L'A. indaga gli aspetti musicali, liturgici e testuali legati all'attestazione e alla diffusione, soprattutto in area bresciana, dell'inno-antifona
Ubi caritas et dilectio e dell'inno di Paolino d'Aquileia
Ubi caritas est vera (nella variante
Ubi caritas et amor), testi presenti nella liturgia del
Mandatum del Giovedì Santo, considerando i seguenti mss.: Oxford, Bodl. Libr., Canon. Lit. 366 [da ora Bre] (Graduale bresciano della seconda metà dell'XI sec.), Paris, BnF, lat. 17436 (Antifonario di Carlo il Calvo, seconda metà del IX sec.), Sankt Gallen, SB, 390-391 (Antifonario di Hartker, composto tra il 980 e il 1011); Bergamo, Bibl. «A. Mai», MA 150 (
olim Psi 3.8, Graduale); Benevento, Bibl. Cap., 21 (Antifonario); 39 (Antifonario); Paris, BnF, lat. 903 (Graduale); Brescia, Pinacoteca Tosio-Martinengo, 5D (Graduale del XV sec., temporaneamente in deposito presso i Musei Civici di Brescia); Lucca, Bibl. Cap., 606 (Messale plenario, XI-XII sec.), Città del Vaticano, BAV, Vat. lat. 4750 (Processionale, XII-XIII sec.); Brescia, Bibl. Queriniana, B.II.2 (Messale bresciano del 1508). L'analisi dei testimoni più antichi mostra sia i contatti esistenti tra Brescia e i grandi centri culturali coevi, sia la peculiarità dell'assetto musicale dell'inno-antifona
Ubi est caritas et dilectio in Bre ove chiude il rito della lavanda dei piedi. L'A. accosta poi l'inno bresciano a quello di Paolino di Aquileia, di cui fornisce il testo nella versione
Ubi caritas et amor che si trova a Brescia nel XV sec. (Graduale 5D), analizzando le divergenze e le omissioni che costituiscono le varianti di carattere locale; l'assetto melodico di questo testimone prevede la reiterazione della melodia della prima strofa sulle successive, si tratta della versione accolta anche nelle moderne edizioni dell'inno. Si analizza poi la presenza dell'inno nel Messale bresciano cinquecentesco (Queriniano B.II.2) e nelle versioni polifoniche di Costanzo Antegnati. In appendice si riportano i testi del
Mandatum nel Messale B.II.2.
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