Il volume raccoglie tre testi latini - il
Transitus Mariae dello pseudo Giuseppe di Arimatea, l'assunzione della Vergine Maria secondo la versione trasmessa dalla
Legenda aurea di Iacopo da Varazze e l'
Historia cinguli sanctae Mariae de Prato - che a vario titolo trattano della santa cintura di Maria (Santo Cingolo), conservata e venerata a Prato sin dal XII secolo. Il saggio relativo al
Transitus (traduzione alle pp. 29-35) è curato da B. Petrà. La tradizione agiografica relativa all'arrivo a Prato della cintola si collega a una narrazione precedente, che l'A. definisce «ciclo cinturale di Tommaso», legata all'apostolo e ai racconti relativi all'assunzione della Vergine; un processo resosi necessario per elaborare riferimenti testuali tali da superare le resistenze del clero locale. Inizialmente, infatti, la cintola rimase possesso domestico (del pratese Michele Dagomari) dal 1141 al 1173 - quando la reliquia venne affidata al magistrato civile di Prato e al proposto di Santo Stefano - per acquisire progressivamente un carattere di devozione pubblica; tra resistenze e cautele, solo alla fine del Duecento si giunse alla definitiva codificazione della cintura (1276-1279) e alla lettera di perdonanza concessa dal legato papale il 12 febbraio 1298. Nell'ambito del «ciclo cinturale» l'A. si concentra su un testo della letteratura assunzionistica apocrifa di origine orientale che tra XII e XIII secolo fu recepito dalla latinità, noto come
Transitus Mariae A ed edito da K. von Tischendorff nel 1866 sulla base dei tre codici esistenti: Vat. lat. 4363 del XIII sec., Milano, Ambrosiana, O.35 sup. del XIV sec. e Firenze, Laurenziana, Pl. 15 dext. 12 del XIV sec. All'ipotesi sull'origine orientale del testo si è opposto B. Kochaniewicz, che mettendo in rilievo elementi originali e caratteristici del racconto individua alcune tracce nell'
Abbreviatio in gestis et miraculis sanctorum del domenicano Giovanni di Mailly (1225-1230), delineando la presenza del culto della cintura già alla fine del XII secolo e una possibile origine francese meridionale del
Transitus Mariae A (scritto in ambiente monastico, forse cisterciense). In ogni caso, con l'innesto del testo in questione nel ciclo cinturale di Tommaso, il clero pratese poté dare base teologica e adeguata legittimazione al culto del Santo Cingolo. Lo studio relativo alla
Legenda aurea è affidato a F. Santi. Dopo alcuni cenni biografici sul predicatore ligure, l'A. ricorda la straordinaria fortuna della sua opera più nota, una grande raccolta di brevi biografie di santi iniziata nel 1260 ma soggetta a continue aggiunte. La redazione più matura, frutto del lavoro di un vero e proprio laboratorio testuale diretto da Iacopo, conta 178 storie di santi ricavate da più fonti, espressione concreta dell'esame critico dell'informazione perseguito dall'autore, volto a creare un'enciclopedia
ad usum praedicatorum e ricca di riferimenti iconografici. Il capitolo sull'assunzione (
De assumptione beatae Mariae virginis, traduzione alle pp. 51-80) riflette il pensiero medievale sulla sorte del corpo di Maria. Si distinguono una prima parte narrativa, una argomentativa - dipendente dall'
Epistola de assumptione di Pascasio Radberto, una delle più compatte argomentazioni a favore del dogma dell'assunzione - e una omiletica (fondata sull'omelia
De assumptione attribuita a Giovanni d'Arezzo). M. Pratesi si dedica invece all'
Historia cinguli sanctae Mariae de Prato (tradotta alle pp. 97-112), trasmessa dal ms. Prato, Roncioniana, Q.II.2 (84), ff. 2r-13r, un codice della fine del XV secolo dedicato alla Vergine Maria e copiato da Bartolomeo Nerucci di San Gimignano. Il materiale risulta suddiviso in due sezioni principali che distinguono la parte gerosolimitana della storia da quella pratese: la prima comprende il transito di Maria e la vicenda di Tommaso, la seconda l'arrivo a Prato della cintola e la sua manifestazione ai Pratesi. (Luca Mantelli)
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