Al centro del saggio si colloca l'unità codicologica conservata nel manoscritto København, Det Arnamagnaeanske Institut, Kobenhavns Universitet, AM 833 4°, vergato da Juan Páez de Castro (cronista regio nel 1555), considerata perduta ma nota da parziali apografi realizzati da Juan Bautista Pérez (vescovo di Segorbe dal 1555) e infine arricchita a opera di Jeronimo Zurita. Il manufatto è veicolo di una ricca serie di testi di tradizione non ampia e questo gli consente di aggiungere informazioni agli scritti stessi e anche di conoscere meglio gli itinera da essi percorsi. La sezione copiata dal Páez (Pa-orig), compresa ai ff. 120-167 offre la seguente serie di testi: Vittore di Tunnuna,
Chronica (CPL 2261); Giovanni di Biclaro,
Chronica (CPL 2261); Isidoro di Siviglia,
Historia Gothorum, Wandalorum, Sueborum (CPL 1204), epitome dalla
Chronica di Idazio (CPL 2263); Isidoro di Siviglia,
De viris illustribus; Braulione di Saragozza,
Renotatio librorum domini Isidori (CPL 1206); Ildefonso di Toledo,
De viris illustribus (CPL 1252); Giuliano di Toledo,
Vita Ildephonsi (CPL 1252); Felice di Toledo,
Vita Iuliani (CPL 1252); elenco di vescovi e arcivescovi di Toledo, da Eugenio I a Urbano; Isidoro di Siviglia,
De ortu et obitu Patrum (CPL 1191). Il modello del Páez è offerto dalla cosiddetta «miscellanea alcobacense», mancano tuttavia precise notizie sull'antigrafo da lui usato. Alla copia del Páez, Juan Bautista ha aggiunto numerose note marginali, per le quali è conosciuto il «modello», trattandosi del ms. El Escorial, Real Bibl., &.IV.23 (P-E) e il ms. Segorbe, Archivo Catedralicio, arm. G, est I (P-S, cui corrisponde Pa-orig), scomparso durante la guerra ma noto da riproduzione fotografica (Pa-P). Il Pérez ha inserito inoltre varianti ai testi, probabilmente prima della morte del Páez. Il manoscritto in esame acquisisce maggiore importanza dal fatto che ricevette ulteriori testi e varianti marginali da Jeronimo Zurita (Pa-Z). Gli scritti aggiunti rappresentano un essenziale arricchimento storiografico, soprattutto interessato all'epoca visigotica: si tratta infatti delle seguenti opere (oltre alle note marginali alla
Chronica Byzantia-Arabica):
Laterculus regum Visigothorum (CPL 2266);
Chronica Byzantia-Arabica (Díaz y Díaz 386); Giuliano di Toledo
, Historia Wambae (CPL 1262). La lista regia e la
Chronica consentono di affermare che l'antigrafo utilizzato da Zurita si identifica nel cosiddetto manoscritto «soriense», oggi perduto ma noto attraverso un autografo parziale di Ambrogio de Morales (Madrid, BNE, 1346). Nella sua struttura arricchita, dunque, il ms. in esame rappresenta un prezioso testimone delle ricerche storiche di umanisti spagnoli del sec. XVI, di indubbio rilievo per la storia degli scritti di cui è veicolo, tra i quali vanno segnalate le
Adnotationes Caesaraugustanae, (CPL 2267; Díaz y Díaz 79) legate alla
Chronica di Vittore e Giovanni di Biclaro, trasmesse solo da P-E e da P-S. Nello stesso tempo il manufatto offre squarci per «ripensare» alle vicende della tradizione storiografica peninsulare dell'alto medioevo e delle due famiglie testuali che grandemente influiscono sull'evoluzione del genere letterario tra il sec. VII e il XIII, con specifico riferimento alla miscellanea «alcobacense», la sola nota a Páez, e al ms. «soriense» che rappresenta un diverso ramo della
Chronica di Vittore e di altre opere condivise con la miscellanea stessa. La restante sezione del saggio è riservata alle due miscellanee, per meglio indagare la loro tradizione e influenza, il che consente di chiamare in causa altri esemplari manoscritti poco conosciuti, variamente databili. Si tratta del ms. Madrid, Archivo Historico Universitario, Universitad Complutense, 134 (sec. XIII, M, testimone più completo); Paris, Bibl. de l'Arsenal, 982 (P, sec. XIV); ancora, più parziali, si aggiungono il deperdito codice di Osma *O (probabilmente del sec. XIII) e Sevilla, Biblioteca Capitular y Colombina, 58-1-3. Dei testimoni si forniscono pochi, ulteriori dati e osservazioni sui possibili rapporti reciproci e con Pa-orig, richiamando anche la plausibile esistenza di ulteriori voci manoscritte. Nella trasmissione testuale degli scritti caratteristici o addirittura singolari nella miscellanea «alcobacense», prioritaria attenzione è rivolta alle
Historiae di Isidoro e alla
Chronica mozarabica; in secondaria linea vengono le
chronicae di Vittore e Giovanni di Biclaro. Mentre per la miscellanea alcobacense l'A. delinea un possibile stemma, quella detta «soriense» si riduce a un solo testimone, il celebre codice visigotico donato a Felipe II da Soria Jorge de Beter (1576), distrutto nell'incendio del 1671 (*So). È tuttavia possibile ricostruirne il contenuto (comprensivo di ben 18 scritti) grazie a fonti inventariali. Si tratta di:
Genealogiae quaedam Bibliorum; la
Chronica Adefonsi III (Díaz y Díaz 519); la cronaca eusebio-geronimiana; la continuazione di Prospero d'Aquitania (CPL 2257); la
Chronica di Vittore di Tunnuna; la
Chronica di Giovanni di Biclaro; la
Chronica Byzantia-Arabica; brani tratti probabilmente dalle
Etymologiae di Isidoro; un item relativo a un'opera legata al ciclo troiano, non identificata; una lista di imperatori romani; un item che potrebbe corrispondere ai
Decem libri historiarum di Gregorio di Tours o al
Liber historiae Francorum; l'
Historia Gothorum di Isidoro; l'
Historia Wambae di Giuliano di Toledo; il
Laterculus regum Visigothorum; il
Breviarium di Festo; un non identificato
Item Domitius Creticus de inundatione Nile; i
Fragmenta II di Giuliano di Toledo e il
Chronicon di Isidoro di Siviglia. In relazione con il manoscritto del sec. XVI precipuo oggetto del saggio, si propone anche per il «soriense» un (articolato) stemma.
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