Rudolf Arbesmann The «Cervuli» and «Anniculae» in Caesarius of Arles Traditio 35
(1979)
89-119
Abstract
Nei due sermoni 13.5 (CCL 103.67) e 193.2 (CCL 104.784) Cesario di Arles condanna la sopravvivenza di un uso pagano da lui indicato con le parole
de annicula vel cervulo e
cervulus sive annicula . Dall'analisi di ampio materiale relativo a quest'uso (libri penitenziali di datazione e provenienza diversa, il canone I del sinodo di Auxerre, la vita di s. Eligio di Audoino vescovo di Rouen, un sermone di s. Pirmino, ecc.) l'A. deduce trattarsi di riferimenti all'uso di maschere animali - cervo e «young female animal raised on the farm» - in festeggiamenti di origine pagana per il nuovo anno. Nelle pagine finali l'A. illustra il significato originario di queste mascherate, risalenti forse al culto della divinità celtica di
Cernunnos Riduci
Recensioni e segnalazioni
Argomenti e indici Scheda N: 2 - 654; 3 - 759; 5 - 876
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Michel Aubrun La conversion au temps de saint Eloi Clovis. Histoire et mémoire. Actes du Colloque international d'histoire de Reims. 19-25 sept. 1996 cur. Michel Rouche , Paris, Presses de l'Université Paris-Sorbonne (PUPS) 1997 pp. XIX-929, XIII-915, 3-7
Abstract
Überlegungen zur Vita s. EligiiRecensioni e segnalazioni
Argomenti e indici Scheda N: 23 - 5010
Permalink: http://www.mirabileweb.it/mel/-la-conversion-au-temps-de-saint-eloi/404601
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Michel Banniard Latin et communication orale en Gaule franque: Le témoignage de la Vita Eligii Le septième siècle: changements et continuités. Actes du Colloque bilatéral franco-britannique tenu au Warburg Institute les 8-9 juillet 1988. The Seventh Century: Change and Continuity. Proceedings of a Joint French and British Colloquium Held at the Warburg Institute 8-9 July 1988 cur. Jacques Fontaine - Jocelyn Nigel Hillgarth , praef. Joseph Burney Trapp , London, Warburg Institute 1992 (Studies of the Warburg Institute 42) pp. IX-288, 58-79
Abstract
L'analisi della
Vita Eligii (si ritiene s. Audoeno l'autore principale della vita, pur ammettendo che essa sia stata rimaneggiata e interpolata nel periodo carolingio) permette all'A. di enucleare il programma teorico che ha costituito la predicazione di Eligio, ma anche la trama sostanziale della sua espressività linguistica e la recezione da parte dell'auditorio. Dalla Vita si rileva che Eligio, nella sua predicazione, associava alle tematiche realistico-elementari l'impiego di una forma linguistica che, modellandosi sulla semplicità dei fedeli, si avvicinava alla lingua quotidiana. L'A. sottolinea come questo tipo di comunicazione ed anche alcuni discorsi riferiti da Eligio siano fedeli al metodo oratorio di Cesario di Arles. Resta fermo che il
sermo simplex di cui si fa uso si riferisce sempre alla lingua latina, la quale si inserisce in una continuità storico-culturale e stilistica cominciata nell'Occidente latino ai tempi dell'Impero cristiano. Cette
Vita Eligii est transmise par Bruxelles, B.R., 5374-75 (IXe-Xe s.) et Zürich, Zentralbibl., C 10 i (IXe s.) (Sandra Bruni)
Riduci
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Argomenti e indici Manoscritti
Scheda N: 14 - 3175; 16 - 3677
Permalink: http://www.mirabileweb.it/mel/-latin-et-communication-orale-en-gaule-franque-le-/318073
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Michel Banniard «Viva voce». Communication écrite et communication orale du IVe au IXe siècle en Occident latin Paris, Institut d'études augustiniennes 1992 pp. 596 (Collection des études augustiniennes. Série Moyen Age et Temps Modernes 25)
Abstract
L'A. prende in esame le opere degli autori che hanno mostrato interesse nei confronti della storia letteraria e culturale della loro epoca in grado di fornire chiare testimonianze sulla comunicazione verticale in lingua latina, quel tipo di comunicazione, cioè, per mezzo della quale un parlante colto si rivolge ad un interlocutore di un livello culturale e linguistico nettamente inferiore al suo. I testi presi in esame appartengono alla produzione scritta in lingua latina compresa tra IV e IX sec. Sulla base delle testimonianze di Agostino, di Gregorio Magno, di Isidoro di Siviglia, delle
