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Sui commenti di Martino di Laon, Giovanni Scoto Eriugena e Remigio d'Auxerre
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L'A. confronta la stratificazione delle glosse ... Leggi tutto

L'A. confronta la stratificazione delle glosse al De nuptiis di Marziano Capella (in particolare dal ms. Leiden, Bibl. der Rijksuniversiteit, Voss. lat. F. 48) con i trattati di Boezio sulle arti del Quadrivio (De institutione arithmetica e De institutione musica), al fine di valutare la preparazione culturale del loro autore. Lo studio permette di individuare una significativa componente platonica nella concezione filosofica e teologica delle glosse sotto la patina cristiana, utile non solo per interpretare allegoricamente un testo sostanzialmente pagano, ma anche necessaria alla migliore comprensione del De nuptiis, che tanto per i contenuti quanto per lo stile risulta ostico al lettore. La simbologia del De nuptiis rappresenta infatti le discipline del Trivio e del Quadrivio, e le glosse al testo offrono una coerente visione d'insieme della concezione medievale del sapere. (Marianna Cerno)
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La glossa all'ottavo libro del De nuptiis Philologiae et Mercurii di Marziano Capella ha influenzato in maniera decisiva il progresso dell'astronomia e delle conoscenze cosmologiche dell'età carolingia e in particolare dei due commenti allo stesso libro, di poco successivi: quello di Giovanni Scoto Eriugena e quello di Remigio di Auxerre. La glossa, anteriore alla metà del IX secolo, è conservata nei manoscritti Leiden, Bibl. der Rijksuniversiteit, Voss. lat. F 48 e Besançon, BM, 594 nella sua forma originaria, modificata nei codici Leiden, Bibl. der Rijksuniversiteit, B.P.L. 88 e Vat. Reg. lat. 1987 (seconda redazione). Altri testimoni contaminano in diversi modi le due versioni della glossa per creare nuovi commenti, come ad esempio l'anonima glossa del codice Leiden, Bibl. der Rijksuniversiteit, B.P.L. 87. L'A. analizza il contenuto della glossa originaria, che attinge a fonti quali le Etymologiae di Isidoro, il De temporum ratione e il De rerum natura di Beda, utilizzate anche dagli altri commentatori, ma dando un apporto originale alle conoscenze scientifiche sia a motivo del suo approccio di metodo sia per le nuove informazioni che offre, ad esempio sulle orbite dei pianeti e sulle stagioni. (Marianna Cerno)
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Der A. gibt einen Überblick über die antike und mittelalterliche ... Leggi tutto

Der A. gibt einen Überblick über die antike und mittelalterliche Literatur zu den artes liberales und den artes technicae, wobei auch die handschriftliche Überlieferungslage berücksichtigt wird. Abgesehen von den antiken Werken werden u. a. folgende Traktate, geordnet nach den verschiedenen Disziplinen, aufgelistet und Angaben zu Editionen und weiterführender Sekundärliteratur beigegeben: Artes liberales: Isidor v. Sevilla (De natura rerum), Beda Venerabilis (De natura rerum, De temporibus, De temporum ratione), Aachener astronomisch-komputistische Enzyklopädie aus dem Jahr 809, Reichenauer Enzyklopädie von Reginbert (? 846; nicht mehr erhalten), karolingische Kommentatoren des Martianus Capella (Remigius v. Auxerre, Martinus v. Laon, Johannes Scotus Eriugena, Notker Teutonicus), Abbo v. Fleury (Computus vulgaris: Berlin, SB, Phillipps 1883; Abhandlungen zur Astronomie und Kosmologie: Cambridge, Trinity College, 945), Gerbert v. Aurillac (Werke zum Quadrivium), Hermann v. Reichenau (Prognostica de defectu solis et lunae, Musica Hermanni Contracti), Sigebert v. Gembloux (Liber decennalis), Wilhelm v. Hirsau (Astronomia); Lambert v. Saint-Omer (Liber floridus); artes technicae: Isidor v. Sevilla (Etymologiae), Hrabanus Maurus (De rerum naturis), Rezepte für Medizin und Mosaikherstellung (Leiden, UB, Voss. graec. Q. 7), Mappae clavicula - De efficiendo auro (wohl von Reginbert; nicht mehr erhalten; Hss. ähnlichen Inhalts: Lucca, Bibl. Capitolare, 490: um 800; Madrid, BN, 19 (A 16): XII. Jh.; Sélestat, Bibl. Humaniste et Municipale, 17 (1153 bis): 1. Hälfte X. Jh., Mappae clavicula), Pacificus v. Verona, Gerbert v. Aurillac, Hermann v. Reichenau (De mensura astrolabii), Ademar v. Chabannes, Wilhelm v. Hirsau und Theophilus presbyter (Schedula diversarum artium). (Michael Bachmann)
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La trascrizione dello strato più antico di ... Leggi tutto

