Il volume si pone lo scopo di cogliere le trasformazioni della condizione servile durante l'alto medioevo dal punto di vista economico, giuridico, demografico e percettivo. L'ampio arco cronologico considera il 371, anno in cui Valentiniano I emette un decreto in cui si fissa la categoria degli schiavi, e giunge fino al 918, anno in cui viene per la prima volta usato il termine
sclavus in un diploma di Corrado I. Nella prima parte del volume («Maintien de l'idéal romain et apports nouveaux, 371-754»), prendendo le mosse dalla normativa romana (
Digestum) che mostra per il IV secolo un processo di incremento della condizione servile, si considerano le radicali trasformazioni in materia, alla luce dell'analisi delle norme specifiche nel
Liber constitutionum, nel
Breviarium di Alarico e nel
Liber iudiciorum, nel
Pactus legis Salicae, nella
Lex Ribuaria, nel
Pactus Alamannorum, nella
Lex Baiuvariorum, nell'
Edictum Theodorici, nell'
Edictum Rothari e nelle
Leges Liutprandi. Si analizzano poi le attitudini della chiesa di fronte alla questione della servitù, alla luce degli atti dei concili (tra i temi, si considera l'emergere del diritto d'asilo, la condanna all'omicidio dei servi senza processo, la condizione dei servi degli enti ecclesiastici e il problema dell'affrancamento), le fonti testamentarie e i polittici, le fonti letterarie (tra cui specialmente l'
Historia Francorum di Gregorio di Tours). L'analisi delle
formulae (tra cui spiccano le
Formulae Marculfi) consente invece di individuare le prassi che concernevano l'affrancamento, il matrimonio, la servitù volontaria e la vendita di servi. La situazione descritta mostra come le condizioni servili variassero nei diversi contesti. Tuttavia emerge ovunque, progressivamente, la condizione del semi-libero. Nella seconda parte del volume («Le temps carolingiens: les bases de la transformation vers le servage, 754-918»), si esaminano le normative relative alla condizione servile nella
Lex Frisionum, nella
Lex Saxonum, nei
Capitularia regum Francorum, nell'
Admonitio generalis e negli atti di alcuni concili di epoca carolingia. Si sottolineano inoltre gli sviluppi del pensiero degli ecclesiastici sulla servitù (
De institutione laicali di Giona d'Orléans;
Epistolae di Agobardo di Lione;
Epistolae di Rabano Mauro). I formulari di età carolingia vengono poi esaminati per valutare l'evoluzione del vocabolario servile nelle carte di donazione. Il passaggio dal termine
servus al termine
sclavus coincide con la trasformazione della servitù: il termine
sclavus, etnico, inizia a indicare la condizione dei servi degli Slavi che nel X secolo vengono venduti agli Arabi da mercanti veneziani ed ebrei; il termine
servus invece indica una pluralità di condizioni che riflettono una generale trasformazione delle società rurali. (Maddalena Betti)
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