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MIRABILE

Archivio digitale della cultura medievale
Digital Archives for Medieval Culture

Italia nord-occidentale in Manoscritti
Italia nord-occidentale
Trovati 40 records. Pagina 1 di 41234



Aosta, Biblioteca del Seminario Maggiore 84




Frammento 1 sec. XII seconda metà o ex.

Luogo di copia Italia nord-occidentale
membr.
ff. 4
dimensioni: 290 x 224, 290 x 230


Notazione musicale


Tipologia testuale Antiphonarium

Bibliografia Brusa Iter Augustanum (2014) pp. 83-4, tav. 5

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Bene Vagienna (Cuneo), Banca del Credito Cooperativo, Archivio Storico inv. 5114

sec. XV-XVI; sec. XVIII

Luogo di copia Italia nord-occidentale; Piemonte (?)
membr. e cart.
ff. I, 117
dimensioni: 510 x 390



Regesto Salterio-Innario-Kyriale

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Bologna, Archivio di Stato, Frammenti di codici busta I bis (n. 11-12-13)

Bo1 [GG]
Fragm.

sec. XIII fine

Luogo di copia Italia nord-occidentale
membr.

Lingua copisti Franco-italiano

decorato: Illustrazioni nella parte bassa della pagina, nello stile dei codici cavallereschi del gruppo pisano-genovese.



Suite S1 [CdG] [Compilazione guironiana (Lath. 203n.1-n.5, 219n.1-220n.2, 198n.1-n.2, 205n.1-n.6, 221n.1-n.3, 196n.1-n.3, 194n.1-n.11, 222n.1)]
Suite S2 [CdG] [Compilazione guironiana (Lath. 223-224)]
Suite S2* [CdG] [Compilazione guironiana (Lath. 225-226)]
[Lath. 226]
version particulière n° 4 [CdG] [Lath. 243, 244-248]
[Lath. 204-5, 223-4; episodi ignoti a Lath.]

Bibliografia Longobardi, Due frammenti; Longobardi, Guiron. Restauri; Longobardi, Censimento pp. 23-44; Benedetti, Romanica fragmenta p. 27; Vergine, Arturis regis; Morato, Il ciclo p. 15; Lagomarsini, Tradizioni pp. 256-59

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Descrizione desunta

Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Pal. lat. 750

data stimata

Luogo di copia Italia nord-occidentale
membr.
ff. 179
disposizione del testo: Le aggiunte galloromanze, in forma di traccia, si trovano alla c. 179v: i testi provenzali costituiscono il primo strato di scrittura, collocato coerentemente in un''ampia colonna sulla destra della pagina. La ballette francese e le poesie italiane si sostituiscono parzialmente ai componimenti trobadorici, coprendoli materialmente.

scritture e mani 1; ; Corsiva di base cancelleresca dell'ultimo quarto del XIII secolo.
2; ; Corsiva di base cancelleresca della prima metà del XIV secolo.


Lingua copisti francese; Provenzale
Area dialettale 1 Lombardo?; 2 Lombardo?
I testi provenzali vergati dalla mano 1 evidenziano alcune delle grafie più tipiche delle copie italiane settentrionali di materiali occitani: ç a notare l'esito di C + A (çant I,15; esçausir I,4; peçat II,1 e 4), C + E/I, CJ, TJ (çel I,1 e 6; vençer II,6; vençes II,6; veç II,6; conosçedor I,9; plaç I,6; dulçe I,7; blankeç II,3; desmenç II,5; canços IV,2; façons IV,3), G + A (çoi I,3 e 5), J- (ça I,11; çen I,8). Si registra inoltre il passaggio -s- > -sc- davanti a vocale palatale (plascer, I,4). Si notano infine alcune grafie peculiari, come ij in corrispondenza del normale esito provenzale -i < -IUM (cambij I,11; sabij I,1) e u a notare l''esito di O U.
La ballette francese trascritta dalla mano 2 presenta anch''essa un tratto tipico delle scritture galloromanze italiane settentrionali quale la grafia z a notare l''affricata palatale sorda (zantai V,7) e sonora (ze V,1; zuré V,7; zorn V,7). Si notano poi ulteriori italianismi generici: ripristino di -a per -e (promisa V,7; madoma V,7; foloya V,2; estoia V,3; avea V,3), che per qui (V,2 e 3), da per de (V,8).

rubricato: Rubriche attributive


Stato di conservazione Discreto

Nomi dominus Vitalis, possessore; Jacopo de Palude notaio, possessore (sec. XIII)
Storia del manoscritto
Il codice è appartenuto anticamente a Jacopo de Palude, notaio milanese che, a partire dal 1274, si trasferì in Friuli al seguito di Raimondo Della Torre, nominato Patriarca di Aquileia. Un possibile passaggio negli ambienti universitari pavesi è attestato da alcune note di stima inserite da bidelli, nelle quali si cita un ulteriore possessore, dominus Vitalis.

