiftsbibl., 59 ff. 41ra-75vb, Melk, Stiftsbibl., 97 ff. 54va-104vb, e Zwettl, Stiftsbibl.,13 ff. 54va-104vb, e che si avvicina alla tradizione diretta della
Vita di Giovanni Immonide). Riguardo ai casi di passionari con agiografie fortemente rimaneggiate l'A. si sofferma sui legami che intercorrono tra i codici Bern, Burgerbibl., 133 ff. 3ra-43vb, Clermont-Ferrand, BM, 146 ff. 1ra-28vb e Tolouse, BM, 477 ff. 73va-101ra, partendo dalla constatazione della presenza in tutti e tre di una
Vita Gregorii desunta da quella di Giovanni Immonide, testo di cui l'A. fornisce un prospetto delle rispettive sequenze narrative nei tre manoscritti. Oltre all'analisi dei rapporti congiuntivi da un lato e separativi dall'altro, che permette di eliminare la possibilità di un'interdipendenza tra i codici, l'attenzione è posta sulla particolare organizzazione del materiale nel tolosano - tra cui la presenza del carme iniziale in sette distici come in Tours, BM, 1027, testimone diretto della
Vita Gregorii - che permette di avvicinarlo, rispetto agli altri due manoscritti, alla composizione originaria dell'agiografia e di configurarlo come una copia tarda di un'elaborazione ascrivibile al XII secolo e alla valle della Loira. Differenti sono poi i casi dei codici Karlsruhe, BLB, Aug. Perg. XCI ff. 82ra-84va, XXI ff. 94ra-95vb e Douai, BM, 151 t. I ff. 144vb-145vb, i quali dimostrano come talvolta il testo riutilizzato di Giovanni Immonide vada incontro ad abbreviazioni e tagli di vario tipo, anche cospicui, o quelli di Karlsruhe, BLB, Aug. Perg. XXXVII ff. 8ra-12rb e del Vat. Santa Maria Maggiore I ff. 189ra-197rb da un lato e del Vat. lat. 1189 dall'altro: nei primi due sembra che il materiale su Gregorio sia stato semplicemente trascritto senza un'organizzazione precisa, nel terzo al contrario si presenta una selezione coerente. In alcune situazioni la vita di Giovanni Immonide può essere affiancata da quella di Paolo Diacono in varie combinazioni, come nei manoscritti Vat. lat. 6933 ff. 71vb-76vb, Firenze, Laurenziana, Conv. soppr. 303 ff. 160vb-165va e Paris, BNF, lat. 5292 ff. 239va-250vb, mentre molto più raramente si ritrovano testi o autori differenti rispetto a quelli usuali. L'A. in tal senso si sofferma sui codici Roma, Bibl. Vallicelliana, t. XXVI ff. 182va-184vb, C. 13 ff. 255ra-259va e Vat. Arch. S. Pietro D. 175 ff. 300r-307v, riportando uno schema delle
lectiones tratte da Giovanni Immonide nei tre manoscritti e segnalando come il vaticano inserisca, all'inizio della
lectio IX, un
excerptum del sermone
De dispensatoribus Domini (
Sermo I) di Fulgenzio di Ruspe molto più ampio rispetto agli altri testimoni. (Cristina Ricciardi)
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