In primo luogo l'A. determina le caratteristiche peculiari del codice miscellaneo grammaticale, che deve cioè essere prodotto nell'ambito di un unico progetto editoriale, con lo scopo di riunire una selezione di testi per la didattica, in alternativa o a complemento delle opere di autori come Donato, Mario Vittorino, le
Regulae Palaemonis o l'
Institutio de nomine di Prisciano. La maggior parte di questa tipologia di codice risale al periodo tra la fine del sec. VIII e quella del IX (sec. XI per l'area d'oltralpe) ed è prodotta soprattutto nei grandi centri culturali e scolastici della Francia e della Germania carolinge. L'A. propone alcuni esempi significativi di miscellanea grammaticale. Il primo è Paris, BNF, lat. 7530, un codice in beneventana realizzato a Montecassino fra il 779 e il 797. La selezione di testi contenuti, rari, e in qualche caso non editi altrimenti (per la descrizione del contenuto del ms. cfr. L. Holtz,
Le Parisinus Latinus 7530. Synthèse cassinienne des arts liberaux «Studi medievali» 16 (1975) 97-152; cfr. MEL IV 4589) è opera di un noto dotto cassinese, ma risente dell'influenza di Paolo Diacono. Si è generalmente ritenuto che il codice fosse destinato all'insegnamento nel cenobio cassinese, ma, in tempi recenti, C. Villa, confrontando il manoscritto con una miscellanea analoga (Berlin, Preußischer Kulturbesitz, Diez B), ha ipotizzato che il codice dovesse essere destinato alle scuole per i
dictatores delle cancellerie longobarde. Un secondo esempio di miscellanea grammaticale è dato dal Sankt Gallen, Stiftsbibl., 878, che raccoglie testi riuniti da Valafrido Strabone nel corso della sua attività intellettuale. L'esame del codice permette di individuare stadi di copia successivi: al primo e al secondo sono attribuiti l'acefalo
De computo Di Rabano Mauro, l'
Ars minor di Donato e un rimaneggiamento dell'
Institutio de nomine pronomine et verbo di Prisciano, la terza sezione è dedicata a testi di cronologia, la quarta ha contenuto vario: sono presenti opere di cronologia, astronomia, medicina, computo, morale e la
Disputatio de vera philosophia di Alcuino, non di mano di Valafrido, la quinta ed ultima parte presenta testi di agricoltura (Palladio), medicina e storia (Orosio e Eusebio). L'A esamina infine un gruppo di codici miscellanei in cui non è possibile ricondurre la selezione dei testi ad una personalità definita, ma soltanto ad un determinato centro culturale. Tra questi i mss. Parigi, BNF, lat. 13025, realizzato a Corbie; Bern, Burgerbibl., 207; Napoli, BN, IV A 34 e Berlin, SB, Diez B Sant. 66 contengono testi indirizzati alla scuola di corte di Carlo Magno. Particolare attenzione è riservata al manoscritto parigino, che contiene le opere di Donato, con altri testi in funzione di integrazione tra cui Asperio, estratti delle
Institutiones di Cassiodoro,
excerpta da Isidoro e Prisciano, testi ortografici e metrici (Beda
De arte metrica). Un altro esempio significativo è dato da un codice attualmente suddiviso tra i mss. Bern, Burgerbibl., 330, 347, 357; Paris, BNF, lat. 7665; Leiden, Bibl. der Rijksuniversiteit, Voss. Lat. Q. 30. Il contenuto di questo manoscritto è estremamente vario: oltre agli
excerpta vulgaria di Petronio (di cui è
codex unicum) vi sono
excerpta dai
Commentarii in Sommum Scipionis di Macrobio, dal
Naturalis historia di Plinio, dal De
compendiosa doctrina di Nonio Marcello, dal
De coniuratione Catilinae e dal
Bellum Iugurthinum di Sallustio e opere ortografiche di Alcuino, Cassiodoro, Capro, Scauro, Agrecio e l'anonimo
De propietate rerum. L'A. ricostruisce la storia del codice e individua nella scuola di Auxerre la destinazione del manoscritto, dove fu realizzato probabilmente intorno al secondo quarto del sec. IX. (Silvia Papi)
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