La trascrizione dello strato più antico di glosse relativo ai libri IV e V (su dialettica e retorica) del De nuptiis Philologiae et Mercurii di Marziano Capella come tramandato dal ms. Leiden, Bibl. der Rijksuniversiteit, Voss. lat. F 48 (il più antico della tradizione) offre all’A. l’occasione di formulare alcune considerazioni, in contrasto con l’approccio scientifico di C.E. Lutz, che nel 1944 (Lancaster, PA) ha esaminato la glossa a Marziano presente nel codice Paris, BNF, lat. 12960. Le glosse di Leida oggetto della trattazione sono per lo più di natura lessicale e ancora inedite; l’alta densità dei commenti al libro IV di Marziano testimonia un ricco materiale che fa da trait d’union fra il retaggio classico in mano ai Carolingi e la tradizione medievale successiva. La prima questione proposta dall’A. riguarda l’identificazione della fonte o delle fonti più regolarmente citate dal glossatore di Leida: la ricerca non ha portato frutti, ma ha messo in evidenza una preparazione profonda e multidisciplinare del redattore della glossa, che anziché limitarsi a riproporre brani enciclopedici elabora un testo personale attingendo alle proprie conoscenze, alla memoria. La seconda tratta di una citazione da Giulio Severiano (Praecepta artis rhetoricae) nella glossa a De nuptiis IV 344-346, rispetto alla quale l’A. indaga la tradizione medievale dell’opera (Würzburg, Dombibl. [recte UB], M.p.misc. f. 5a; Karlsruhe, Landesbibl., Aug. Perg. CLXXI; Paris, BNF, lat. 2200; Milano, Ambrosiana, D.17 inf.; Vat. Arch. S. Pietro H. 36). Altre riflessioni riguardano le fonti per la storia antica di Roma e per la mitologia greco-latina, nonché la conoscenza della filosofia e dell’oratoria greche da parte del glossatore di Leida: si conferma così l’impressione di un lavoro originale, privo di evidenti riferimenti alle auctoritates. (Marianna Cerno)
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The purpose of the monograph, which grew out of a ... Leggi tutto

The purpose of the monograph, which grew out of a dissertation defended in 1997, is to draw attention to Notker Latinus, not the stylist and innovator of Old High German, but the scholar who is greatly indebted to his schooling and the Latin scientific texts. Notker's context is better defined by the tradition of Cassiodore and Remigius of Auxerre, than the earlier German translations, his purpose being to furnish his students with knowledge otherwise unavailable in vernacular. The two volumes contain the following chapters: Introduction (pp. 1-12); «Martianus Capella und die septem artes liberales» is a general introduction to Martian's reception in the early Middle Ages (pp. 15-25); «Notker III. von St. Gallen» (pp. 26-69) deals with Notker's contribution to the septem artes with an appendix (pp. 70-76) about his systematization of philosophy; «Zu den Quellen und Vorlagen der Martian-Übersetzung» (pp. 77-103) examines the Latin sources of his commentary (mss. used by him could be München, BSB, lat. 14729 and Trier Priesterseminar, 100, and not Brux. 9565-66), both former commentaries and new additions, with an appendix of sigla (pp. 104-112); «Die Anlage von Notkers Textbearbeitung» concerns the physical format of the transl. and comm. in the cod. Sangallensis 872, and analyses some special features, as the mixed language of the comm., the question of metric translation, etc. (pp. 113-170); «De nuptiis als Exercitium der Naturphilosophie» (pp. 171-213) investigates the role of quadrivium in the comm. with a detailed analysis (pp. 214-225) of the sources of astronomical knowledge in Notker; «Mythos und Allegorese» places Notker in the context of ninth century commentaries (Dunchad, Martin of Laon, John the Scot, Remigius of Auxerre) and examines the uses of fabula in his work and emphasises its spirituality (pp. 226-277). The second volume contains a modern translation of the first book of Notker's Old High German text face à face a modern German translation of Martian (but without the originals), joined by a grammatical and philological commentary after each chapter (pp. 281-601). An extensive bibliography (pp. 605-633) and indices of names, words, manuscripts and subjects (pp. 635-655) follow. (Gabor Kiss Farkas)
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Nel passo VII, 740 delle Nuptiae, Marziano ... Leggi tutto

