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L'A. indaga l'attività o i tentativi di controllo del papato nell'Italia meridionale fra VIII e IX secolo, con l'intento di individuare il ruolo spirituale, politico e giuridico svolto dalla Santa Sede nei territori bizantini. Per evidenziare gli interessi del papato in queste aree, l'A. considera in primo luogo le forme di comunicazione della sede apostolica ricorrendo ai documenti pubblicati nella serie Italia pontificia. Particolare attenzione viene data al Liber pontificalis, ai Gesta episcoporum Neapolitanorum, alle lettere di Gregorio IV, Niccolò I e Adriano I (Giovanni VIII viene invece considerato nel saggio di V. Unger in questa stessa raccolta, pp. 363-84), alla Vita maior Athanasii episcopi Neapolitani, alle vite dell'abate Antonino di Sorrento e del vescovo Catello, al Codex Carolinus. (Marianna Cerno)
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Originariamente pubblicato con il titolo Il papato nella seconda metà del sec. IX nell'opera di P. Lapôtre in «Cultura» 16 (1978) 185-217 (cfr. MEL III 5594). Il primo «dramma» che l'A. esplora è quello di A. Lapôtre (1844-1927), storico gesuita ostacolato nella sua attività di studioso dalla Compagnia di Gesù. Del suo volume su Anastasio il Bibliotecario, reo di contraddire le tesi di J. Hergenröther e di gettare un'ombra anche su Niccolò I, sono sopravvissute pochissime copie; invece le copie del suo volume su Formoso vennero distrutte (sopravvive soltanto un esemplare delle prime centoventi pagine). Più fortunati invece furono i suoi articoli su Giovanni VIII e il suo studio dedicato ad Adriano II e alle decretali pseudoisidoriane (l'opera di Lapôtre è stata quasi totalmente ripubblicata nei due volumi Etudes sur la papauté au IXe siècle Torino 1978; cfr MEL VI 7436). L'A. poi considera più da vicino il dibattito sull'identificazione di Anastasio il Bibliotecario con Anastasio cardinale prete di S. Marcello, a cui prese parte da protagonista Lapôtre (si ricordano anche gli apporti di E. Perels e O. Bertolini), la questione della falsa attribuzione del Liber pontificalis ad Anastasio, il ruolo di Anastasio nella stesura delle lettere papali e nella gestione dei rapporti con Bisanzio, in veste anche di traduttore dal greco. (Maddalena Betti)
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Nella seconda metà del IX secolo, la sede apostolica ... Leggi tutto

Nella seconda metà del IX secolo, la sede apostolica interviene nei processi di formazione della chiesa moravo-pannonica e di quella bulgara, interferendo con gli interessi rispettivamente della chiesa bavarese e del patriarcato di Costantinopoli. Per giustificare il suo intervento, invoca la restaurazione di iura antiqua originariamente esercitati dai vescovi romani nella diocesi tardo antica dell'Illirico. Tale argomentazione viene ampiamente sviluppata da papa Niccolò I in una lettera al basileus Michele III del settembre 860, scritta per rivendicare la giurisdizione romana sull'Italia meridionale e su tutte le province greche dell'Illirico, sottratte alla giurisdizione di Roma durante il conflitto per l'iconoclastia. L'A. ipotizza che il rinnovato interesse papale verso le province orientali del patriarcato romano sia stato in origine espresso da papa Adriano I (772-795) che cercò di trarre profitto dal ruolo di mediatore che rivestì nei rapporti tra Franchi e Bizantini. Considera dunque la traduzione latina di Anastasio il Bibliotecario degli atti del secondo concilio di Nicea (787), la lettera di Anastasio a papa Adriano II con la quale annunciava la traduzione degli atti del concilio di Costantinopoli (869-870), la lettera di papa Adriano I a Irene e Costantino VI, inclusa negli atti del secondo concilio di Nicea e tradotta da Anastasio, e quella a Carlomagno, datata intorno al 791, in cui si lamentava la mancata restituzione, da parte dei Bizantini, dei patrimonia e delle diocesi sottratte durante la crisi iconoclasta. (Marianna Cerno)
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Nella parte introduttiva l'A. individua nel movimento ... Leggi tutto

