L'opera raccoglie e presenta in edizione critica, con traduzione italiana e dettagliato commento i testi della tradizione letteraria che riguarda la celebre leggenda, dalla più antica (Giovanni di Mailly) fino all'anno 1500. Si tratta di 109 testimonianze letterarie che provengono per circa la metà (49) dal mondo germanofono. Seguono l'Italia (28), il mondo francofono (17), l'Inghilterra e la Scozia (10), il mondo greco-bizantino (2), la Spagna (2) e l'Ungheria (1). Le cronache costituiscono la spina dorsale della circolazione della leggenda. Entrata nella categoria delle donne celebri grazie al
De mulieribus claris di Boccaccio (1361-1370), il papa donna occupa uno spazio notevole in due opere francesi della seconda metà del Trecento, il
Le Songe du Vieil Pèlerin di Philippe de Mézières e il
Champion des dames di Martin le Franc. Numerosi scrittori ecclesiastici - da Giovanni di Parigi a Gerson, da Wyclif a Jean Hus - hanno discusso il caso della papessa in aperta polemica con il papato o per riaffermarne l'autorità. Venti autori raccontano la leggenda, dipendente da quella della papessa, secondo la quale ogni nuovo papa doveva sottomettersi alla verifica della sua mascolinità, mentre era seduto su uno dei seggi previsti dal cerimoniale della presa di possesso del Laterano - la
sedes stercoraria o i seggi cosiddetti di «porfido». L'intera raccolta è distribuita in dieci sezioni. Se si eccettua la prima, relativa ai due testi sulla leggenda del patriarca donna di Costantinopoli - Anonimo Salernitano e lettera
In terra Pax di Leone IX -, le centonove testimonianze letterarie che interessano la leggenda della papessa e quella della verifica della mascolinità del papa sono ripartite nelle sezioni II-IX. La sezione II comprende la più antica notizia sulla papessa, quella che il domenicano Giovanni di Mailly ha posto, tra il 1250 e il 1254, nel margine del f. 259r del codice autografo della sua
Chronica universalis Mettensis (Paris, BNF, lat. 14593), cui segue il brano del suo confratello Stefano di Borbone che ne dipende, pur con importanti varianti. La sezione III presenta la notizia offerta dalla
Chronica minor di un anonimo francescano di Erfurt, tradita in forma identica dalla contemporanea cronaca del monastero cisterciense sassone di Altzella nei pressi di Dresda. Seguono le testimonianze che provengono dalla
Chronica minor (Jens der Enikel, Sifrido di Ballhausen e Giovanni di Winterthur). La sezione IV è dedicata all'analisi della notizia tradita dalla recensione C del
Chronicon del domenicano Martino Polono, dove la papessa appare per la prima volta con un nome, con l'indicazione della sua origine e con la durata del suo pontificato. Ulteriori testimonianze ne dipendono, per lo più direttamente, talvolta tramite altre opere (
Flores temporum, Landolfo Colonna, Guglielmo di Ockham,
Breviarium historiale, Jakob Twinger, Boccaccio, Platina, Sozomeno da Pistoia, Matteo Palmieri). Esse sono presentate e discusse nelle sezioni V-IX. La sezione V contiene le testimonianze di scrittori e cronisti appartenenti agli Ordini mendicanti, anzitutto Domenicani (Iacopo da Varazze, Arnoldo di Liegi, Tolomeo da Lucca, Leone di Oddone d'Orvieto, Bernardo Gui e Galvano Fiamma), oltre che un Francescano (