Vitae merovinge (la
Vita Richarii sacerdotis Centulensis primigenia , il
De vita vel passione Leudegarii di Ursino, la
Vita Eligii di Audoeno, la
Vita Sulpicii Bituricensis episcopi , la
Vita Boniti , la
Vita Wandregiseli abbatis Fontanellensis , la
Vita Bathildae , la
Vita Hucberti episcopi Traiectensis , la
Vita Mommelini ) l'A. stabilisce che il latino è la lingua appresa spontaneamente da tutti i parlanti nelle aree e negli anni cui si riferiscono i testi presi in esame, e che esso offre loro un mezzo efficace e generale di comunicazione. Una rivoluzione linguistica si verifica nelle regioni settentrionali dell'impero (Francia e Austrasia occidentale), a cavallo tra VIII e IX sec. Alcuino si fa promotore della restaurazione linguistica latina, privilegiando gli aspetti più elitari e conservatori della tradizione grammaticale e oratoria. È così che si genera uno iato significativo tra competenza scritta delle persone colte e competenza orale degli illetterati. Una situazione analoga si riscontra alcuni decenni più tardi in Spagna: Eulogio, Alvaro e Sansone di Cordova testimoniano una decisiva soluzione di continuità nella storia dei rapporti tra comunicazione scritta e comunicazione orale. Tra l'850 e l'880 nasce a Cordova il latino medievale, ormai esclusivo veicolo della produzione scritta e non più vincolato alla lingua parlata. Oltre agli autori e alle opere menzionate, l'A. utilizza quali fonti Paolo Diacono, Crodegango di Metz, le
Formulae Marculfi , la
Vita Faronis episcopi Meldensis , la
Lex Salica , l'
Admonitio generalis del 789, l'
Epistola de litteris colendis di Carlo Magno, Paolino d'Aquileia, Teodulfo d'Orléans, il canone del concilio di Tours dell'813. 4 appendici corredano il vol. Nella prima l'A. estende l'indagine sulla comunicazione verticale all'Oriente greco. Nella seconda propone una versione greca del prologo dei
Dialogi di Gregorio Magno risalente all'VIII sec. Nella terza illustra l'originalità della situazione italiana rispetto agli altri paesi europei. Sulla base delle testimonianze di Paolo Diacono, di una lettera di papa Nicola I, dei
Gesta Berengari , di Gunzone di Novara, dell'epitaffio di papa Gregorio V, l'A. giunge alla conclusione che la stabilità dei rapporti tra comunicazione scritta e orale in lingua latina si è conservata in Italia per tutta la prima metà del X sec. Nella quarta appendice sono riportati alcuni documenti linguistici ed è offerto un lessico linguistico. Infine gli indici: bibliografico, dei luoghi, dei nomi. D. Saulnier in «Etudes grégoriennes publiées par l'Abbaye de Solesmes» 25 (1997) 163-5 segnala l'importanza dell'opera dal punto di vista degli studi musicologici medievali. Il rapporto tra oralità e scrittura e la questione della intelligibilità del testo sono infatti determinanti nel passaggio tra repertorio antico romano e repertorio romano-franco (gregoriano). B Löfstedt in «Orpheus. Rivista di umanità classica e cristiana» 17 (1996) 436-8 considera corretta la tesi fondamentale del saggio, che cioè il latino volgare si sia mantenuto in Gallia all'incirca fino al 700, mentre in Italia e in Spagna esso sarebbe stato sostituito molto più tardi dall'italiano e dallo spagnolo. Benché tale ipotesi non sia in sé nuova, essendo stata già sostenuta da Norberg, tuttavia l'A. la supporta con materiale in parte nuovo. Lo stesso Löfstedt lamenta comunque la presenza di numerosi errori di stampa. Aggiunge infine alcune osservazioni (Luigi G.G. Ricci)