Tabula doctrinae iuris civilis ex Digesto, ff. 178v-179v

Bibliografia Careri, Nuova pagina

Responsabile scheda: Stefano Resconi

Schede derivate:
LIO

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Descrizione da mf. / desunta

Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Pal. lat. 750

P750

sec. XII - XIII data stimata; sec. XIII; sec. XIII ultimo quarto - XIV prima metà
Note datazione Le glosse sono del sec. XIII; i testi di f. 179v sono stati aggiunti in più tempi tra l'ultimo quarto del Duecento e la prima metà del Trecento

Luogo di copia Italia nord-occidentale
membr.
ff. II,179, I'; numerazione posta nel margine superiore esterno 1-179; presenti altre numerazioni
dimensioni: mm. 390 x 255
disposizione del testo: Il Digestum è copiato su due colonne, mentre le glosse sono vergate nei margini circostanti. I testi provenzali sono copiati a mo' di prosa e inseriti nella «parte rimasta libera a destra della colonnina, che contiene la sezione finale della tavola del Digesto su una colonna larga 160 mm, e proseguono in basso, a partire dalla fine della tavola latina a tutta pagina» (Careri, Nuova pagina, p. 245). I versi della ballette sono copiati di seguito e separati dal punto metrico, andando a capo a inizio strofa e sono sovrapposti ai testi provenzali. I versi della ballata di Francesco da Barberino sono «scritti di seguito, senza separazione, e le terzine sono introdotte da un segno di paragrafo e solo alla fine del ritornello e della seconda terzina chiuse da punti. Non sono utilizzate maiuscole» (Careri, Nuova pagina, p. 260).

note generali sulla scrittura: alla mano principale (ff. 1r-178r) e alle varie dei glossatori (sec. XIII), si aggiungono più mani nei fogli finali. Qui una mano corsiva di base cancelleresca, dell'ultimo quarto del sec. XIII, trascrive quattro o cinque testi provenzali. Una mano della prima metà del Trecento trascrive le prime tre strofe della ballette francese; una mano diversa, ma contemporanea, copia il testo di Francesco da Barberino e potrebbe forse identificarsi con quella di uno dei glossatori (vedi ad es. f. 70va), cfr. Careri, Nuova pagina, p. 259. 

Peciato

Presenza di glosse
Glosse al Digestum; presenza di correzioni, integrazioni, sovrascritture, rasure al testo, alle glosse e alle aggiunte seriori

Iniziali: iniziali in rosso e blu nel testo del Digestum; segni di paragrafo in rosso, blu e nero
rubricato: rubriche in rosso


Stato di conservazione ad eccezione della prima canzone, i testi provenzali di f. 179v sono stati erasi e coperti da altre scritture.

A f. 7v, nel margine inferiore, la nota del possessore Jacopo de Palude: «p. d. jacobi de palude de midiolan(o) y[?] [...]»; altre note dello stesso ai ff. 148r (erasa, nel margine inferiore), 147v, 174r-v, 175v (cfr. Careri, Nuova pagina, p. 242). A f. 179v: «die p(ri)mo ap(ri)lis digestum novu(m) vitalis extimat(us) f[...]» (margine superiore); «d(omi)ni Vitalis digestum novu(m) ex[...] f[...]» (margine inferiore).
Nomi Jacopo de Palude notaio, possessore (sec. XIII); dominus Vitalis, possessore
Storia del manoscritto
I due interventi di tale dominus Vitalis (f. 179v) appartengono alla tipologia «delle note di stima inserite dai bidelli su mss. di studenti o maestri, caratteristiche dello Studium pavese», e quindi attesterebbero «un possibile passaggio del codice a Pavia» (Careri, Nuova pagina, p. 244).

Angeli, poi che 'l ciel s'averse a quella, Francesco da Barberino n. 1264 - m. aprile 1348, f. 179v

Bibliografia Codd. Palat. Lat. I (1886) p. 271; Careri, Nuova pagina (2015)

Note Fonte dei dati: mf. DIGIVATLIB [24.01.2018] + Careri, Nuova pagina

Regesto ff. 1r-178r: Digestum novum glossato - f. 178v: Pseudo-Bernardo di Chiaravalle, Epistola 'De cura rei familiaris' - ff. 178v-179v: Tabula doctrinae iuris civilis ex Digesto - f. 179v: alcune canzoni provenzali, una ballette francese (Pod default de lialté); ballata di Francesco da Barberino a altri testi di lirica italiana trecentesca

Risorse esterne collegate
Digivatlib

Responsabile scheda: Irene Tani

Scheda derivata da: MAFRA

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Descrizione diretta

Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Reg. lat. 1501

Vat
Composito

sec. XIII fine
Note datazione L'apparato illustrativo è affine alla produzione italiana della fine del sec. XIII (o dell'inizio del XIV). Nello specifico, i fautori della localizzazione pisano-genovese (v. oltre) hanno inserito il manufatto in un gruppo di codici per cui si è ipotizzata una confezione seriale nelle carceri di Genova negli anni successivi alla disfatta pisana della Meloria (1284). I sostenitori dell'ipotesi napoletana hanno rilevato analogie con prodotti librari della corte angioina databili a cavallo tra i due secoli.