Flores temporum) e un Agostiniano (Amalrico di Augerio). Nella sezione VI il gruppo più cospicuo è rappresentato da cronache e storie - tra cui il
Liber notitiae sanctorum Mediolani, Riccobaldo da Ferrara, Ranulfo Higden, Landolfo Colonna, Teodorico di Nieheim, Sozomeno da Pistoia, Matteo Palmieri, Tommaso Ebendorfer, Battista Fregoso Battista Spagnoli detto il Mantovano e Giovanni Tritemio -, alle quali vanno aggiunte le storie universali illustrate, che hanno svolto un ruolo importante nella diffusione di una raffigurazione visiva del papa donna: come testimoniano le opere di Paolino Veneto, Iohannes de Utino, Werner Rolevinck e Hartmann Schedel; i rotoli di pergamena riservati alla storia di papi e imperatori (Berlin, SB, 143 Fig. 64; Wien, ÖNB, Series nova 2653) e la ruota della fortuna che precede il poema
Troy Book di John Lydgate nel codice Manchester J. Rylands UL, ms. English 1. La versione martiniana è stata tramandata anche in forma codicologicamente autonoma, su un foglio di guardia (Gent, UB, 439), nel margine di un foglio (Vat. lat. 3762), su due righe erase (Frankfurt, SUB, Barth. 104) o su uno spazio bianco (Vat. lat. 3762). Due sono le narrazioni che più si discostano della versione martiniana. La prima, secondo la quale il figlio della papessa sarebbe diventato cardinale vescovo di Ostia, figura in un inserto nel codice Berlin, SB, lat. qu. 70; la seconda pone al centro dell'attenzione la coppia amante-futura papessa, all'insegna del «Papa Jutta che non era tedesco» (
Papa Jutta qui non fuit Almanus). Quattro testi letterari hanno avuto un successo di prim'ordine, primo fra tutti la biografia che Boccaccio le ha dedicato nel suo
De mulieribus claris, ripresa, senza menzione dell'autore, dall'agostiniano Iacopo Filippo Foresti (1497). La papessa è protagonista in due opere poetiche francesi -
Le Songe du Vieil Pèlerin di Filippo di Mézières;
Le Champion des Dames di Martin Le Franc - e nell'unica opera teatrale dell'intera raccolta, l'
Ein schoen spiel von Frau Jutten di Dietrich Schernberg. Nella sua edizione del
Chronicon di Martino Polono, Ludwig Weiland ha pubblicato sulla stessa pagina in cui appare la notizia sulla papessa (MGH SS XXII p. 428), sebbene in corpo minore, una versione molto diversa della leggenda, tradita da un foglio di pergamena inserito nell'attuale codice Berlin, SB, lat. qu. 70. Questo accostamento editoriale ha avuto gravi conseguenze sul piano storiografico perché ha indotto a pensare che si trattasse di una seconda versione dello stesso autore del
Chronicon. Grazie all'esame filologico-testuale di questo testo, è stato però possibile avvalorare l'ipotesi che esso sia stato scritto intorno ai decenni centrali del Trecento quando il codice era probabilmente ancora in Inghilterra. Dai decenni centrali della prima metà del Trecento in poi e per oltre un secolo, teologi e scrittori ecclesiastici - Giovanni di Parigi, Guglielmo di Ockham, Enrico di Langenstein, Giovanni Wyclif, Aymeric de Peyrac, Jean Gerson, Jan Hus, Giovanni de Rocha, Giovanni Torquemada, Antonino Pierozzi - ma anche un teologo italiano di lingua e cultura greca (Barlaam di Seminara), in contatto con la corte di Avignone, e un grande