Dopo la Penisola Iberica, l'Italia meridionale divenne obiettivo principale delle invasioni degli Arabi, che a partire dall'827 occuparono stabilmente la Sicilia fino all'arrivo dei Normanni (XI secolo). Ma se in Sicilia essi riuscirono a insediarsi in modo continuativo, non così valse per il resto dell'Italia meridionale. L'A. studia alcune cronache provenienti da tale area geografica e risalenti al IX-X secolo, per esaminare come fossero percepiti i musulmani dai popoli che ne subivano le incursioni, ma non da coloro che ne erano propriamente assoggettati - come i siciliani: viene a questo scopo instaurato un parallelo tra la percezione che gli stessi autori avevano del popolo musulmano, da un lato, e di quello bizantino, franco, longobardo, dall'altro. Le opere prese in considerazione,
Cronicae Sancti Benedicti Casinensis,
Historia Langobardorum Beneventanorum,
Gesta episcoporum Neapolitanorum,
Chronicon Salernitanum,
Cronaca di Ahimha'az (scritta da un ebreo), dipingono certamente gli Arabi come non cristiani, e quindi pagani, li definiscono
iniqui, descrivono generalmente le loro invasioni con i verbi
depopulare,
laniare e ne sottolineano la
efferitas. Tuttavia, a ben vedere, queste descrizioni non si distanziano molto da quelle relative a invasioni di popoli cristiani, come, di volta in volta, i Franchi, i Longobardi e per finire i Bizantini: in alcuni casi, tali popolazioni sono dipinte con tinte ancora più fosche rispetto a quelle che caratterizzano i musulmani. Questi ultimi non sono infatti rappresentati come l'incarnazione del diavolo, come invece potrebbe apparire da altre fonti cristiane, ma percepiti semplicemente come una «alterità», e non come i nemici peggiori delle popolazioni del Sud Italia: in alcuni casi, si fa peraltro cenno alla possibilità di contatti tra i musulmani e gli abitanti delle zone invase, a dimostrare come essi non fossero percepiti come «mostri» tout court.
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