Il saggio, scritto tra il 1969 e il 1992 e articolato ... Leggi tutto

Il saggio, scritto tra il 1969 e il 1992 e articolato in dieci sezioni, tratta del passaggio dalla versificazione metrica a quella ritmica prendendo in esame anche testi normativi, molti dei quali mediolatini. Lo studio si apre sintetizzando lo status quaestionis del passaggio da metro a verso (teoria romantica, che associa l'origine della versificazione alla poeia popolare; teoria di Meyer, che lo collega alla tradizione ebraica; teoria recente che studia la versificazione romanza alla luce della ritmica mediolatina e della metrica classica e medievale) e illustrando le caratteristiche dell'endecasillabo, del décasyllabe, dell'esametro, del concetto di ictus - meccanico vs. vocale - e di quelli di metro e ritmo nell'Antichità (il metro sottintende il ritmo, il ritmo si può avere anche in assenza di metro). La seconda sezione è dedicata al De arte metrica di Beda, che introdurrebbe cambiamenti importanti nella questione, il primo dei quali è l'uso del termine ritmo per designare la nuova versificazione sillabica, che definisce modulata compositio basata sul numero delle sillabe, con duplice riferimento all'ambito musicale di armonizzazione dei suoni (spesso i manuali di musica si sovrapporranno a quelli di versificazione) e a quello ritmico accentuativo. Nello stesso testo Beda esemplifica la poesia ritmica degli inni ambrosiani come ricalcata sul dimetro giambico, il verso più popolare della poesia altomedievale latina, mentre l'inno Apparebit repentina viene collegato al settenario trocaico. Da questi due metri classici si svilupperebbero il decasillabo, l'ottosilabo, il decasillabo cesurato (4+6), il décasyllabe e l'octosyllabe. L'A. sottolinea che l'innovazione teorica è per larga parte imputabile a Beda visto che nella sua fonte principale, l'Ars Palaemonis - attribuita in passato a Mario Vittorino -, si trovano nozioni di ritmo messe in relazione con la poesia popolare scritta a orecchio, ma non esplicitamente con il computo delle sillabe. La terza parte è dedicata a Etelvaldo, che nella lettera ad Aldelmo parla di versi scritti seguendo il computo delle sillabe (come Beda) e l'omofonia, concetto che segnerebbe un ulteriore progresso verso la rima. La quarta sezione prende in esame il quarto capitolo del Musica disciplina di Aureliano di Réomé in cui, oltre alla già rilevata sovrapposizione di musica e tecnica versificatoria, sembra leggersi che un musicista nel comporre la musica deve tenere presente gli accenti tonici del testo. Questa interpretazione del passo di Aureliano (la cui traduzione non è mai pacifica per il lessico tecnico impiegato) parrebbe suffragata da quanto scrive Notkero Balbulo per la sequenza: a ogni nota deve corripondere una sillaba. La quinta sezione tratta di Milone di St.-Amand che nel De sobrietate si scusa di alcune imperfezioni metriche del testo che lo rendono un ritmo più che una poesia metrica regolare, affermazione che conferma all'A. come nel medioevo vi sia stato un certo ricorso alla versificazione ritmica anche per coprire debolezze metriche. Un ulteriore cambiamento sul piano teorico si osserva con Uguccione da Pisa oggetto della sesta sezione, in cui il termine ritmo è usato nel significato di rima. Le artes di Tommaso di Capua e di Poncius, oggetto rispettivamente della settima e dell'ottava sezione, permettono all'A. di trattare di anisosillabismo e di questioni terminologiche (la definizione di dictamen rhythmicum e di prosa nelle artes dictandi). La sezione nona è dedicata ai trattati di versificazione studiati da G. Mari, a Giovanni di Garlandia, Eberardo il Germanico e Niccolò Tibino: qui l'A. discute ancora del lessico usato per designare la poesia ritmica e la rima e ravvisa in questi testi spunti della concezione moderna di tali fenomeni. La sezione decima è incentrata sulla poesia in volgare: si menzionano autori che hanno discusso il problema anche in sede teorica: Brunetto Latini, Francesco da Barberino, Antonio da Tempo, Dante, Raimon Vidal e Uc Faidit. L'appendice presenta parti di testi artigrafici: Quintiliano Institutio oratoria IX 4; Servio Onorato, In Verg. Georg. commentarium; Ars Palaemonis; Mario Vittorino, Ars grammatica, Diomede, Artis grammaticae libri; Manlio Teodoro De metris; Agostino De musica; Cassiodoro Variae, Audace De Scauri et Palladii libris excerpta; Beda De arte metrica; Etelvaldo Ad Aldhelmum; Aureliano de Réomé Musica disciplina, Milone De sobrietate; Uguccione Pisano Derivationes (metrum e ritinus, sc. rithmus); Tommaso di Capua Ars dictaminis; Poncius Summa dictaminis; escerti dai trattati studiati da G. Mari; Brunetto Latini Tresor, Dante De vulg. el.; Francesco da Barberino Documenti d'amore; Antonio da Tempo Summa artis rhitmici vulgaris dictaminis. (Elisabetta Bartoli)
Riduci

