Edizione critica della commedia
Corallaria del ferrarese Tito Livio Frulovisi (1400 ca.-1463 ca.), corredata da versione italiana a fronte e note di commento. Nell'ampio saggio introduttivo (pp. XI-CXII) è proposto un inquadramento generale dell'opera e del suo autore. Si ripercorrono innanzitutto le vicende biografiche del commediografo, formatosi dapprima a Venezia sotto la guida di Guarino Veronese, con cui studiò fra 1414 e 1419 grammatica e retorica, e poi a Padova, dove conseguì la laurea in legge. Tuttavia, accantonò presto gli interessi giuridici per dedicarsi, di ritorno nella città lagunare, all'insegnamento e alla composizione delle prime commedie (fra cui
Claudi duo ed
Emporia), che fece rappresentare fra 1432 e 1435, suscitando però forti polemiche, che lo costrinsero a trasferirsi. Soggiornò allora in diverse città italiane, fra cui Napoli, dove scrisse un dialogo politico, il
De republica, e in seguito, dopo alterne vicende, ritornò a Venezia, per poi emigrare, a motivo di nuovi dissapori, in Inghilterra, dove fu al servizio di Umfredo di Gloucester, umanista e facoltoso mecenate: qui si dedicò a un'intensa attività letteraria, testimoniata in particolare da due scritti encomiastici, la
Vita Henrici quinti e l'
Hunfreidos. Tuttavia anche i rapporti col duca si guastarono presto, e di lì a pochi anni Frulovisi tornò in Italia, ricominciando a peregrinare in varie città del Nord, fino al ritorno definitivo a Venezia, dove la morte lo colse intorno al 1463. L'A. poi, dopo un esame della bibliografia dedicata a Frulovisi e pubblicata dalla fine del XVIII secolo al presente (pp. XXVIII-XXXVIII), rivolge l'attenzione alla
Corallaria, scritta e recitata - come si evince dalla didascalia in apertura - fra il settembre del 1432 e l'agosto del 1433; all'allestimento provvide un allievo di Frulovisi, Girolamo da Ponte, che avrebbe anche recitato il prologo, per poi lasciare il palco ad attori di professione, che avrebbero messo in scena la pièce, suscitando tuttavia non poche polemiche, perché Frulovisi fu accusato dai suoi numerosi detrattori di aver plagiato una commedia, peraltro non pervenuta, del padovano Iacopo Languschi. L'A. quindi fornisce un dettagliato riassunto delle dodici scene in cui si suddivide la
Corallaria, vicina, nella sostanza, al modello della palliata plautina, e articolata in due complessi filoni narrativi che, nell'intenzione dell'umanista, avrebbero dovuto raccordarsi l'uno all'altro. Tuttavia sul piano drammaturgico il risultato stenta a raggiungere un equilibrio, sia perché il primo motivo, riguardante una vicenda amorosa, occupa la maggior parte delle scene, sia per alcune vistose incongruenze, evidentemente sfuggite a Frulovisi durante la scrittura dell'opera, e anche per l'alto numero di personaggi, che in taluni punti rende dispersiva l'intera vicenda, aggiungendo dettagli che si rivelano ininfluenti allo sviluppo drammaturgico. L'A. riassume quindi i contenuti del prologo, in cui l'umanista espone al pubblico la trama e discute, prendendo a modello i
prologi terenziani, la sua personale visione del genere teatrale, rispondendo alle critiche dei
malivoli che screditavano e sminuivano il suo lavoro. Vengono poi approfonditi i motivi principali (fra cui un'aperta critica ai comportamenti viziosi dei concittadini), tracciato un profilo dei singoli personaggi, evidenziando il loro contributo allo sviluppo drammaturgico, e sottolineati i legami col teatro latino arcaico, evidenti in particolare nel primo intreccio, come suggerirebbero alcuni elementi strutturali e contenutistici (ad esempio il tema dell'amore senile non corrisposto e la figura del
servus imbroglione), variamente rielaborati in chiave personale con apporti dalla tradizione medievale. A quest'ultima è maggiormente legato il secondo intreccio, che riguarda essenzialmente il motivo della fanciulla perseguitata, costretta a travestirsi da uomo per scampare a pericoli incombenti: benché sia estremamente difficile risalire a una plausibile fonte, considerata l'amplissima circolazione del tema, non andrebbe tuttavia escluso, secondo l'A., che Frulovisi fosse stato influenzato da una vicenda agiografica, in particolare quella di Eugenia di Roma, che rivela notevoli similarità col testo dell'umanista. L'interesse è poi rivolto alla lingua e allo stile, modellati sul
sermo cotidianus dei comici latini, di cui Frulovisi si rivela un finissimo conoscitore; accanto alla puntuale citazione di intere frasi o di brevi espressioni (un elenco è riportato alle pp. CI-CII), ricavate sia da Plauto (
Amphitruo,
Asinaria,
Aulularia,
Bacchides,
Captivi ed
Epidicus), sia da Terenzio (
Adelphoe,
Andria,
Eunuchus,
Heautontimorumenos e
Phormio), Frulovisi si spinge anche a riprese più consistenti, che «agiscono a livello tematico e situazionale, talvolta tramando intere sezioni del dialogo» (p. CII), come testimoniano, fra le altre, alcune parti della scena VI, scritte utilizzando quasi esclusivamente passi terenziani. L'interesse è quindi rivolto alla tradizione dell'opera, costituita dal solo ms. Cambridge, St. John's Coll., Ms. C. 10 (60), che contiene tutte le commedie di Frulovisi e reca, ai ff. 1r-17v, il testo della
Corallaria. Si tratta di un codice membranaceo, risalente al XV secolo e formato da 154 fogli, vergati in un'umanistica libraria da tre copisti: il primo, di area italiana, avrebbe trascritto le commedie dalla
Corallaria fino all'
Oratoria, il secondo, forse inglese, la
Peregrinatio e l'
Eugenius e il terzo, infine, da identificare con tutta probabilità con Frulovisi stesso, avrebbe scritto, utilizzando un inchiostro rosso, le rubriche, i nomi dei personaggi, le glosse marginali e alcune correzioni. Infine, si considerano le due edizioni precedenti: la prima curata da C.W. Previté Orton (Cambridge 1932) e la seconda da F. Pinzone e proposta in un'inedita tesi di laurea, discussa all'Università di Genova (a.a. 1999-2000). Seguono poi il testo critico (pp. 3-67) con traduzione a fronte, corredato, in calce, da un doppio apparato (uno per le varianti, l'altro per i
loci similes) e le note di commento (pp. 69-87), relative per lo più a questioni di lingua, contenuto e drammaturgia. Corredano il volume gli indici: uno relativo ai manoscritti (p. 91) e un altro ai nomi di persona e di luogo (pp. 93-9). (Michele De Lazzer)
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