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Argomenti e indici Linguistica Alcuinus n. 730/735, m. 19-5-804 Audoenus Rotomagensis episcopus n. 609/610, m. 24-8-684 Augustinus Aurelius, Fortleben Balthildis Francorum regina m. 30-1-680 Bonitus seu Bonus Arvernus episcopus saec. VII in. Capitularia regum Francorum Chrodegangus Mettensis episcopus n. 712, m. 6-3-766 Eligius Noviomensis episcopus n. 588 ca., m. 660 Eulogius Cordubensis presbyter n. 800 ca., m. 11-3-859 Faro Meldensis episcopus saec. VII Gesta Berengarii imperatoris Gregorius I papa n. 540 ca., m. 604 Gregorius V papa sedit 996, m. 999 Gunzo grammaticus fl. 965 ca. Hucbertus Leodiensis episcopus m. 727 Isidorus Hispalensis episcopus n. 560 ca., m. 4-4-636 Karolus Magnus rex n. 742, m. 28-1-814 Leodegarius Augustodunensis episcopus m. 678 Leodegarius Augustodunensis episcopus n. 616 ca., m. 2/3-10-677/679 Lex Salica Liturgia Marculfus monachus fl. saec. VII/VIII Mummolinus Noviomensis ep. Musica Nicolaus I papa n. 820 ca., m. 13-11-867 Paulinus Aquileiensis patriarcha n. ante 750, m. 11-1-802 Paulus Albarus Cordubensis n. 800 ca., m. 861 Paulus Diaconus n. 720/730, m. 797 ca. Richarius Centulensis abbas m. saec. VII med. Samson Cordubensis abbas fl. 858-863, m. 890 Storia letteraria Sulpitius Pius Bituricensis episcopus m. 646 Theodulphus Aurelianensis episcopus n. 760 ca., m. 821 Tours (813), Concili e sinodi Ursinus Locogiacensis saec. VIII Wandregisilus Fontanellensis abbas m. 668 Zacharias papa sedit 741-752
Luoghi: Austrasia Córdoba Francia Italia Spagna Tours
Scheda N: 15 - 3902; 17 - 4776; 18 - 4736; 19 - 5140; 20 - 5439; 27 - 5917
Permalink: http://www.mirabileweb.it/mel/-viva-voce-communication-écrite-et-communication-o/70336
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Josiane Barbier Un rituel politique a la cour mérovingienne: l'audience royale L'audience. Rituels et cadres spatiaux dans l'antiquité et le haut Moyen Age cur. Jean-Pierre Caillet - Michel Sot , Paris, Picard 2007 (Textes, histoire et monuments de l'Antiquité et du Moyen Age) pp. 302, 241-63
Abstract
Le assemblee e le udienze dei re merovingi sono state meno studiate delle carolinge, perché le fonti sull'argomento forniscono notizie frammentarie e furono spesso rimaneggiate nelle epoche successive. I racconti agiografici su Gregorio di Tours, san Colombano e sant'Eligio sono le fonti meno inquinate da elementi anacronistici. Più problematico si rivela l'utilizzo delle
Historiae di Gregorio di Tours, a tratti integrabile con l'opera di Venanzio Fortunato, della
Chronica di Fredegario e del
Liber historiae Francorum . Di una certa utilità è la
Vita Caroli di Eginardo, che descrive come si svolgevano le udienze sotto l'ultimo dei re «fannulloni», Childerico III. Dalla seconda metà dell'VII secolo le fonti diplomatiche ed epistolari si fanno più frequenti e permettono di arricchire il quadro. L'A. tratta distintamente le udienze reali, la loro preparazione e il loro svolgimento. (Riccardo Chellini)
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Argomenti e indici Storia dei regni e delle entità politiche territoriali Columbanus (al. Columba) Luxoviensis et Bobiensis abbas n. 543 ca., m. 23-11-615 Eligius Noviomensis episcopus n. 588 ca., m. 660 Gregorius Turonensis episcopus n. 30-11-538/539, m. ca. 594 Karolus Magnus rex Liber historiae Francorum Einhardus n. 770 ca., m. 14-3-840 ,
Vita Karoli Magni («Vitam et conversationem et ex parte non modica»... «Gens Merovingorum, de qua Franci reges sibi creare»... ) Fredegarius saec. VII ,
Chronicon Gregorius Turonensis episcopus n. 30-11-538/539, m. 594 ca. ,
Decem libri historiarum Venantius Fortunatus n. 530, m. 601 ,
Carmina
Scheda N: 29 - 8805
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Alan Keith Bate La «Vita Sancti Desiderii Episcopi Caturcensis» La riguer et la passion. Mélanges en l'honneur de Pascale Bourgain cur. Cédric Giraud - Dominique Poirel , Turnhout, Brepols 2016 (Instrumenta patristica et mediaevalia. Research on the Inheritance of Early and Medieval Christianity 71) pp. 1024, 167-76
Abstract
La
Vita di san Desiderio di Cahors è conservata in due manoscritti: Paris, BNF, lat. 17002 e København, KB, Thott 136; esistono poi tre copie del secolo XVII di un testo diverso e lacunoso di Wyon d'Hérouval, raccolte nel ms. Paris, BNF, lat. 11762. L'A. si chiede come gestire i codici per l'edizione del testo, visto che i due precedenti editori, Poupardin nel 1900 e Krusch per MGH nel 1957, hanno usato i tre codici in maniera diversa. Dopo avere discusso quelle che secondo l'A. sono le mancanze delle due precedenti edizioni (tra cui il fatto che Poupardin trascuri sovente il ms. di Copenaghen, e che Krusch segua troppo spesso le lezioni tardive che apparivano più coerenti), si prospetta la soluzione di seguire come base il testo del ms. parigino (datato al X secolo ca.) ma di rendere ben evidenti le aggiunte fatte nel sec. XII. Il testo della vita contiene anche tredici miracoli, ma quelli dal settimo in poi sembrano aggiunti in un secondo momento; i miracoli sono ispirati alla