L'intero volume si concentra sul manoscritto Bruxelles, ... Leggi tutto

L'intero volume si concentra sul manoscritto Bruxelles, BR, 10066-77 (977), libro di scuola prodotto a Liegi, vivace centro di una diocesi culturalmente molto attiva, se pensiamo che lì vissero e operarono diversi autori illustri. Il primo capitolo tratta proprio la situazione culturale e sociale della Liegi del X-XI secolo. Il secondo capitolo descrive compiutamente il manoscritto composito in questione, contenente i Collectanea rerum memorabilium di Solino, estratti dal Liber exceptionum di Riccardo di San Vittore, l'Interpretatio dictionum Hebraicarum Bibliae (X secolo), un glossario greco-latino (Abscida-lucida), le Glossae in prima et extrema parte Sicomachiae, le Glossae Bruxellenses, l'Expositio dictionum difficili Bibliae, la Psychomachia di Prudenzio (ff. 112r-139r), il Physiologus, due commenti a Boezio, uno anonimo e uno di Gerberto di Aurillac, l'Opus prosodiacum di Micone, estratti da Boezio e Calcidio. Il terzo capitolo indaga la connessione delle opere minori contenute nel manoscritto con l'ambiente di Liegi: l'A. fornisce l'edizione critica degli estratti dai Topica Catonis di Boezio (c. 161r) e dimostra come questi furono utilizzati da Erigerio nella sua Vita sancti Remacli. Viene poi preso in considerazione lo studio di Calcidio nella scuola di Liegi e di come questi venne utilizzato da Erigerio, Adalboldo di Utrecht (commento a Boezio), Sigeberto di Gembloux (De passione sanctorum Thebeorum). Si passa poi alla Consolatio philosophiae di Boezio, conosciuta da Erigerio, utilizzata nella Vita sancti Veroni di Olberto, nella Vita Balderici, nella Vita Gerardi abbatis Broniensis, nelle opere di Egberto. Infine si studiano gli scolia di Gerberto di Aurillac al De institutione arithmetica di Boezio, la fortuna dell'Opus prosodicum di Micone, del De sobrietate di Milone, dell'In somnium Scipionis di Macrobio. Nel quarto capitolo l'A. presenta le Glossae Bruxellenses (ff. 88r-88v, 139v, 161v-162r) e ne fornisce l'edizione critica. Il quinto capitolo studia la Psychomachia di Prudenzio, le sue citazioni nella Vita Landelini e nella Fecunda ratis di Egberto e la sua rilettura nelle Glossae in prima et extrema parte Psychomachiae da parte di Ruperto di Deutz (De trinitate, De divinis officiis e Commentaria in Apocalypsim). Nel sesto capitolo, l'A. studia il Physiologus contenuto ai ff. 140r-156v, la sua influenza in Egberto, Sigeberto (Passio sanctae Luciae), Ruperto. Il settimo capitolo studia gli obiettivi del manoscritto Bruxellensis. L'ottavo capitolo studia gli autori e i testi della scuola di Liegi tra il X e il XI secolo: Sedulio Scoto (terzo quarto del IX secolo), il vescovo Stefano (dal 901), Raterio, il vescovo Everaclo (959-971), Folcuino di Lobbes (965-980), Erigerio di Lobbes (990-1007), la Vita Landelini metrica (circa 968-971), Adalboldo, Egberto, Riccardo di Gembloux, Olberto di Gembloux, Wazone di Liegi, Gonzone di Florennes, Anselmo di Liegi, Goswino di Magonza, Francone di Liegi, la Vita Balderici, la Vita Gerardi, Sigeberto di Gembloux, la Vita Theoderici abbatis Andaginensis, Ruperto di Deutz. (Giovanni Pigatto)
Riduci