giurista (Giasone del Maino) - hanno discusso il caso della papessa in aperta polemica con il papato o per riaffermarne l'autorità. A queste testimonianze seguono due testi provenienti da alti rappresentanti della curia romana: Enea Silvio Piccolomini, futuro papa Pio II, e il maestro delle cerimonie pontificie Giovanni Burcardo. Si tratta delle prime importanti avvisaglie della decostruzione storica di questa leggenda prima del 1500. L'ultima sezione è riservata alle interpolazioni di notizie sulla papessa in edizioni cinquecentesche delle cronache di Sigeberto di Gembloux, Ottone di Frisinga, Goffredo da Viterbo, Gervasio di Tilbury, pseudo Mariano Scoto o a moderne false attribuzioni di simili notizie ad autori medievali (Riccardo di Poitiers, Ranulfo Higden). Rimaste talvolta per secoli nella memoria storiografica sulla papessa ci è sembrato utile sottoporle ad un esame completo, testuale e codicologico. Ponendo al centro dell'attenzione non soltanto la diffusione testuale della leggenda, ma anche quella materiale, è stato possibile riscontrare un gran numero di interventi censorî, soprattutto in incunaboli contenenti le edizioni di opere di Giovanni Boccaccio, Hartmann Schedel, ma anche, in numero relativamente minore, in codici medievali. Interventi censorî volti ad oscurare, imbrattare, e persino eliminare materialmente, la biografia della papessa o il suo ritratto. L'ampio studio introduttivo passa in rassegna i risultati cui è giunta questa ricerca, con uno sguardo d'insieme alla tradizione letteraria della leggenda della papessa e della verifica della mascolinità del papa. Nella prima parte l'autore si sofferma su temi come la ripartizione geografica di autori e opere anonime, la presenza nei manoscritti e in edizioni antiche di annotazioni marginali, interpolazioni, versioni tràdite 'fuori del testo' di un'opera o gli interventi censorî. Nella seconda prende in esame i singoli elementi della biografia della papessa, dal viaggio ad Atene all'insegnamento a Roma, dalla figura dell'amante alle modalità narrative su doglie e parto e sulla sua ubicazione ed esaminare le varianti relative alla sua morte e sepoltura, al celebre versetto contenente sei parole che iniziano con la lettera P, alla presenza di una statua che la rappresentava con o senza il figlio, anche per verificare se gli autori hanno favorito od ostacolato la costruzione della sua memoria. Varie sono le domande alle quali si tenta una spiegazione: perché fino al 1500 il nome (
Iohannes) e il titolo (papa) al maschile hanno conosciuto un predominio indiscusso? Perché nei manoscritti e nelle testimonianze letterarie il termine Anglicus è seguito da un secondo termine geografico -
Margantinus o
Maguntinus - che conosce una forte oscillazione? Quale di questi due termini deve essere considerato più vicino all'originale, l'ancora oscuro
Margantinus o l'aggettivo
Maguntinus che significa «di Magonza»? Quali reazioni si registrano in seno alla tradizione letteraria di origine germanica sulla presunta origine magontina? Di reticenza e persino di rifiuto? E la duplice femminilizzazione di nome (
Giovanna) e di titolo (
