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Il volume riunisce tre testi: due di Adelardo di Bath (il De eodem et diverso e le Quaestiones naturales) e lo pseudepigrafo Ut testatur Ergaphalau. La scelta di questa selezione è dettata dalla «rivendication de l'auteur qui ouvre les QN [Quaestiones naturales], à savoir valoriser les 'études des Arabes' (Arabum studia) contre l'autorité des 'enseignements donnés en Gaule' (sententiae Gallicae) pour, d'une parte, essayer de cerner l'origine de cette curiosité dans le DEED [De eodem et diverso], oeuvre de jeunesse, et, d'autre parte, en suivre les manifestations dans l'ouvrage de la maturité. Il était dès lors intéressant d'ajouter UTE [Ut testatur Ergaphalau], pour compléter ce parcours» (pp. VII-VIII). Il De eodem et diverso è pubblicato alle pp. 2-87, le Quaestiones naturales alle pp. 88-307, entrambi con traduzione francese a fronte. Il testo latino è quello dell'edizione critica di C.S.F. Burnett (Conversations with His Nephew. «On the Same and the Different», «Questions on Natural Science», and «On Birds» Cambridge 1998; cfr. MEL XXVIII 75) pp. 2-73 per il De eodem et diverso e pp. 82-227 per le Quaestiones naturales. Il De eodem et diverso è tradito dal solo ms. P = Paris, BNF, lat. 2389 ff. 81v-91v; le Quaestiones naturales sono conservate nei seguenti codici: B = Praha, Národní Knihovna, VIII.H.32 ff. 54v-69r; Be = Bergamo, Bibl. Civica, a VII 40 ff. 1r-54v; C = Paris, BNF, lat. 6415 ff. 23v-39v; Ce = Oxford, CCC, 86 ff. 163r-187r; D = Oxford, Bodl. Libr., Digby 11 ff. 97r-103r; E = Eton, Eton College Libr., 161 ff. 1r-37r; Es = El Escorial, Real Bibl., o.III.2; F = Firenze, Laurenziana, Gadd. Reliqui 74 ff. 3r-34r; G = London, BL, Cotton Galba E. IV ff. 214r-228r; J = Salzburg, Stiftsbibl.Sankt Peter, a.V.2 ff. 35v-63v; L/P¹ = Leiden, BU, Voss. lat. 4° 84 ff. 12v-16v + Paris, BNF, lat. 2389 ff. 65r-81v; M = Montpellier, Bibl. Interuniversitaire, Section de Médecine, H 145 ff. 63r-90v; N = Paris, BNF, lat. 18081 ff. 195r-210v; Or = Oxford, Oriel Coll., 7 ff. 192r-194v; Ox = Bodl. Libr., Bodl. 679 ff. 108r-127r; Q = Paris, BNF, lat. 6739 ff. 1r-71r; Qu = n.a. lat. 372 f. 67 (soltanto la lista delle questioni); R = Reims, BM, 877 ff. 1r-27r; Ri = 872 ff. 109r-111r; S = Stuttgart, WLB, Theol. et phil. 4° 159 ff. 12v-22r; Se = Sevilla, BU, 332-155 ff. 135r-152v; V = Paris, BNF, lat. 6628 ff. 80v-114v; W = London, Wellcome Libr., 4 ff. 1r-24v; Wi = Wien, ÖNB, 2351 ff. 1r-17v; X = Paris, BNF, lat. 14700; Y = Paris, BNF, lat. 6286, f. 55v (soltanto l'inizio); Z = Paris, BNF, lat. 6385 f. 51v (soltanto l'inizio). Vi sono inoltre, delle Quaestiones naturales, tre edizioni antiche: due stampate a Lovanio intorno al 1475 e una ad Anversa intorno al 1488-1489. Anche per il terzo testo, l'Ut testatur Ergaphalau, pubblicato con traduzione francese a fronte alle pp. 308-18, il testo latino di riferimento è di C.S.F. Burnett (Adelard, Ergaphalau and the Science of the Stars in Adelard of Bath. An English Scientist and Arabist in the Early Twelfth Century London 1987 pp. 133-45; cfr. MEL XI 2506). L'Ut testatur Ergaphalau, conservato nei soli due mss. J = Cambridge, Jesus Coll., Q.G.29 ff. 179r-181r e L = Lyon, BM, 328 ff. 74v-75r, deve essere