Quanto rimane dell'epistolario di Lupo è noto per tramite di un unico codice (Paris, BNF, lat. 2858) realizzato intorno all'862 sulla base delle doppie copie e delle bozze preparatorie detenute dall'autore a Ferrières. Dopo aver svolto una breve analisi paleografica e codicologica di questo esemplare, l'A. discute il problema della logica interna della raccolta, sottolineando la necessità di darne adeguata valorizzazione in sede editoriale, di contro alla strategia - perseguita dall'editore L. Levillain - volta al riordino cronologico delle singole unità costituenti l'epistolario. Una coerenza programmatica si ravvisa ad esempio nella corrispondenza Lupo-Eginardo (epp. 1-5, 35). Questo
corpus, incrociato con le evidenze manoscritte riconducibili a Lupo e al suo immediato entourage, offre un punto di osservazione privilegiato dal quale indagare la biografia, gli interessi intellettuali e la pratica erudita dell'abate di Ferrières e della sua cerchia. Fra i codici analizzati: Paris, BNF, lat. 7774 A (copia del
De inventione di Cicerone corretto e annotato da Lupo); Genève, BPU, lat. 84 (testimone del
De compendiosa doctrina di Nonio Marcello recante tracce di una revisione filologica operata nello stile di Lupo); Leeuwarden, PBF, 55 (copia fuldense delle
Noctes Atticae di Gellio); Firenze, Laurenziana, Pl. 29.20 (Boezio
Institutio arithmetica) e Pl. 14.15 (Boezio
Consolatio Philosophiae). In appendice si offre l'edizione critica, con traduzione inglese e commento, della
Quaestio de adoranda cruce inviata da Eginardo a Lupo e trasmessa dai codici Wien, ÖNB, 956; Freiburg i.Br., UB, 147; Zürich, Zentralbibl., Rh. 102. (Vera Fravventura)
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