papessa), che è per noi così abituale, ha iniziato ad imporsi già prima del 1500? Nel corso di questo riesame testuale e codicologico della leggenda sulla papessa è stato possibile rintracciare più di trenta immagini del papa donna in manoscritti o in edizioni antiche (incunaboli) che esamineremo in relazione alla tradizione letteraria sulla papessa. Un capitolo a parte sarà riservato alle ventuno testimonianze letterarie che ci parlano con grandi oscillazioni della leggendaria verifica della mascolinità cui avrebbe dovuto sottoporsi ogni neo-eletto pontefice, al fine di evitare che si ripetesse l'«errore» compiuto con l'elezione di una donna sul trono di Pietro. In una serie di tabelle sono raccolti testi e dati sui principali problemi discussi nello studio introduttivo. Esse sono suddivise in cinque sezioni, riservate agli autori e alle opere (I-V), alle notizie sulla papessa (VI-IX), alla biografia della papessa (X-XX), alla sua rappresentazione visiva (XXI) e alla leggenda della verifica della mascolinità del papa (XXII-XXIII). Codici menzionati nei singoli commenti o nello studio introduttivo: Alençon, BM, 18; Augsburg, Staats- und Stadtbibl., 2° Cod. 170, Barcelona, Arxiu de la Corona d'Aragó, Ripoll 125; BU, 81 [
recte 89] e 758; Basel,UB, A XI 71; Berlin, SB, 143, Germ. fol. 947, lat. fol. 118, lat. fol. 119, lat. fol. 924, lat. qu. 70, lat. qu. 291, lat. qu. 312, Magdeburg 210, mgq 1661, Phill. 1882; Bern, Burgerbibl., 29; Bologna, Bibl. comunale dell'Archiginnasio, Raccolta iconografica Augusto Suppini, busta 2, fasc. 8; Brugge, Openbare Bibl., 162 e 426; Bruxelles, KBR, 9079; Cambridge, St. John's Coll., A. 12 e I. 11; Cambridge, Trinity Coll., R.4.18, R.7.2; Ff 1.24; Canterbury, Cathedral Chapter Library, Add. 68; Vat. Borgh. 313; Vat. Ottob. lat. 347; Vat. Ottob. lat. 479; Vat. Ottob. lat. 481; Vat. Ottob. lat. 750; Vat. Ottob. lat. 761; Vat. Ottob. lat. 1758; Vat. Pal. lat. 600; Vat. Pal. lat. 830; Vat. Pal. lat. 924, Vat. Pal. lat. 929; Vat. Pal. lat. 971; Vat. Reg. lat. 455; Vat. Reg. lat. 480; Vat. Reg. lat. 760; Vat. Reg. lat. 697; Vat. Reg. lat. 1911; Vat. Urb. lat. 394; Vat. Urb. lat. 401; Vat. Urb. lat. 451; Vat. lat. 933; Vat. lat. 1187; Vat. lat. 1960; Vat. lat. 1969; Vat. lat. 2031; Vat. lat. 2032; Vat. lat. 2040; Vat. lat. 2043; Vat. lat. 2044; Vat. lat. 3757; Vat. lat. 3762; Vat. lat. 4265; Vat. lat. 5001, Vat. lat. 7270-7272, 7614, Vat. lat. 10057; København, KB, Fabricius 89; 's Gravenhage, KB, 71.J.63, KA 20; Dresden, UB, F 97, H 193, I 53, J 54 d; Durham, Chapter Libr., B II 35; Einsiedeln, Klosterbibl., 355, 628; El Escorial, Real biblioteca, a.IV.28; Erlangen-Nürnberg, UB, 341, 410, 660; Firenze, Riccardiana, 338, 339; Laurenziana, Fies. 152, 253, Plut. 19 sin. 5, Plut. 25 sin. 9, Plut. 54, 19, Plut. 63, 19, Plut. 65, 45, Plut. 65, 46, Plut 83, 2, Plut. 90 Sup. 98/1; BNC, Conv. Soppr. F.IV.733, Conv. Soppr. F 2638, II. IV. 109; Frankfurt, UB, Barth. 