messo in relazione con un insieme di sette testi, scritti nella Catalogna della fine del X secolo, conosciuti come Alchandreana e pubblicati da D. Juste (Les «Alchandreana» primitifs. Etude sur les plus anciens traités astrologiques latins d'origine arabe, Xe siècle Leiden-Boston, MA 2007; cfr. MEL XXXIV 175). Benché redatti in latino, gli Alchandreana si possono differenziare secondo il grado di appartenenza alle tre aree linguistico-confessionali: l'In principio fecit Deus caelum et terram e il Benedictum sit nomen Domini, i testi più primitivi del corpus, sono ancora vicini alle fonti arabe per il vocabolario e il loro latino è mediocre; il Quicumque nosse desiderat legem astrorum denuncia ancora una debole conoscenza del latino; le Proportiones competentes in astrorum industria (l'unico testo con un autore identificato, il vescovo Miro Bonfill) sono scritte in un latino «dont la préciosité frise l'extravagance»; il Liber Alchandrei, l'Epistola Argafalau ad Alexandrum e il Breviarium Alchandrei mostrano un latino di migliore qualità e sono probabilmente gli ultimi scritti in ordine di tempo. L'Epistola Argafalau è sicuramente legata all'Ut testatur Ergaphalau; così come non può essere fortuita la contiguità di quest'ultimo con le opere di Adelardo nei mss. J (dove l'Ut testatur Ergaphalau precede il De opere astrolapsus) e L (dove l'Ut testatur Ergaphalau segue il Centiloquium Ptolomaei e il Liber prestigiorum Thebidis e precede l'Isagoge minor). Oltre all'introduzione e all'edizione con traduzione a fronte, il volume accoglie una «Reproduction et commentaire du MS Paris, BnF, lat. 2389, fol. 89v°-90v°» (pp. LXXXI-LXXXIV), una «Notice sur 'Aplanon' (Q 71)» (pp. LXXXV-LXXXIX), la bibliografia, «Repères biographiques et historiques», le note complementari (pp. 319-427), l'indice dei nomi e quello dei termini. (Beatrice Baragatti)
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Saggio già apparso in «Medioevo» 27 (2002) 53-109 (cfr. MEL XXV 5652).
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Ed. con traduzione inglese a fronte di tre opere di ... Leggi tutto

Ed. con traduzione inglese a fronte di tre opere di Adelardo di Bath accomunate dalla forma dialogica (l'interlocutore è un non meglio identificato nepos): De eodem et diverso (pp. 1-79), Quaestiones naturales (pp. 81-235) e De avibus tractatus (pp. 237-74). Il primo testo è tradito da un solo ms.: Paris, BNF, lat. 2389 ff. 81v-91v (XII sec. metà); le Quaestiones presentano una tradizione più ampia costituita dai codici Praha, Národní Kníhovna, VIII.H.32 (XII-XIII sec.); Bergamo, Bibl. Civica, a VII 40 (XII sec.); Paris, BNF, lat. 6415 (XII sec.); Oxford, CCC, 86 (XIV sec.); Bodl. Libr., Digby 11 (XIII sec.); Eton 161 (XII sec. metà); El Escorial, Real Biblioteca, O.III.2 (XIV sec.); Firenze, Laurenziana, Gadd. Rel. 74 (XV sec.); London, BL, Cotton Galba E. IV (XII sec. metà); Salzburg, SB Sankt Peter, a.V.2 (XII sec.); Leiden, Bibl. der Rijksuniversiteit, Voss. lat. Q. 84 + Paris, BNF, lat. 2389 (XII sec. metà); Montpellier, Ecole de Médecine, 145 (XIII sec.); Paris, BNF, lat. 18081 (XIII sec.); Oxford, Oriel College, 7 (XIII sec. prima metà); Bodl. Libr., Bodl. 679 (XIII sec. ex.); Paris, BNF, lat. 6739 (XII