Nella parte introduttiva l'A. individua nel movimento crociato, originatosi alla fine dell'XI sec., un momento di svolta della storia delle comunità ebraiche medievali europee, giustificando così i margini cronologici che ha imposto alla sua raccolta, limitata agli autori occidentali che scrissero in lingua latina tra il V sec. e il 1117. Centrata soprattutto su pamphlets antigiudaici e testi controversistici, sono presi in esame anche gli accenni occasionali al mondo ebraico medievale contenuti in testi di diverso genere, escludendo le opere di diritto canonico. Gli autori, presentati seguendo un criterio cronologico e ricordando le differenti opere che riportano informazioni o commenti sulle comunità giudaiche, sono ordinati per schede. Si segnalano gli indici delle citazioni bibliche e degli autori (pp. 289-99). (Silvia Agnoletti)
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Dall'analisi di quello che costituiva il primo foglio ... Leggi tutto

Dall'analisi di quello che costituiva il primo foglio del ms. Paris, BNF, lat. 7641, oggi frontespizio della collezione frammentaria delle lettere indirizzate da papa Nicola I all'arcivescovo Adone di Vienne e conservate nel ms. Vat. Reg. lat. 566, f. 50, l'A. ricostruisce la genesi del codice, attraverso l'analisi dei testi in esso contenuti. Il recto del foglio, infatti, presenta la scritta Codex tituli Sci Marcelli (? 510), in cui gli studiosi hanno riconosciuto l'ex libris di una chiesa dedicata, appunto, al santo, luogo quindi di possibile origine del manoscritto stesso. Tra queste la più probabile appare la chiesa di s. Marcello di Die, nella diocesi di Vienne, di cui fu vescovo Vulfino, autore di una Vita dedicata al santo. Il manoscritto ha raggiunto verso la metà del IX secolo lo scriptorium di Reims, dove fu conosciuto da Sedulio Scoto; da un esame paleografico sembra essere stato realizzato agli inizi del IX sec. nell'entourage dell'abate di Saint Denis, Fardolfo. Esso è costituito da due parti, di cui la prima contiene il glossario Abavus maior (ff. 1-74v), i Synonyma dello pseudo-Cicerone (ff. 74v-81v), i Proverbia di Publilio Siro (ff. 81v-84r), le glosse, incomplete e in lingua tedesca, estratte dalle Formulae spiritalis intelligentiae di Eucherio di Lione (ff. 84v-85v) e frammenti del Diatessaron di Taziano il Siro. La seconda è costituita da un commento a Orazio dell'XI secolo.
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L'A. ripercorre le grandi vicende storiche del rapporto ... Leggi tutto

L'A. ripercorre le grandi vicende storiche del rapporto tra la chiesa romana e il pubblico potere, con l'intento, da un lato, di spiegare le complesse vicende della chiesa e della città di Roma e dall'altro di tentare di capire le ragioni e le modalità di scrittura dell'opera, soprattutto nella parte che l'A. considera sotto questo aspetto la più problematica, che è quella del IX secolo. Le vicende politiche del papato in quel periodo appaiono spinte e accelerate dal legame con l'impero carolingio, ma al tempo stesso sono mosse da un processo culturale romano che si può ben seguire tramite il ricco materiale epistolare durante i pontificati di Niccolò I, Adriano I, Giovanni VIII e ancora di Stefano V. Sono testi che mettono in evidenza una raffinata coscienza del valore della tradizione, cristiana e romana. I papi della seconda metà del IX secolo sono il prodotto di un'ascesa generale del contesto culturale della chiesa romana, di cui il Liber pontificalis è il riflesso e la testimonianza. Il Liber pontificalis si trasforma, assumendo il compito di rendere conto non soltanto dell'attività materiale dei papi a favore delle chiese ma della loro affermazione politica, nell'ambito di un quadro generale che si sta allargando. Se con Leone IV e Benedetto III l'attenzione del Liber si concentra ancora su Roma, con Niccolò I e Adriano II il Liber diventa un «convinto strumento della 'politica' dei papi, un veicolo delle loro idee, obiettivi e valori, un'opera quindi che riscopre il senso e l'utilità della storiografia pubblicistica». Si tratta di un processo in cui ha agito da protagonista una personalità come Anastasio Bibliotecario, ma non soltanto, come dimostra la Vita di Benedetto III, il cui valore testuale non può essere attribuito ad Anastasio, poiché contiene nel tratto iniziale proprio la sua esecrazione. Tra gli autori e le opere qui menzionati: Annales regni Francorum, l'Historia Langobardorum Beneventanorum di Erchemperto, la Vita di Gregorio Magno di Giovanni Immonide, l'Epitaphium Arsenii di Pascasio Ratberto. (Agostino Paravicini Bagliani)
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