Attraverso due esempi del XIII secolo l'A. illustra differenti livelli di contatto tra i sovrani e la cultura scritta. Il primo caso è quello del duca Przemysl I, morto nel 1257: il
Chronicon Poloniae Maioris di Baszko lo descrive come un
rex litteratus, molto religioso e pio, conoscitore del latino (come emerge dal
Liber fundationis claustri Sanctae Mariae Virginis in Heinrichow), intento a leggere durante le ore notturne: più che amore per la cultura sembra qui agire un modello monastico, che si serve della lettura come pratica ascetica. Diverso è il caso di Venceslao II, re di Boemia e Polonia, morto nel 1305: dalle pagine del
Chronicon Aulae Regiae emerge la figura di un sovrano
illitteratus, cioè tecnicamente incapace di leggere e scrivere, ma sempre pronto ad ascoltare letture della Bibbia e dei documenti della cancelleria, al punto da memorizzare quel che ascolta e apprendere il latino. La memoria, esercitata tramite la mediazione orale, è parte integrante della
prudentia, virtù fondamentale nell'esercizio del governo (nel XIII secolo sono frequenti i re
quasi litterati che compensano con la
sapientia i propri limiti culturali). (Giulio Auciello)
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