sec. metà); n.a. lat. 372 (XIII sec. in.); Reims, BM, 877 (XII sec.); 872 (XIII-XIV sec.); Stuttgart, WLB, Phil. theol. Q 159 (XIII sec.); Sevilla, BU, 332/155 (a. 1491); Paris, BNF, lat. 6628 (1140-1150); London, Wellcome Foundation, 4 (XII sec. metà); Wien, ÖNB, 2351 (XIII sec.); Paris, BNF, lat. 14700 (XIII sec.); lat. 6286 (XIII sec.); lat. 6385 (XIV sec.). Il De avibus, di cui l'ed. individua due versioni, si trova nei mss. Wolfenbüttel, Herzog August Bibliothek, Aug. 4° 47.13.1 (XIV-XV sec.); Bruxelles, BR, 8486-91 (XIII sec.); Wien, ÖNB, 2504 (1200 ca.) (per la versione alpha); Cambridge, Clare College, 15 (XIII sec.); Manchester, Chetham's College, 11380 (XIII-XIV sec.); Vat. Pal. lat. 1253 (XIII sec.) (per la versione beta). I testi sono preceduti da un'introduzione in cui sono illustrati la biografia di Adelardo, le tre opere e la loro fortuna («These three works form a kind of literary triptych in which Adelard appears to be deliberately experimenting with different genres, and expressing his allegiance to different cultural traditions», p. XII), la lingua, lo stile e i criteri editoriali. Corredano il vol. le note, una bibliografia scelta e un indice degli argomenti, dei nomi e delle parole non tradotte. (Lucia Pinelli)
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L'A., in base a confronti di ordine stilistico e contenutistico, ritiene che non sia possibile aggiungere al corpus di opere di Pietro Alfonsi alcuni testi di incerta attribuzione, tradizionalmente associati al nome di Pietro. La Sententia de dracone (tramandata dai mss. Oxford, Bodl. Libr., Auct. F.I.9; Erfurt, Wissenschaft. Allgemeinbibl., Ampl. Q.351 e, per un frammento, London, B.L., Cotton App. VI) è da attribuirsi integralmente a Valchero di Malvern, discepolo di Pietro, indicato dai codici come traduttore dell'opera. È comunque possibile che parte dell'attività di Pietro si sia svolta in Inghilterra (anche Adelardo di Bath sarebbe stato allievo di Pietro), non si esclude una sua breve permanenza nella zona di Chartres, mentre non si può confermare l'ipotesi formulata da P.S. Van Koningsveld, che cerca di identificare Pietro Alfonsi con Pietro di Toledo, anche se le affinità tra il Dialogus contra Iudaeus di Pietro e da un lato la traduzione di Giovanni di Siviglia e Limia del De differentia spiritus et animae di Qusta ibn Luqa's, dall'altro la traduzione dell'Apologia dello pseudo-Kindi realizzata da un Petrus Toletanus ricondurrebbero l'Alfonsi in ambito toledano. L'A. concorda con A. Allard nel ritenere che il magister A, al quale è attribuito il Liber ysagogarum Alchorismi in artem astronomicam nel ms. Paris, BNF, lat. 16208, non sia l'Alfonsi ma Avendauth, un altro ebreo spagnolo convertito. L'A. ritiene invece di poter confermare l'attribuzione a Pietro di una perduta opera dialogica in tre libri, di cui uno intitolato De humano proficuo, menzionata fra la produzione dell'Alfonsi nel Registrum Anglie, catalogo di mss. delle biblioteche inglesi realizzato all'inizio del XIV sec., e descritta da Enrico di Kirkstead nel Catalogus scriptorum ecclesiae alla fine del XIV sec. Un'opera intitolata a sua volta De proficuo humano viene attribuita da Enrico a un Marius Salernitanus, autore anche di un De