104, Germ. fol. 12; Genève, Bibl. de Genève, fr. 190, lat. 51; Genova, Archivio di Stato, 84; Gent, UB, 134, 439; Glasgow , UB, Hunterian ms. 5; Gray, BM, 3; Greenville, SC Bob Jones Universtity, 1; Heidelberg, UB, 3599; N.F. 9; Pal. Germ. 5, Pal. Germ. 336, Pal. Germ. 475, Salem X 2,2; Innsbruck, UB, 351; Hannover, Gottfried-Wilhelm-Leibniz Bibl., I 205, XIII 765, XIII 777, XXIII 1141, XXIII 1144; Hereford; Cathedral Libr., O. VII. 7; Hildesheim, Stadtarchiv, Best. 52 Nr. 366; Karlsruhe, Badische Landesbibl., K 382; Klosterneuburg; Stiftsbibl., 127; Kórnik, Bibliotheka, 130; Kraków, Bibl. Jagiellonska, 445; Leiden, UL, Vossius lat. 15; Leipzig, UB, 825, 826, 1314, 1315; Liège, Bibl. de l'Université, 242; London, BL, Add. 10104, Add. 18929, Add. 22273, Add. 24194, Add. 25719, Add. 28811, Arundel 61, Cotton Nero C.V, Egerton 1500, Harley 40, Royal 4.D.VII, Royal 14.E.V, Royal 16.G.V, Royal 18.D.II; Lüneburg, Ratsbücherei, Hist. C. 2° 1, Hist. C 2° 45; Malta, National Library, XXI; Manchester, John Rylands University Libr., MS English 1; Metz, BM, 1207; Milano, Ambrosiana, A 185 inf., A 225 inf., A 275 inf., C 165 a e C 165 b, D 61 sup., D 526; Biblioteca e Archivio del Capitolo Metropolitano, II-E-o2-008; Trivulziana, 704; München, BSB, Cgm 5819, Cgm 9280, Clm 338, Clm 626, Clm 703, Clm 2691, Clm 5541, Clm 7798, Clm 9503, Clm 10247, Clm 12260, Clm 14029, Clm 14036, Clm 14443, Clm 15552, Clm 18781, Clm 21259, Clm 22107, Clm 28839; UB, 2 Cod. ms. 307; New Haven, CT, Beinecke Libr., Marston 62; New York, New York Public Library, Spencer Collection, 33; The Morgan Library, M 876; Nürnberg, SB, Inc. 306; Oxford, New College, 152; Bodl. Libr., Bodl. 423; Padova, Bibl. Capitolare, A 41; Paris, Bibl. de l'Arsenal, 985, 2682, 3121, 5192, 5193; BNF, all. 91, fr. 226, fr. 229, fr. 232, fr. 242, fr. 598, fr. 599, fr. 841, fr. 1120, fr. 12420, fr. 12476, fr. 22542, fr. 23018, fr. 24940, lat. 2592, lat. 4861, lat. 4934, lat. 4894, lat. 4895A, lat. 4912, lat. 4913, lat. 4938A, lat. 4939, lat. 4943, lat. 4944, lat. 4966, lat. 4968, lat. 4976, lat. 4976A, lat. 4977, lat. 4983, lat. 4985, lat. 4986, lat. 4988, lat. 4991A, lat. 5019, lat. 5020, lat. 5094, lat. 5125, lat. 5126, lat. 5140, lat. 5146, lat. 5516, lat. 6069 O, lat. 6069 P, lat. 6069 Q, lat. 6396, lat. 6489, lat. 9670, lat. 9676, lat. 10770, lat. 10806, lat. 12402, lat. 14624, lat. 14593, lat. 15255, lat. 15913, lat. 15970, lat. 17545, lat. 18263, n.a. lat. 730, n.a. lat. 1171; Bibl. Sainte-Geneviève, 1128; Parma, Archivio di Stato, Raccolta di Manoscritti, Busta 39; Pistoia, Bibl. Capitolare Febroniana, 312; Praha, Archiv Prazského Hradu, G.IV.1, G.IV.2; Národní knihovna Ceske Republiky, H.IV.25, X.E.4 (1905), Teplà 6; Regensburg, Turn und Taxis Hofbibl., Perg. III: 88; Reggio Emilia, BM «A. Panizzi», Vari E. 28; Reims, BM, 1355; Roma, Vallicelliana, C 48; Rouen, BM, 1354; Salamanca, BU, lat. 1906; Saint-Omer, BM, 741; San Marino, CA, Huntington Library, HM 132, 28561; Sankt-Peterburg, Rossijskaja Nacional'naja Biblioteka, lat. Q.v.IV.6; Sens, BM, 62; Sigmaringen, Fürstliche Hohenzollernsche Hofbibl., 7; Strasbourg; Bibl. du Grand Séminaire, 33; Toledo, Bibl. Capitular, 6.26, 45.4; Torino, BNU, G.II.34, G. I.II.22; Troyes, BM, 386; Valenciennes; BM, 543; Venezia, Marciana, Lat. Z. 399; Wien, ÖSB, 390, 2551, 3264, 3296, 3423, Series nova 2653; Wolfenbüttel, HAB, Guelf. 367 Helmst., Cod. Guelf. 415 Helmst., Cod. 115 Extrav; Wroclaw, BU, Ms. akc. 1949/59; Würzburg, UB, M.p. th. Q. 60; Zürich, Zentralbibl., C 114d; Zwettl, Stiftsbibl., 59 e Zwickau, Ratsschuldbibl., I. XII. 5. (Francesco Santi)
Riduci