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A study of the manuscript tradition of Taio of Zaragoza's Epigramma operis subsequentis, originally designed for prefacing his Sententiae. The A. examines three manuscripts in which the epigram emerges unrelated to the Sententiae. In Karlsruhe, BLB, Aug. Perg. 255 and München, BSB, Clm 14854, a shortened version of the poem introduces Wigbod's Epitome commentariorum in Genesim et Evangelia. In Vat. Ottob. lat. 2546, Taio's epigram precedes a particular version of the prologue to Alan of Farfa's Homiliary, and was supplemented with ten verses extracted from Alcimus Avitus's Carmina de spiritalis historiae gestis, book 4. Joined to Taio's verses, they produce a cento-like composition that is generally attributed to Alan of Farfa.
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El A. cita varios ejemplos de la difusión de la poesía visigótica en ámbito carolingio: el conjunto de poemas de Eugenio de Toledo copiados en Paris, BNF, lat. 8093 + Leiden Voss. F 111; Paris, BNF, lat. 2832; lat. 7540 + lat. 2772; lat. 8071, Leipzig, UB, Rep. I 74, Bruxelles, BR, 8860-67; su edición de la Satisfactio de Draconcio, que sirvió de base a Wigbodo para elaborar su comentario al Octateuco dedicado a Carlomagno; el conjunto de epigramas atribuidos a Isidoro, copiados en Milano, Ambrosiana, C 74 sup., Vat. Pal. lat. 276, Lleida, Arxiu Capitular de la Catedral, Roda Rc-0019 (Roda 2), Vat. lat. 7803, Paris, BNF, lat. 8093 e lat. 2773, Sankt Gallen, Stiftsbibl., 397, Zürich, Zentralbibl., C. 78; el poema astronómico de Sisebuto, copiado en Bamberg, SB, Patr. 61, Köln, Erzbischöfliche Diözesan- und Dombibl., 83 II, Sankt Gallen, Stiftsbibl., 855 IV, Paris, BNF, lat. 4860 e lat. 6413 + Karlsruhe, BLB, Karlsruhe 339, München, BSB, Clm 14300 e Clm 16128, Bern, UB, F 219 II, Vat. Reg. lat. 1260 II, Vat. Reg. lat. 255 I, Paris, BNF, lat. 7533 V e lat. 6649. Posteriormente presta atención a los tratados y compilaciones de gramática que utilizan versos visigóticos, como un comentario conservado en Erfurt Amplon. 2º 10 (Ars grammatica «Quod»), o la Ars grammatica atribuida a Pedro de Pisa, cuyos ejemplos poéticos parecen inspirados en las aducidos por Julián en su tratado de gramática, mismo fenónemo que se observa en un capítulo de Julían sobre los inventores de los alfabetos copiado en München, BSB, Clm 807. Julián de Toledo fue también la fuente para los versos visigóticos incluidos en el Liber glossarum. Algunas citas, en cambio, podrían derivar de fuentes gramaticales hoy perdidas. El A. apunta que en el siglo IX se observan otra clase de citas, tomadas más bien de antologías poéticas: así, menciona el florilegio conservado en Vat. Reg. lat. 215 (Exempla diversorum auctorum), donde se cita a Isidoro y Eugenio, así como el florilegio de Micón de Saint-Riquier, el copiado en Paris, BNF, lat. 2773, el de Einsiedeln, Stiftsbibl., 32 y el de London, BL, Harley 2685; también las glosas de Vat. lat. 1469, que utiliza el poema de Sisebuto. Por último, tiene en cuenta los escolios presentes en una collección de escolios a Persio conservado en los manuscritos Krivoklát, Krivoklásta Knihovna, I.D.31 y Leiden, BU, Voss. lat. Q. 18, donde se citan versos de Eugenio. (Joel Varela Rodríguez)
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El ms. 48 de la Stadtbibliothek de Leipzig, emparentado ... Leggi tutto

El ms. 48 de la Stadtbibliothek de Leipzig, emparentado en cierto grado con el fragmento visigótico 18 de Silos, y el ejemplar de que dispuso Wigbodo muestran una difusión del Hexameron y el Libellus independiente de la de Lyon por algunos scriptoria carolingios.
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Il Pentateuco Ashburnham (Paris, BNF, n.a. lat. 2334) ... Leggi tutto