Luogo di copia Italia nord-occidentale
membr.
La pergamena è di qualità disomogenea. Molto sottili risultano i ff. del fasc. I; più spessi e grossolani (talora piuttosto anneriti) quelli dei fascicoli mediani (cfr. ad es. fascc. IV-V). Doveva trattatarsi, nel complesso, di un lotto di scarsa qualità: il f. 39 si presentava già lacerato e ricucito prima della copia, come dimostra il décalage della scrittura lungo la linea obliqua della cucitura.
ff. I (cart.), 1-99, [+ 100-111 (cart.)], I' (cart.); numerazione moderna - che si segue nella descrizione, se non diversamente esplicitato -, espressa in cifre arabe, aggiunta in alto a dx. sul recto. Numerazione antica, espressa in cifre romane, in alto a sx. sul verso, regolarmente leggibile a partire da f. 6 (= antico f. .x.) fino al f. 110 (= antico f. .cxij.). Dove la numerazione moderna risulta sbiadita è stata ripetuta a matita da un'altra mano (es. f. 19r); entrambe le guardie, aggiunte in epoca moderna, sono cartacee. Non sono visibili filigrane; fascicoli I(5), II-III(6), IV(8), V(7), VI(8), VII(6), VIII-IX(8), X(7), XI(6), XII-XIV(8) [+ XV(11 ff. cart.)]: il codice è mutilo di un foglio all'inizio e di un numero imprecisato di fascicoli alla fine. Il fasc. XV (ff. 100-111) costituisce un'unità codicologica indipendente (v. infra per la descrizione). Talora sono visibili la numerazione antica del fascicolo e le réclames; queste indicazioni, insieme alla possibilità di riscontrare la cartulazione antica, permettono di ricostruire l'originaria struttura fascicolare dell'unità codicologica principale: I-XIV(8) (+fascc. perduti), per un totale di 112 ff. Nei fascicoli supersiti sono caduti, in totale, 13 ff., e nello specifico: fasc. I (caduti gli antichi ff. .i. e .v.), II (ff. .viij., .viiij., .xvi.), III (ff. .xx., .xxij.), V (f. .xxxvij.), VII (ff. .xlviiij., .lvij.), X (f. .lxxv.), XI (ff. .lxxxij., .lxxxvi.). Poiché la numerazione moderna è continua, le lacune appena menzionate cadono tra gli attuali ff. 4-5, 5-6, 11-12, 14-15, 15-16, 29-30, 40-41, 46-47, 64-65, 70-71, 73-74.
dimensioni: 310×220; specchio di scrittura: 35 [210] 65 × 30 [70 (15) 70] 40; 33 ll.: rigatura assente.
disposizione del testo: su due colonne. I ff. che ospitano illustrazioni hanno un numero minore di linee di scrittura (27 ll.).

scritture e mani alittera textualis; ; di modulo medio-grande, tondeggiante. Per la lettera r non è rispettata le regola del Meyer. Ad inizio parola la lettera g è sistematicamente maiuscola. La s alta sul rigo è impiegata talora anche in fin di parola. La mano è rsponsabile dei ff. 1r-15r, 16r-24r, 25r-26v, 27rb-37r, 38r-42v, 43v-44r, 45r-46r, 47r-51r, 52r-70r, 71r, 72v-73r, 74v, 75v-82r, 83v-98r, 99r-v.
blittera textualis; ; il copista impiega talora un occhiello in forma di apostrofo su e finale. Il segno tachigrafico 7, senza scendere sotto il rigo, ha un tratto orizzontale piuttosto prolungato. Per evitare confusioni nello jambage, la lettera i è segnata con j nei nessi mi, ni, in, im. La mano è responsabile dei ff. 15v, 24v, 27ra, 37v, 43r, 44v, 46v, 51v, 70v, 71v-72r, 73v-74r, 75r, 82v-83r, 98v.
note generali sulla scrittura: I due copisti hanno lavorato in stretta collaborazione. Spesso la mano b completa sul verso la scrittura iniziata dalla mano a. In un caso (f. 27r) i due copisti scrivono rispettivamente la prima e la seconda colonna.