Nel passo VII, 740 delle Nuptiae, Marziano Capella spiega l'origine del numero otto (il primo numero cubico che ha origine dalla diade 2x2x2) e lo pone sotto il patrocinio di Cybebe, la madre degli dei che dal cubo stesso ha derivato il proprio nome. Nei commenti a questo passo scritti da Giovanni Scoto e Remigio d'Auxerre, l'etimologia di Cybebe è data in modo diverso: nel primo è Cybele = sidos bivos = gloriae firmitas; nel secondo è invece Cybele = cyonbios = gloriae firmitas. L'interpretazione di Remigio rivela una certa somiglianza con l'anonima glossa a Marziano dei mss. Leiden, Bibl. der Rijksuniversiteit, Voss. lat. folio 48 e Besançon, BM, 594, in passato attribuita a Duncado o a Martino di Laon (Cybebe = sion bios = firmitas gloriae). Il confronto con le Mitologiae di Fulgenzio (che riporta Cibebe = cidos bebeon = gloriae firmitas) presenta un ulteriore elemento di riflessione sulle origini della glossa.
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Considerazioni lessicografiche intorno al termine ... Leggi tutto

Considerazioni lessicografiche intorno al termine enlitica (modificazione di analytica) registrato in tre glosse al libro VII delle Nuptiae di Marziano Capella del ms. Leiden, Bibl. der Rijksuniversiteit, Voss. lat. F 48 (ff. 66v-67r). Il significato delle glosse e l'origine del passaggio da analytica a enlitica viene illustrato attraverso l'esame di fonti boeziane (De differentiis topicis, in Topica Ciceronis, Institutio arithmetica) ed eriugeniane (Expositio super Hierarchiam caelestem). Dalla terminologia delle glosse e dai riferimenti dottrinali a esse impliciti si può sostenere che l'autore conosceva il greco ed era influenzato dal pensiero neoplatonico.
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Benché meno nota di altre opere boeziane, l'Institutio ... Leggi tutto

Benché meno nota di altre opere boeziane, l'Institutio arithmetica ebbe una grande fortuna come manuale medievale, anche perché più completa rispetto al libro VII del De nuptiis di Marziano Capella. Nel primo capitolo si sottolinea l'importanza dell'opera di Boezio in epoca carolingia, testimoniata dai continui riferimenti nei commenti al De nuptiis, a partire dal più antico, testimoniato da Leiden, Voss. lat. F. 48, dal Vat. Reg. lat. 1987 e soprattutto dal Besançon, BM, 594, che viene analizzato nel dettaglio. L'utilizzo dell'Institutio arithmetica come base fondante del quadrivio è sottolineato anche nel secondo capitolo, in cui si esaminano i secoli XI e XII, attraverso riferimenti a un'anonima vita di Leone IX, al Liber gestorum recentium di Arnolfo di Milano, al Metalogicon di Giovanni di Salisbury e alla Summa «Quoniam homines» di Alano di Lilla. Nel terzo capitolo l'A. si focalizza sul XIII secolo e, in particolare, sul riutilizzo dell'opera boeziana da parte di Alberto Magno e di Ruggero Bacone. Del primo si analizzano i concetti di Dio calcolatore, di rapporto tra numero e creazione e di similitudine e proporzione nel commento alle Sententiae di Pietro Lombardo, ma anche di rapporto tra continuo e discontinuo nel commento alle Categoriae di Aristotele. Di Ruggero Bacone si prende in esame l'Opus maius. Il quarto e ultimo capitolo si concentra sulla lettera dedicatoria a Simmaco all'inizio dell'Institutio arithmetica, descrivendo il suo uso massiccio come modello da autori dell'XI secolo, di cui si danno alcuni esempi dettagliati. L'epistola venne infatti ripresa da Volferio di Hildesheim per la prima Vita sancti Godehardi; dall'autore della Vita sancti Gaugerici, commissionata da Gerardo di Cambrai; dall'anonimo autore della Vita Gerhardi Broniensis; da Manegoldo di Lautenbach nell'Ad Gebehardum; dagli autori anonimi della Vita Gisleni Hanoniensis e dei Miracula sancti Remacli Stabulensis; da Tiofrido di Echternach nei Flores epitaphii sanctorum; e, infine, da Niccolò I nella ventisettesima delle Epistolae de rebus Franciae. Chiude l'articolo la discussione sulla lezione. (Fabio Mantegazza)
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