L'articolo analizza due pometti agiografici, il
Theophilus e il
Basilius, scritti da Rosvita di Gandersheim, intorno alla metà del X secolo. Si tratta di due componimenti in esametri leonini, facenti parte di una raccolta di testi su argomenti agiografici, inclusi nel primo libro degli
Opera omnia e concepiti - a parere della critica - secondo un ordinamento diadico e una precisa articolazione tematica, essendo incentrati (a coppia di due) su: Maria vergine, martirio, patto col diavolo e conversione. L'A. propone un'indagine accurata dei testi, ricordandone modelli (
Poenitentia Theophili di Paolo Diacono napoletano;
Vita sancti Basilii Caesareae Cappadociae archiepiscopi, BHL 1022-1024) e Fortleben (Fulberto di Chartres,
Sermo IV,
De nativitate beatissimae Mariae virginis; pseudo Marbodo di Rennes,
Historia Theophili; Radewin,
Versus de vita Theophili; Rutebeuf,
Miracle de Théophile; Vincenzo di Beauvais,
Speculum historiale XXI 69-70; Iacopo da Varazze,
Legenda aurea 127; Gautier de Coinci,
Miracle de Théophile) e riprendendone puntualmente trama e contenuti per focalizzare l'attenzione soprattutto sul momento della conversione. Il primo è dedicato alla figura di Teofilo, giovane di grande rettitudine, destinato alla carriera episcopale. Alla morte del suo vescovo, egli, dotato anche della virtù dell'umiltà, rifiuta di assumerne la carica. Il demonio irrompe dunque nella vicenda instillando in lui sentimenti di vendetta e di invidia fino a convincerlo a vendergli l'anima, complice un mago ebreo. Dopo una serie di azioni nefande, Teofilo si ravvede, inizia un percorso penitenziale e chiede soccorso alla Vergine. Teofilo infine viene assolto e muore nella grazia di Dio, dopo una cerimonia pubblica che suggella la sua conversione e che, fra i vari riti, include quello della distruzione della
carta testimone del contratto diabolico. Nel
Basilius si narra della vicenda di un servo che, istigato dal diavolo e con l'aiuto di un mago, stringe un patto col diavolo finalizzato a traviare la figlia del suo padrone, votata alla vita monastica. I due, vittime del diavolo, danno vita a una relazione peccaminosa, che viene ben presto scoperta: quando la donna comprende l'origine dell'inganno e la natura della loro unione si rivolge al vescovo Basilio (di Cesarea). L'uomo di Dio dapprima intercede per il servo, che si sottopone a un lungo e difficile percorso penitenziale; in un secondo momento, vuole suggellarne la conversione di fronte al popolo dei fedeli e lo conduce in chiesa, dove è protagonista di un'accesa contesa del corpo del malcapitato con il demonio che, infine sconfitto, consegna il contratto demoniaco. L'A. mette in evidenza come in entrambi la resipiscenza arriva improvvisamente ed è ascrivibile non a un lavoro interiore rispettivamente di Teofilo e di Basilio, ma direttamente al volere di Dio, secondo la visione del peccato e della redenzione tipica della produzione rosvitiana. Tuttavia mentre Teofilo è protagonista della sua vicenda, insieme alla Vergine, il servo è una figura secondaria e la scena è occupata da Basilio, personaggio principale ed eroe indiscusso dell'operetta, icona riconoscibile del santo impegnato nella lotta contro il demonio. L'A. si concentra sul tema del patto col diavolo, isolandone le varie fasi e richiamando le analogie di questo rituale con le cerimonie del battesimo (in senso inverso) e dell'omaggio feudale, secondo una topica letteraria medievale di cui l'opera di Rosvita costituisce un ulteriore esempio.
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