Lingua copisti Franco-italiano; francese
Area dialettale a Toscano occidentale; b Provenzale o Catalano
Lingua del copista a. Una prima serie di fenomeni trova generico riscontro in coeve copie italiane di testi francesi. Per le grafie si segnala ch, quasi sempre utilizzata in contesti che ammetterebbero palatalizzazione, e talora invece transgrafematizzata per notare la velare /k/, es.: Eschanor (Escanor), chompangnons 68vb. Notevole è la grafia culta, ma non etimologica, ph per /f/: s'entrepherent (s'entrefierent). Per il vocalismo si segnala il dittongamento spontaneo di e < A lat., tipico del fr.-it. e condiviso con i dialetti fr. nord-orient.: cfr. le forme tiel e chastiel 43va (qui da E lat.). Gli esiti -iau (in luogo di -eau) da -ELLU sono piccardismi generalmente recepiti dai copisti fr.-it.: chastiaux (altrove pure chastel), biaux (ma anche bell), noviaux. La differenziazione di eil in oil è condivisa dal fr.-it. con i dialetti fr. orientali, es: mervoille, aparoillé, paroil. L'innalzamento di e protonica a i, piuttosto tipico del fr.-it. risulta sistematico nel paradigma di faire: firai, firoie, firoiés, fireis. Fenomeno già dei dialetti fr. sett., diffuso nei testi fr.-it., è la ritenzione della velare /k+a/ ad inizio parola: calor, carretre, carecte, caoir (cheoir), cangie (change). Sul piano della morfologia è molto diffusa in testi fr.-it. l'uscita -oiz alla 2a p.p., precocemente scomparsa in franciano (ma conservata nei dialetti orientali), che qui registriamo sistematicamente per il vb. faire: façoiz (cong.pr.). Sporadico uso della preposizione it. con per avec: con sa feme, con ceaux .xl. chevaliers. Una seconda serie di fenomeni indirizzano con più decisione verso la Toscana nord-occidentale: è il caso della sonorizzazione della velare (/k/>/g/) che si registra a contatto con consonante liquida nel toponimo Organie (Orcanie) e in ongle (oncle). Nel caso di grop(p)e (crouppe), dal germ. *kruppa, la velare sonora sarà dovuta forse all'it. groppa (di ampia diffusione), se non ancora alla spinta della sonorizzazione toscano-occidentale. Si dànno poi alcuni casi di rotacismo (/l/>/r/) davanti a consonante labiale, tra cons. velare e vocale o in contesto intervocalico. Il tratto è piuttosto localizzante in senso tosc.-occ.: varvasor, aconprir (acomplir), grave (glaive) e ancora graves, graives, senbroit (sembloit), arer (aler), rexprendisoit (resplendissoit); a questo gruppo si può forse ricondurre herleine (alaine). Strutturalmente corrispondente è l'opposta serie di labdacismi (/r/>/l/): bliser (briser), blisé, Onble (Ombre), bland (brand), deleaine (derreaine), chanble (chambre), plaierie (praerie), veincle (vaincre, dove l è stata aggiunta in un secondo tempo dal copista). Frequenti raddoppiamenti fonosintattici: a ssez (à ses) a lla, a ssenistre, ne lle, ne lli, a rrire. Segnaliamo che in liaison è lessicalizzata la forma ziaux per yeux: elle a ssez ziaux costumee, sez ziaux, lez ziaux 41ra, 41rb, des ziaux 41rb. La forma è diffusa nel francese d'Oltremare, ma parrebbe attestata anche nell'area piccarda (cfr. FEW, VII 310a-311a, picc. moderno: ziu, Bray zius, Allier zyü, etc.). Non compaiono però nel ms. altri tratti che potrebbero indirizzarci verso la Terra Santa. La stessa forma s'incontra, per il panorama fr.-it., nell'Estoire de Venise di Martin da Canal (a zeus, les siaus, les ziaus, ms. unico: Firenze, Ricc. 1919). Ancora per il lessico, l'uso di nonainz (in una sezione di testo corrispondente ad una version particulière del ms, f. 89rb) come masch. monaci rinvia all'ambiente scrittorio in cui operò Rustichello da Pisa (cfr. Lagomarsini, Tradizioni, pp. 301-5). Lingua del copista b: rispetto allo scriba principale si osserva, in generale, un livello inferiore nella competenza del francese, che si traduce in frequenti errori di segmentazione, es.: le sanc les al vjt (=le sanc li salloit 15vb); une biereche valletesse 43ra (=une biere chevaleresse); donor birlande 43ra (=de Norbellande). Oltre ad italianismi generici, si rilevano due iportanti fenomeni consonantici (labdacismo/rotacismo, lenizione di /k/>/g/) che rimandano al toscano-occidentale, che parrebbe il medesimo sostrato della lingua del primo copista (e forse già dell'antigrafo). Alcuni tratti, che raggruppiamo nella sezione finale dell'analisi, sono invece peculiari dell'antico provenzale e del catalano. Per il vocalismo si registra la conservazione di A tonica in sill. libera, es.: tal 47va. Davanti a nasale pare piuttosto incontrollato il dittongamento di o: cointés (ms. cojntes 24vb), pouynt 47va (per point) e point 71va, 72rb per pont, pondre 74ra per poindre. Dittongamento spontaneo di o si osserva nel solito buen (passim), ma anche in muert 37vb, cuel 98va. Passaggi di a atona ad o in vari contesti fonetici (iato, protonia in sill. libera, protonia davanti nasale): joiant (jaiant), domoiselle (ms. domojselle), domoisiaux (ms. domojsiaux), mongier (ma anche mangier 24va). Innalzamento di e protonica a i si ha in chivaler 46vb. Per il consonantismo notiamo i casi di conservazione del nesso velare /ka/, es.: cascunz 24va, quascunz 71va, carrete 46va . La sonorizzazione della velare, attribuibile allo strato linguistico toscano, interviene, come per il primo copista, nel toponimo Orcanie, qui nella forma Orguanie 24vb, e in ongle 74ra per oncle. In un caso si legge me conseiaray (ms. consejaray 82vb) per conseillerai, dove parrebbe un caso di evoluzione L+jod > jod, tratto che la Toscana settentrionale condivide con l'altoitaliano (cfr, le forme conseioit, impf., e conseie, cong. pr., del Milione fr.-it.). Al toscano occidentale rinviano i casi di labdacismo: bland 37va (per brand), albigier 43va (ma il secondo caso è forse semplice dissimilazione); casi di rotacismo limitatamente al lemma varvasor 75ra, varvaisor 75ra e a breceuyres 83rb (bleceüres). Notevole il perfetto fo (fu), che, se non spiegabile come provenzalismo (foc), rimanderebbe alla corrispondente forma diffusa soprattutto nei dialetti altoitaliani, ma non estranea al toscano. Notevole la forma hec vos 24vb per es vos, dove andrà visto un incrocio con l'it. ecco/eccovi. Il caso di darray 82vb per donrai è un chiaro italianismo (DARE non ha continuatori francesi) non sconosciuto ad altri testi fr.-it. Da questo primo strato, che potremmo in parte assegnare già all'antigrafo, si possono separare i casi seguenti, che rinviano invece con una certa sistematicità al dominio provenzale (ma senza che si possa escludere il catalano). La forma encara (ms. en cara 71va) in luogo del fr. encore rimanderebbe con una certa decisione al provenzale o al catalano (cfr. FEW IV, 473b-474a), e nulla di simile risulta negli allotropi italiani del lemma ancora. Oltre alle usuali incertezze nell'impiego dell'art. det. (le per les, le per la, etc.), si segnala soprattutto la forma los per les, provenzale (o iberica): los chevaliers 47va (caso indir.), los deus prodomes 82va (caso dir.), los escus 82va (c. indir.). In un caso il pronome di prima persona EGO dà heu 72rb. In Italia, ancora nel '200, la forma eu è diffusa in veneto, lombardo e siciliano. Fuori d'Italia, come noto, l'esito (i)eu è la norma in

