Nell'introduzione l'A. sottolinea come l'Eriugena, benché potesse accedere ai testi dei teologi e filosofi greci, non sia loro debitore della totalità del suo pensiero, che si rivela originale nel rapportarsi ad Agostino anche nel
De praedestinatione, opera precedente alle traduzioni delle opere greche. L'A. procede quindi ripercorrendo le tappe in cui l'Eriugena ha avuto modo di accedere al materiale greco, dallo pseudo Dionigi a Massimo il Confessore a Gregorio di Nissa. Una sezione viene dedicata all'analisi dell'utilizzo in generale delle fonti patristiche e al
modus operandi dell'Eriugena, che cerca di armonizzare le contraddizioni delle sue fonti appellandosi alla varietà delle possibili interpretazioni scritturali e, quando necessario, seguendo di preferenza le interpretazioni dei padri greci. Si citano le posizioni di alcuni studiosi moderni sulla questione. L'A. prosegue prendendo in considerazione il rapporto dell'Eriugena con i singoli autori greci. Il primo e più rilevante è lo pseudo Dionigi Areopagita, per cui l'A. analizza le posizioni di P. Rorem: l'Eriugena non è interessato alla biografia dell'autore, ma al suo pensiero e traduce il
corpus verbatim con un risultato latino fedele ma artificioso. Si osserva quindi un'evoluzione del pensiero dell'Eriugena sul nulla dal
De praedestinatione al periodo successivo alla traduzione. Non vi è una completa accettazione della fonte, da cui l'Eriugena si discosta, ad esempio, sulla questione antropologica. Il secondo autore greco preso in considerazione è Massimo il Confessore, fondamentale per le tematiche antropologiche e cristologiche. Nel
Periphyseon l'Eriugena cita «Gregorio Teologo» per gli
Ambigua ad Iohannem (per come le porzioni dell'opera vengono riportate da Massimo il Confessore) e «Gregorio vescovo di Nissa» per il
De imagine (traduzione dell'Eriugena del
De opificio hominis), ma i due personaggi tendono a confondersi nel corso dell'opera. L'A. analizza quindi l'impatto di Gregorio di Nissa sul pensiero dell'Eriugena. Viene presentato poi l'utilizzo di Origene nel
Periphyseon per la questione della modalità di interpretazione delle Scritture. L'Eriugena prende anche in considerazione Epifanio, di cui si ritiene possa aver tradotto l'
Ancoratus, non accetta la sua interpretazione materiale del Paradiso, ma concorda sulla resurrezione. L'ultimo autore presentato è Basilio di Cesarea, di cui di nuovo si ipotizza potesse aver tradotto l'
Hexaemeron, che viene ampiamente utilizzato nel
Periphyseon e discusso in relazione alle posizioni di Agostino. L'A. conclude notando come, a un'estrema fedeltà delle traduzioni degli autori greci, corrisponda un'autonomia di rielaborazione del loro pensiero da parte dell'Eriugena. (Olena Davydova)
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