elementis tramandato dal ms. London, B.L., Cotton Galba E.IV: secondo alcuni studiosi questo Mario sarebbe da identificarsi con Pietro Alfonsi, ma l'A. nega tale identificazione: si tratterebbe invece dello stesso Mario Salernitano maestro di Goffredo da Viterbo e da lui nominato in un passo del Pantheon. Due Appendici concludono l'articolo: nella prima l'A. elenca le opere sicuramente di Pietro Alfonsi (Dialogus contra Iudaeos; Disciplina Clericalis; traduzione, prologo e capitoli cronologici delle tavole astronomiche di al-Khwarizmi; Epistola ai Peripatetici di Francia) e le loro edd. moderne; nella seconda offre ed. e traduzione del prologo alle tavole astronomiche di al-Khwarizmi nelle due versioni nelle quali ci è giunto: una contenuta nei mss. Oxford, Corpus Christi College, 283 e London, Lambeth Palace 67; l'altra, come parte dell'Epistola, nel ms. London, B.L., Arundel 270.
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L'A. prende in considerazione un breve testo contenuto nel ms. Praha, Národní Knihovna, XIII.F.26, il cui titolo è Epistola Ypo(cratis) de elementis, che pur circolando già dal V sec. in frammenti latini, conobbe una traduzione completa solo dal sec. XIII. Nel 1967 R.C. Dales (An Unnoticed Translation of the Chapter «De elementis» from Nemesius' «De natura hominis» in «Mediaevalia et humanistica» 13, 1967, pp. 13-9) vi riconobbe la traduzione del capitolo sugli elementi del De natura hominis di Nemesio; più recentemente si è dimostrato come tale traduzione fosse dall'arabo. La traduzione risale all'XI sec., proviene dall'Italia meridionale e conobbe una vasta diffusione sia come prodotto della scuola salernitana sia a latere delle traduzioni di Costantino Africano. Cronologia e area geografica del testo in questione coincidono con la traduzione dal greco dell'opera di Nemesio condotta da Alfano, probabilmente all'oscuro del lavoro prodotto nel medesimo periodo da un altro traduttore. I riflessi del trattato di Ippocrate che sta alla base di questo filone di traduzioni risultano ancora più evidenti nel Pantegni di Costantino (tradito nel ms. London, BL, Harley 1676), opera di grande successo grazie anche al ruolo promozionale svolto dal monastero di Montecassino. Seguendo gli sviluppi dell'influenza dell'opera di Costantino, l'A. ricorda i testi di Guglielmo di Conches (De philosophia mundi), di Guglielmo di St.-Thierry (De natura corporis et animae), di Ermanno di Carinzia (De essentiis), fino all'Apex physicae (o Tractatus compendiosus), trattato di cosmologia indirizzato a Roberto Cancelliere (forse Roberto di Selby, cancelliere di Ruggero II dal 1130 al 1154), che riporta letteralmente interi passaggi del Pantegni di Costantino. Tra i mss. che tramandano il De elementis Galieni secundum Hippocratem, oltre a quello praghese, si ricordano: London, BL, Add. 22719 (ca. 1110-1130 contenente anche il Pantegni), Cotton Galba E. IV (ca. 1150); Madrid, BU, 119 (ca. 1200); München, BSB, lat. 23535 (del XII sec.); Paris, BNF, lat. 544. In appendice si propongono le varianti del capitolo sugli elementi di Nemesio (pp. 69-74) e il testo e le fonti del capitolo sugli elementi del Pantegni (pp. 75-92). (Luca Mantelli)
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