Presenza di note / correzioni
A causa della rifilatura sono parzialmente leggibili solo due note per l'illustratore nella parte bassa del foglio: (f. 42v, scena di duello tra due cavalieri, accompagnati da un cavaliere ciascuno) «[.] giost(r)a che (?) un[.] e due a [.]»; (f. 53v, mischia di cavalieri) «[.] a .xx. ch'r». Al f. 50vb la descrizione dello scudo di Guiron (che qui, concordemente in tutti i codici, è «miparti de vert et de blanc») è erasa e corretta da una seconda mano che scrive: «daur | auna rosa dor» («d'a[z]ur (?) a una rosa d'or»: nell'illustrazione di f. 51r, ed altrove nell'apparato illustrativo del codice (v. oltre), Guiron porta una casacca rossa ed indossa appunto elmo e scudo azzurri con un fiore a quattro petali toccato d'oro). Una mano estranea alla copia (senz'altro identificabile con quella di Claude Fauchet, v. infra) ha inoltre sottolineato alcune parole del testo, talora copiandole a margine (probabilmente per scopi lessicografici) oppure ha aggiunto cruces e segnalato alcune porzioni di scrittura con linee a serpentina. La medesima mano segnala le lacune del ms. («deffault») sotto l'ultima parola precedente l'interruzione. Al f. 1r, in alto, una nota di mano di Claude Fauchet indica i contenuti del codice: «Partie du roman de Giron le courtois qu'il appelle Guron, voiez f. 3. Avec un traicté d'astrolabe d'astrologie à la fin». Al f. 46v (marg. basso, ma sottosopra rispetto all'orientamento del codice) una nota in scrittura corsiva, interrotta alla fine (forse una prova prima della stesura definitiva su altro supporto) scrive: «A tous seulx qui verron et oron Jehan Apichier, licencié en loyes, garde et tenent le cel royal, establiz on contratz a Rion pour le roy nostre sire, salut. Savoir fesons que par devent Benoud (?) de Malimires, le ung des noteres ordenés pour le roy notre sire personnellement estably, Jehan Gargnié, levoren et habitant de Sent Reumys, lequel de son [fine scrittura]». Al f. 100r (marg. basso): «C'est a moi Claude Fauchet». Al f. 89v (marg. basso): «Just de Tournon sieneur et barun Rebellion (sic)». Sul f. 1r la segnatura attuale (nel formato «1501 Reg.») è stata ripetuta nei margini alto e basso. Sui margini del codice sono presenti vari timbri in inchiosto nero della Biblioteca Apostolica Vaticana.

