Il
De profunditate maris vel fluminis probanda è un breve testo che, nell'XI e XII secolo, circola insieme a due
corpora di opere affini: i trattati antichi sull'astrolabio e la
Geometria incerti auctoris; N. Bubnov, che pubblicò nel 1899 la
Geometria (testo acefalo e mutilo di cui si conservano il terzo e il quarto libro), escluse, ritenendoli estranei all'opera, una serie di testi presenti nella tradizione manoscritta fra cui appunto il
De profunditate. Del testo si conoscono due versioni: quella lunga, dal titolo
Quando queris altitudinem et profunditate pelagi è tradita dai mss. Paris, BNF, lat. 11248 (XI sec.); lat. 7412 I (XI sec. metà); lat. 11246 (XV sec.) e London, BL, Add. 47679 (XII sec.); quella breve, dal titolo di
De profunditate maris vel fluminis probanda, presenta una tradizione suddivisa in tre famiglie ed è conservata nei codici Barcelona, ACA, Ripoll 225 (XI sec. metà); Leiden, Bibl. der Rijksuniversiteit, Scaliger 38 (XI sec.); Vat. Reg. lat. 598 (XI sec.); Oxford, CCC, 283 (XI-XII sec.); Chartres, BM, 214 (?; XII sec.); Vat. Reg. lat. 1661 (XI sec.); Vat. lat. 4539 (XV sec. ex-XVI sec. in.); København, KB, Gl. kgl. S. 277 2° (1232-1240); Avranches, BM, 235 (XII sec. metà); Rostock, UB, philol. 18 (XII sec. primo quarto); Salzburg, Benediktiner-Erzabtei Sankt Peter, a.V.7 (XII sec. prima metà); Cheltenham, Phillipps 4437 (XI-XII sec.); Oxford, Jesus College, 4 I (XII sec. primo quarto); Oxford, Bodl. Libr., Digby 191 I (XIII sec. ex-XIV sec. in.); Wroclaw, BU, Rehd. 55 (XI sec. ex.-XII sec. primo quarto-metà); London, BL, Royal 15.B.IX (XIII sec. primo quarto). L'A. riesamina nel dettaglio la questione dell'appartenenza del
De profunditate alla
Geometria e analizza i rapporti tra quest'ultima e il
corpus dei trattati antichi sull'astrolabio. Relativamente al primo punto rileva che: il testo edito da Bubnov non è lo stato iniziale bensì quello finale di una compilazione costituita di strati successivi, e a questo stato finale della tradizione si collocherebbe l'abbinamento dei testi del libro quarto (classe D); la
Geometria non è l'opera di un unico vero autore, quanto una collezione di vari gruppi di testi di origine diversa riuniti da un compilatore; che esiste un'unità redazionale tra la recensione lunga del
De profunditate e i capitoli 20-25 del terzo libro della
Geometria, che insieme alla versione lunga del frammento
Construe quadratum de ligno, costituiscono il nucleo di una raccolta primitiva (importata dal mondo arabo insieme al
corpus sull'astrolabio) sfigurata da interpolazioni e interventi di redattori successivi; un secondo redattore (classe E) ha riscritto i capitoli 20-25 della Geometria, modificandone l'orientamento pedagogico, e ha inserito nuovi capitoli, utilizzando altre fonti sull'astrolabio. Relativamente al secondo punto l'A. segnala la coincidenza della tradizione manoscritta del libro III della
Geometria e di quella dei trattati antichi sull'astrolabio e la presenza di pratiche stilistiche e di scrittura analoghe che si riscontrano in momenti diversi della tradizione sia della
Geometria sia dei trattati di prima e seconda generazione. Infine ricorda come la
Geometria sia stata associata ad elementi dell'insegnamento di Gerberto, derivati dagli ambienti di Costantino di Micy e Aldalboldo di Liegi, e al
corpus dei testi geometrici di origine mosana. Proprio all'ambiente mosano degli allievi di Fulberto di Chartres si può far risalire l'attività del secondo redattore del terzo libro della
Geometria. Il saggio è corredato di cinque appendici: 1) elenco alfabetico dei codici del
De profunditate maris vel fluminis probanda (p. 104); 2) trascrizione dal ms. Paris, BNF, lat. 11248, ff. 27-28 della versione lunga e dal codice, Avranches, BM, 235, f. 36 di quella breve (pp. 105-6); 3) sigle ed edizioni dei testi sull'astrolabio del
corpus antico (p. 107); 4) composizione del terzo libro della
Geometria incerti auctoris (classe D) (pp. 108-9); 5) pratiche redazionali nel libro III della
Geometria (formule iterative che palesano, nei capitoli 20-25, analogie con i testi sull'astrolabio, in particolare le
Sententiae astrolabii,
De mensura astrolapsus,
De horologio secundum alkoram, e il
De profunditate, e, nei capitoli che attestano il secondo strato redazionale, analogie con le
Regulae de mensuris astrolabio agendis,
Regulae de mensuris quadrante cum cursore agendis e in misura minore
De mensura astrolabii, la
Compositio di Ascelino, il frammento
De astronomia quare sit ultima artium; procedimenti di riscrittura simili nel
De utilitatibus astrolabii e nelle versioni corte del
De profunditate e del
Cuiuslibet quantitatis de ligno). (Lucia Pinelli)
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