L'articolo presenta l'epitome dell'
Expositio in Canticum Canticorum di Beda trasmessa dal ms. Düsseldorf, UB, B. 3, del sec. IX in. (ff. 107v-134r). In una prima sezione l'A. descrive il codice: appartenuto al monastero di Werden e poi alla canonica femminile di Essen (giuntovi forse per dono di Altfrid, vescovo di Hildesheim), esso trasmette una miscellanea destinata a un pubblico religioso femminile, perché il suo contenuto è molto attento a figure femminili (
Vita sanctae Eufrosynae,
Vita sanctae ac beatae Marinae virginis, estratti biblici dedicati a donne). Si analizza poi la strategia dell'epitomatore. Egli non riassume, bensì trascrive 37 estratti (con i relativi lemmi), selezionandoli in modo da creare un testo organico, autonomo e coerente. I passi si concentrano sui luoghi in cui la sposa o lo sposo si rivolgono reciproche richieste, si relazionano tra loro e danno forma e voce al loro rapporto. Non mancano però passaggi di tipo descrittivo, relativi all'esaltazione delle qualità dello sposo e della sposa (allegoria della vita di Cristo e della predicazione della chiesa: tema portante del commento di Beda, e perciò in parte preservato). Una terza sezione esamina il ms. di Düsseldorf come testimone diretto (tra i più antichi) dell'
Expositio bedana (gli estratti sono infatti copiati letteralmente). L'editore di Beda, D. Hurst (Turnhout 1983 [CCSL 119 B]; cfr. MEL X 365), utilizza sei mss. (Paris, Sainte Geneviève, 63; Paris, BNF, lat. 12276; Vat. Pal. lat. 285; Oxford, Jesus College, 54; Paris, BNF, lat. 9569; Reims, BM, 434), ma non offre uno
stemma codicum, basando il suo testo sostanzialmente sul ms. di Reims. L'epitome conserva un testo prossimo a quello del codice di Ste. Geneviève, ma non ne dipende direttamente; consente comunque di suggerire emendazioni al testo stampato da Hurst e di correggerne alcuni errori di stampa. In conclusione, l'A. pubblica criticamente il testo dell'epitome.
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