decorato: sono stati eseguiti 45 disegni a penna che occupano la parte parte bassa del foglio. Le illustrazioni, per tratto e tavolozza, sono affini ad analoghe realizzazioni riscontrabili nei manoscritti cavallereschi del gruppo «pisano-genovese» (cfr. Cigni, Per la storia, Cigni, Mappa, Cigni, Manuscrits). Parte della critica (in primo luogo Degenhart/Schmitt, Corpus) ha invece ravvisato elementi stilistici dell'arte gotica napoletano-angioina. I soggetti sono sempre in relazione con gli episodi narrati nel testo soprastante (dominano le scene di duello e le rappresentazioni di tornei). La gran parte delle illustrazioni resta incompleta: il disegno a penna è stato solo parzialmente riempito di colore, con dominanza di rosso, verde, malva e blu. Alcune armi di cavalieri sono state toccate d'argento e oro. Segnalo la stretta somiglianza fra la scene di torneo dei ff. 1r, 27r e 32v, forse eseguite a partire da un booklet d'atelier. Ai ff. 30v e 94r il disegno della torre risale su parte del margine esterno. I tre religiosi rappresentati a f. 52r indossano una cuffia di colore grigio chiaro e portano un ampio scapolare del medesimo colore, con cappuccio e apertura frontale che lascia scoperta una tunica color grigio-malva. Come già sottolineato, le armi di Guiron (in modo discorde rispetto al testo) sono sistematicamente azzurre, con al centro un fiore dorato a quattro petali (cfr. ff. 12v, 14v, 17v, 20r, 29r, 30v, 45r, etc.).
Iniziali abitate; Iniziali decorate: iniziali di grande e medio formato (rispettivamente su 4-5 e 8-9 ll.), decorate con motivi geometrico-vegetali oppure abitate da un busto maschile con cappello, in abiti rossi o blu. Piccole iniziali rosse, su 2 ll., di forma onciale, senza filigrane.


Legatura Pergamena bianca su piatti lignei. Sul dorso (dall'alto verso il basso): etichetta cartacea della Biblioteca Apostolica Vaticana indicante l'attuale segnatura: «Reg. lat. | 1501»; impressione dorata delle armi di papa Leone XIII; impressione oro su rosso della segnatura: «REG. | 1501»; impressione dorata (molto sbiadita) delle armi del cardinale Jean-Baptiste-François Pitra, prefetto della Biblioteca Vaticana negli anni 1869-1889. Sul verso del primo piatto ancora un'etichetta con indicazione della segnatura: «Reg. lat. | 1501».
Stato di conservazione I ff. 4v-5r sono coperti di macchie nella parte superiore. L'umidità ha parzialmente guastato i ff. 83-84 lasciando alcune striature orizzontali. Alcuni fori sulla pergamena (ad. es. ff. 24, 27). Talora sono presenti cuciture di rinforzo ove la pergamena sia danneggiata (es. f. 10). I ff. 16, 18, 36, 39, più gravemente lacerati, presentano lunghe cuciture e nastri cartacei. Sono stati aggiunti rinforzi cartacei incollati nel margine interno per assemblare i fascicoli. I fogli sono stati rifilati dopo il sec. XVI (alcune note marginali di Fauchet, infatti, sono in parte tagliate).

