Studio dedicato alla tradizione anglosassone dell'acrostico Iesous Chreistòs theou Yiòs Sotér Staurós (parte degli
Oracula Sibyllina; ed. J. Geffcken, Leipzig 1902, VIII, 217-50), che ebbe notevole diffusione grazie alla versione in 27 esametri offertane da Agostino nel
De civitate Dei (inc.:
Iudicii signum tellus sudore madescet) e che circolò indipendentemente dal testo agostiniano. L'A. prende in esame quattro versioni della rielaborazione di Agostino in codici anglosassoni (Cambridge, CCC, 173 parte II [ff. 57-83], sec. VIII seconda metà, f. 83rb-83va; London, BL, Royal 15.B.XIX [ff. 79-198], sec. X, f. 125r-v; Cambridge, CCC, 448 sec. X, f. 87r-v; Boulogne-sur-Mer, BM, 189, sec. XI, f. 1ra) e due versioni diverse tramandate dai mss. Leipzig, UB, Rep. I. 74 4°, sec. XI, ff. 24r-25r e Cambridge, CCC, 173 parte II, ff. 83va-83vb. In particolare il codice di Lipsia conserva una traduzione forse effettuata direttamente dal greco (probabilmente nella cerchia di Teodoro e Adriano) e unica a presentare i versi in modo da formare un acrostico corretto (inc.:
Iudicio tellus sudabit maesta propinquo, Schaller - Könsgen 8497; WIC 9909; trascrizione del testo e traduzione alle pp. 154-5); il ms. Cambridge, CCC, 173 presenta, oltre alla versione agostiniana, un'ulteriore versione inedita con incipit
Iudicii signum sudavit rufada tellus, che non forma un acrostico ed è riportata con traduzione alle pp. 160-1. Relativamente a ciascuna versione agostiniana l'A. esamina le varianti e, in generale, sottolinea l'inserimento del testo sibillino in un contesto didattico evidenziando per il ms. Royal la presenza di glosse interlineari a carattere lessicale, grammaticale, sintattico e di spiegazione (riportate alla p. 165) che sono analizzate nel dettaglio e che attestano un interesse per il testo da un punto di vista formale e stilistico, al di là dei suoi contenuti escatologici, e per il ms. Cambridge, CCC, 448 la presenza di un breve commento che spiega come leggere l'acrostico. (Lucia Pinelli)
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