Vita sancti Eligii , usata a profusione anche in altri luoghi per la stesura della
Vita Desiderii insieme alla Bibbia e alle epistole di Girolamo. Il testo nelle due edizioni presenta varie
cruces , queste fonti possono aiutare in modo determinante la ricostruzione di questi passaggi che creano difficoltà. (Elisabetta Bartoli)
Riduci
Argomenti e indici Manoscritti
Scheda N: 38 - 5752
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Walter Berschin Der heilige Goldschmied. Die Eligiusvita - ein merowingisches Original? MIOeG 118
(2010)
1-7
Abstract
Glaubt, daß die Vita Eligii (MGH SS rer. Merov. 4, 663-741 und Migne PL 87, 479-594) im wesentlichen ein Werk des Audoin von Rouen aus den Jahren 675/680 sei
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Argomenti e indici Scheda N: 33 - 455
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Rosanna Bianco Culto e iconografia di Sant'Eligio in Puglia tra Medioevo ed età moderna StBit 95-98
(2013-14)
7-26 tavv. 20
Abstract
Il saggio è una rassegna dedicata all'iconografia di sant'Eligio (orafo di corte, poi vescovo di Noyon, vissuto tra VI e VII secolo) nella Puglia dell'età angioina e aragonese, fino al XVIII secolo. In particolare l'A. si sofferma sul culto e sulla raffigurazione del santo, considerato patrono di maniscalchi e cavalli, nelle città di Bitonto, Monopoli, Santeramo in Colle, Acquaviva delle Fonti, Laterza, Copertino, Ortelle, Foggia e Andria. La testimonianza più antica della presenza iconografica di sant'Eligio in Puglia proviene dalla chiesa a lui dedicata a Bitonto (XIII secolo), dove si ritrova la tipologia di sant'Eligio «vescovo» rappresentato in abiti pastorali; in altre località (ad es. Laterza) la raffigurazione del santo si arricchisce anche degli elementi che lo contraddistinguono come orafo e maniscalco.
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Argomenti e indici Scheda N: 36 - 5727
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Jean-Christophe Blanchard Henri de Lorraine et saint Eloi: trésor et politique L'Eglise et la vie religieuse, des pays bourguignons à l'ancien royaume d'Arles (XIVe-XVe siècle) . Rencontres d'Avignon (17 au 20 septembre 2009) cur. Jean-Marie Cauchies , Neuchâtel, Centre européen d'études bourguignonnes 2010 (Publications du Centre européen d'études bourguignonnes, XIVe-XVIe siècles 50) pp. XXV-327, 87-107 tavv. 3
Abstract
Enrico di Lorraine, figlio di Antonio di Lorraine, conte di Vaudémont, fu tra i tre figli maschi quello destinato alla carriera ecclesiastica. La posizione della sua famiglia gli permise di giungere, in poco tempo, prima al titolo di vescovo di Thérouanne, carica che mantenne dal 1456 al 1485, e poi a quello di vescovo di Metz, dal 1485 al 1505. L'A. ripercorre la sua carriera concentrando la sua attenzione sul potere temporale del vescovo, tralasciando gli aspetti spirituali e pastorali. Ricostruisce quindi il suo percorso politico, dedicando la parte finale del saggio allo studio del testamento del vescovo, datato 16 agosto 1495 e conservato a Nancy, Archives départementales de Meurthe-et-Moselle, 3 F 438 ff. 301v-308v. L'analisi del documento fornisce un'idea chiara della vita da lui condotta, contenendo infatti un lungo inventario del suo immenso tesoro, caratterizzato da oggetti di alta oreficeria. Per questo motivo può non stupire la sua devozione a s. Eligio degli Orefici. Il saggio è stato recensito da Christiane Van den Bergen-Pantens in «Scriptorium» 64 (2010) 149*. (Marzia Taddei)
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Argomenti e indici Manoscritti
Scheda N: 33 - 9903
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