Storia del manoscritto
In base alle note di possesso e alle altre scritture avventizie è possibile ricostruire la storia del codice a partire dal sec XVI. Il Jehan Apichier che verga alcune linee di scrittura al f. 46v può essere identificato con un omonimo guardasigilli (altrove sempre «Apchier»), che in un analogo documento del 30 agosto 1545 si qualifica come «lieutenant en chacun droit, chancelier garde et tenant le scel royal étably en contracts en la ville de Riom, en Auvergne, pour le Roy» (cfr. Mémoires Clermont-Ferrand, IV, p. 174). In base ad altri documenti recanti sottoscrizione similare, il funzionario risulta attivo a Riom (Puy-de-Dôme, Alvernia) nell'arco degli anni '40 del sec. XVI. Più difficile, dato l'alto numero di omonimi, circoscrivere l'identità del notaio Jehan Gargnié (Garnier) di Saint-Rémy-de-Provence, menzionato nella medesima nota. Quanto a Claude Fauchet (nn. ai ff. 1r e 100r), si tratta del celebre storiografo ed antiquario parigino (1530-1602), possessore di una sessantina di codici (cfr. Bisson, Fauchet's Mss.). Essendo Fauchet legato al cardinale François II de Tournon (1489-1562), il Just de Tournon che si firma a f. 89v può essere identificato con un fratello del cardinale - siniscalco d'Alvernia, poi «lieutenent général» di Francesco I in Linguadoca, morto a Pavia nel 1552 -, possessore anche di due importanti codici del Tristan oggi conservati a Parigi (BnF fr. 756-757 e 760) (cfr. Delcorno Branca, Tristano, p. 43 n. 78). In base a questi dati possiamo ipotizzare per il codice una permanenza alverniate nella prima metà del sec. XVI (come testimoniano le note di Jehan Apchier e Just de Tournon) prima dell'ingresso nella biblioteca di Claude Fauchet (seconda metà del secolo). Com'è noto, gran parte dei mss. di Fauchet passarono poi, nel sec. XVII, nella collezione di Cristina di Svezia, confluendo quindi nel fondo Reginense della Biblioteca Vaticana.

Suite S1 [CdG] [Compilazione guironiana (Lath. 203n.1-n.5, 219n.1-220n.2, 198n.1-n.2, 205n.1-n.6, 221n.1-n.3, 196n.1-n.3, 194n.1-n.11, 222n.1)], ff. 5r-52va
Suite S2 [CdG] [Compilazione guironiana (Lath. 223-224)], ff. 52va-62va
Suite S2* [CdG] [Compilazione guironiana (Lath. 225-226)], ff. 62va-74vb
version particulière n° 4 [CdG] [Lath. 243, 244-248], ff. 1r-4v
version particulière n° 4 [CdG] [Lath. 243, 244-248], ff. 75ra-99vb

Bibliografia Löseth, Mss. Rome et Florence; Lathuillère, Guiron pp. 80-82; Cigni, Mappa p. 92, pp. 98-99; Cigni, Per la storia p. 304, pp. 313-14; Perriccioli-Saggese, I romanzi p. 102; Bertolucci Pizzorusso, Testi pp. 197-201; Morato, Il ciclo p. 23; Langlois, Notices pp. 166-67; Degenhart/Schmitt, Corpus vol. II pp. 225-26; Benedetti, Qua fa' un santo p. 39; Lagomarsini, Tradizioni pp. 244-46; Cigni, Manuscrits; Delcorno Branca, Tristano; Bisson, Fauchet's Mss.; Tomei, Libri miniati p. 192, fig. 12-13; Mémoires Clermont-Ferrand (1904) vol. IV p. 174

U.C. 2 sec. XV data stimata
Note datazione La datazione della copia è suggerita dalla filigrana (v. infra).

Luogo di copia Francia nord-orientale
cart.
filigranato: filigrana in forma di àncora sormontata da una piccola croce, assai prossima ai nn. 365-393 del repertorio di Briquet. Questo tipo di filigrana risulta impiegato in varie cartiere del nord della Francia, in un arco cronologico che va dal 1392 al 1479.
in quarto
ff. 11; numerazione moderna, in cifre arabe, sul marg. alto dx. del recto; fascicoli I(11): si tratta di un unico cahier, mutilo nella parte terminale, cucito alla fine dell'unità codicologica principale. Il quaderno poteva contare, in origine, 12 ff. (ma è impossibile stabilire se fossero presenti, in coda, altri fascicoli).
dimensioni: 310 × 220; specchio di scrittura: 15 [220] 75 × 10 [180] 30; 41 ll.: rigatura assente
disposizione del testo: la scrittura, a tutta pagina, s'interrompe in presenza dei disegni e degli schemi. Al f. 10r una porzione di testo è inquadrata da un disegno a penna.

scritture e mani ucorsiva cancelleresca;
note generali sulla scrittura: alcune scritture all'interno dei disegni e degli schemi (cfr. ad es. f. 109r) sono di tipo librario, posato, con spezzature che rimandano alla littera textualis. L'omogeneità dell'inchiostro fa pensare che si tratti comunque del medesimo copista u, che impiega, in sede paratestuale, un differente assetto grafico.


Lingua copisti francese
Area dialettale u Regione nord-orientale
Alcuni tratti rimandano alla scripta franco-piccarda: il fenomeno più macroscopico è la palatalizzazione degli esiti di T/C+ jod o voc. pal., rappresentata dalle grafie ch per c (o s): commenchera, march (mars), pour che, cha (çà), Franche. La ritenzione di /ka/ iniziale, anche dei dialetti nord-orientali, è fenomeno genericamente settentrionale: cappitre 103v, capitle (altrove chappitle / chappitre). Settentrionale è anche lo scambio la / le, ad es.: le ligne. le region, le haultesche). L'esito di SOLICULUM è quasi sistematicamente solel (la stessa forma ricorre, ad esempio, in Froissart).

