Al centro dello studio si colloca il ms. Paris, BNF, lat 18275 (E) veicolo di testi diversificati ma soprattutto di Ausonio (310-395 ca.). L'A. fornisce una descrizione delle caratteristiche paleografiche e codicologiche prima di analizzare i testi traditi e di fornire l'edizione di quelli di maggior interesse. Si tratta, nella successione offerta dal manufatto, di Fulgenzio (
Mythologiae,
Expositio Vergilianae continentiae ed
Expositio sermonum antiquorum); di 3 estratti della corrispondenza di Seneca e Paolo di Tarso; di Marziale (
Xenia e
Apophoreta, in estratti), di Guglielmo di Conches (
De philosophia mundi); dei prologi di Piacentino al
De varietate actionum, alla
Summa Codicis e al titolo
De aediliciis della
Summa Rogerii, di Ausonio, estratti dalla collezione Z e ancora di estratti da Marziale (con ulteriori brevissimi testi, come poesie, anche inedite, dell'
Anthologia. Soprattutto una glossa a Marziale (f. 23r) che chiosa la parola
Xenia con:
Quod vulgo docitur amiscere (a indicare il contributo in natura cui erano obbligati i liberi coltivatori dei fondi), ritenuta
ad usum iurisperitorum consente all'A. di ipotizzare che il codice, frutto di una mano della Francia meridionale o dell'Italia settentrionale, possa essere quella del giurista Piacentino, figura «tutelare» se non fondatrice della facoltà giuridica di Montepellier. Se non autografo di Piacentino, è altrimenti plausibile che il manufatto fosse a lui destinato. Le stesse prefazioni del giurista contenute nel testimone aiutano a datare il manoscritto intorno agli anni 1167-1168, forse appena superati dal momento che la mano appare leggermente più tarda. Scarse suggestioni sulla sua origine possono venire dagli scritti di Fulgenzio, Guglielmo di Conches e della spuria silloge epistolare, opere di ampia diffusione. Gli estratti di Marziale si riconducono invece al modello del
Florilegium Gallicum. Un analogo procedimento di selezione viene individuato per gli scritti di Ausonio, 34 estratti attinti a quella definita «collezione Z» che ha conservato la maggior parte di quanto sopravvissuto riconducibile a sicura paternità letteraria di Ausonio; a questi si ricollega una trentina circa di testimoni umanistici, mentre il ms. Cambridge, UL, Kk.5.34 (D) databile al sec. X conserva solo due pezzi completi. Z,E e D sono comunque indipendenti l'uno dall'altro. I tre ultimi componimenti conservati nel codice parigino, oltre a Marziale, offrono estratti dalla
Rudium doctrina (in prima attestazione conosciuta). Nel passare in rassegna l'ordine della collezione Z, da cui discendono i vari manoscritti, l'A. ritiene difficile determinare quale esemplare, tra Z o E, rispecchi con maggiore fedeltà l'Ur-Archetipo, tuttavia grazie a E si possiede una raccolta di scritti di Ausonio più completa di quella che corrisponde all'archetipo di Z
stricto sensu, essendo certo che Z è lacunoso in più luoghi. Nel corso dello studio l'A. fornisce l'edizione dei tre prologi di Piacentino, quella delle poesie conservate al f. 23r [= Riese 798a], ripropone epigrammi di Marziale e altri testi contenuti anche nella collezione Z , il frammento
Ad amicam (
Ecce rubes, nec causa subest...) secondo l'A. potrebbe far parte del ciclo, ampiamente lacunoso di Bissula.
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