Presenza di note
A f. 100r: «C'est a moi Claude Fauchet».

decorato: sono presenti disegni a penna. Si tratta di istruzioni per la costruzione dell'astrolabio e di schemi a soggetto astronomico (calcolo delle linee azimutali, zodiaco, etc.).
rubricato: con il medesimo inchiostro bruno impiegato per il testo principale il copista scrive le rubriche dei vari capitoli e paragrafi (es.: f. 111v: «Pour avoir le longitude entre 2 regions», «Pour mesurer le chose (sic) en mille», «Des ascensions des signes ou cercle droit», etc.).


Storia del manoscritto
La nota di possesso apposta da Claude Fauchet sul f. 100r indica che nel sec. XVI il quaderno era già unito all'unità codicologica principale.

Traité d'astrolabe et d'astrologie [Il testo è anepigrafo. Il titolo gli è assegnato da uno dei possessori del ms. unico, Claude Fauchet, nella tavola di f. 1r.], ff. 100-111

Bibliografia Lathuillère, Guiron pp. 80-82; Langlois, Notices pp. 166-67; Degenhart/Schmitt, Corpus vol. II pp. 225-26

Responsabile scheda: Claudio Lagomarsini

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London, British Library, Add. 28841

a. 1330-1340

Luogo di copia Genova (?); Italia nord-occidentale
membr.
ff. 7
dimensioni: 170 x 110



Tractatus de virtutibus et de septem vitiis

Altri codici correlati Cleveland, OH Cleveland Museum of Art, J. H. Wade Fund 1953.152; Firenze Museo Nazionale del Bargello, Legato Carrand inv. 2065; London British Library, Add. 27695; London British Library, Egerton 3127; London British Library, Egerton 3781

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London, British Library, Egerton 3127

a. 1330-1340

Luogo di copia Genova (?); Italia nord-occidentale
membr.
ff. 2
dimensioni: 170 x 105
disposizione del testo: 2 colonne



Tractatus de virtutibus et de septem vitiis

Altri codici correlati Cleveland, OH Cleveland Museum of Art, J. H. Wade Fund 1953.152; Firenze Museo Nazionale del Bargello, Legato Carrand inv. 2065; London British Library, Add. 27695; London British Library, Add. 28841; London British Library, Egerton 3781

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London, British Library, Egerton 3781

a. 1330-1340

Luogo di copia Genova (?); Italia nord-occidentale
membr.
f. 1
dimensioni: 170 x 105
disposizione del testo: 2 colonne



Tractatus de virtutibus et de septem vitiis

Altri codici correlati Cleveland, OH Cleveland Museum of Art, J. H. Wade Fund 1953.152; Firenze Museo Nazionale del Bargello, Legato Carrand inv. 2065; London British Library, Add. 27695; London British Library, Add. 28841; London British Library, Egerton 3127

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Monza (Monza e Brianza), Biblioteca Capitolare c-1/61

Composito


membr.
ff. II, 247
dimensioni: 295 x 190


Bibliografia Belloni-Ferrari, Biblioteca Capitolare pp. 42-44; Ferrari, «Recensiones» (1976) pp. 73-4; Bischoff Festländische Hss. II (2004) p. 212, nn. 2883-2884

U.C. I sec. IX ca. primo-secondo quarto

Luogo di copia Italia nord-occidentale (?); Sankt Gallen, St. Gallen, abbazia OSB (?)
membr.
ff. 1-120, 219-239



Hexameron, Ambrosius Mediolanensis episcopus, ff. 1r-122v

U.C. II sec. XV seconda metà
ff. 121-122


U.C. III sec. IX primo-secondo quarto

Luogo di copia Italia settentrionale
ff. 123-180, 219-239



De paradiso, Ambrosius Mediolanensis episcopus, ff. 123r-151v
De Cain et Abel, Ambrosius Mediolanensis episcopus, ff. 151r-180v
De virginibus, Ambrosius Mediolanensis episcopus, ff. 219r-239r

U.C. IV sec. XV seconda metà
ff. 181-218


Physiologus

U.C. V sec. X
ff. 240-247


Note Per i ff. 1-120: Michael Murray Gorman From Isidore to Claudius of Turin: The Works of Ambrose on Genesis in the Early Middle Ages «Revue des études augustiniennes» 45 (1999) 121-38: 133 [reimpr. in Id. The Study of the Bible in the Early Middle Ages Firenze 2007 pp. 1-18: 12]

Regesto patristico Silloge ambrosiana

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