Il Pentateuco Ashburnham (Paris, BNF, n.a. lat. 2334) è un codice miniato del VI secolo prodotto in area mediterranea, forse in Italia. L'immagine con la quale si apre il manoscritto al f. 1v rappresenta Dio, ripetuto quattro volte, nell'atto della creazione: essa non corrisponde alla versione originale in cui ciascuna figura del Padre era affiancata dal Figlio, e in un caso anche dallo Spirito Santo come uomo alato, ma è il risultato di modifiche apportate all'inizio del IX secolo per oscurare il disegno del VI secolo, la cui raffigurazione antropomorfa della trinità non era più considerata accettabile. Il volume, aperto da un'introduzione in cui l'A. descrive la questione esplora il contesto teologico e iconografico in cui fu prodotta la prima miniatura e i mutamenti che occorsero in epoca carolingia e che portarono alla sua modifica. Nel primo capitolo presenta le principali controversie teologiche tardoantiche sulla trinità fornendo un'interpretazione anti-ariana della raffigurazione originaria. Nel secondo espone le diverse rappresentazioni di Dio nel codice e nel contesto più ampio dell'iconografia tardoantica, concludendo che la trinità antropomorfa del manoscritto, pur avendo alcuni precedenti nell'arte funeraria del IV secolo, è un unicum per quanto riguarda il VI. Nel terzo capitolo l'A. esamina le immagini della creazione e della trinità di età carolingia e osserva che esse sono coerenti con le posizioni prevalenti nel dibattito teologico contemporaneo che insistevano sull'unità indivisibile e incorporea della trinità (l'A. passa in rassegna le idee adozioniste di Elipando di Toledo, Epistola Migetio e Symbolus fidei, e Felice di Urgell, Confessio de fide catholica, e quelle di Alcuino, De fide sanctae et individuae trinitatis, Adversus Felicem Urgellitanum episcopum e Liber contra haeresim Felicis, di Godescalco di Orbais, De trinitate, e di Incmaro di Reims, De una et non trina deitate) e con le descrizioni della creazione che si leggono nei commenti esegetici al Genesi (Alcuino, Rabano Mauro e Vigbodo). Il quarto capitolo è dedicato alla «teologia dell'immagine» teorizzata nell'Opus Caroli regis contra synodum di Teodolfo di Orléans; il suo pensiero sulla superiorità del testo rispetto all'immagine si riflette nei manoscritti biblici da lui commissionati, che non hanno illustrazioni, e permette di comprendere il clima in cui operò il revisore che intervenne sulle figure del Pentateuco Ashburnham (l'ipotesi che dietro alle modifiche vi fosse proprio Teodolfo è percorsa e poi esclusa dall'A.); in chiusura sono prese in considerazione le posizioni iconoclaste, più estreme, di Claudio di Torino, Apologeticum atque rescriptum adversum Theutmirum abbatem, e le risposte di Giona di Orléans, De cultu imaginum, e Dungal di Pavia, Responsa contra perversas Claudii Taurinensis episcopi sententias. Il quinto capitolo prende in esame le alterazioni operate all'inizio del IX secolo, forse a Tours, sulle figure antropomorfe della prima miniatura del Pentateuco, anche in rapporto alle didascalie che invece non furono toccate. Nelle conclusioni l'A. propone e discute alcune possibili spiegazioni alla base degli interventi sul codice: ragioni di ordine teologico (anti-adozionismo, adozionismo, anti-manicheismo, influenza dei monoteismi ebraico e islamico), intenzioni politiche (associazione della figura di Dio a quella dell'imperatore in quanto suo vicario terreno) e considerazioni iconografiche (influenza delle raffigurazioni contemporanee o delle teorizzazioni sul ruolo delle immagini). Alle conclusioni segue un'appendice sulla possibile influenza esercitata dal Pentateuco Ashburnham su rappresentazioni successive (in altri codici e negli affreschi della chiesa di San Giuliano a Tours) e sulla storia recente del manoscritto, dal furto di Guglielmo Libri al suo ritorno in Francia. Chiudono il volume una bibliografia e un indice dei nomi. Sono discusse inoltre raffigurazioni di Dio, della trinità e della creazione presenti in diversi manoscritti biblici tra cui: Amiens, BM, 18 (Salterio di Corbie); Autun, BM, S 2 (3) (Evangeliario di Gundoino); Vat. Pal. lat. 834; Firenze, Laurenziana, Amiat. 1 («Codex Amiatinus»); Plut. 1.56 (Evangeliario di Rabbula); London, BL, Add. 10546 (Bibbia di Moutier-Grandval) e Add. 34890 (Evangeliario di Grimbaldo); Cotton Otho B. VI (Genesi Cotton); München, BSB, Clm 14000 («Codex aureus»); Paris, BNF, lat. 1 (prima Bibbia di Carlo il Calvo), lat. 1152 (Salterio di Carlo il Calvo), lat. 8850 (Evangeliario di Saint Médard di Soissons) e lat. 9380 (Bibbia di Teodulfo di Orléans); Roma, San Paolo fuori le Mura, s.n. (Bibbia carolingia); Stuttgart, Württembergische Landesbibl., Bibl. 2° 23 (Salterio di Stoccarda); Utrecht, Bibl. der Rijksuniversiteit, 32 (Salterio di Utrecht); Wien, ÖNB, Theol. gr. 31 (Genesi di Vienna). Recensione di Catherine E. Karkov in «The Medieval Review» (2022) 22.12.06. (Davide Obili)
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La femme a-t-elle été créée à l'image de Dieu? Analyse ... Leggi tutto

La femme a-t-elle été créée à l'image de Dieu? Analyse des réponses données par Augustin et un grand nombre d'auteurs médiévaux: Bède, Wigbod, Haimon d'Auxerre, Raban Maur, Angélome de Luxeuil, Atton de Verceil, Lanfranc, Hervé du Bourg-Dieu, Pierre Lombard. P. Le Boeuf en «Revue des études augustiniennes» 32 (1986) 354-5 regrette que l'A. n'ait pas retenu Jean Scot. Attraverso l'analisi dell'esegesi dell'Ambrosiaster e di Agostino, e dell'uso che di queste due auctoritates viene fatto dall'VIII al XII sec., l'A. individua come l'esclusione della donna dal privilegio dell'imago Dei, sancita dal Decretum Gratiani, risalga all'interpretazione che nell'Ambrosiaster è data di 1 Cor. 11,7 e non anche ad Agostino, come invece riteneva il canonista Ivo di Chartres
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L'A. sottolinea come uno degli effetti principali ... Leggi tutto

L'A. sottolinea come uno degli effetti principali della riforma carolingia sia stato quello di promuovere un'approfondita conoscenza del testo sacro, da cui scaturisce, tra IX e X sec., una produzione esegetica estremamente più ricca rispetto a quella dei due secc. precedenti. In proposito l'A. offre una panoramica sulla cultura biblica di età carolingia, dalle opere a carattere programmatico e propedeutico (il De institutione clericorum di Rabano Mauro, la Notatio de illustribus viris di Notkero) alle diverse scuole esegetiche che si affermano una dopo l'altra, per cui si va dalle raccolte antologiche di commenti patristici, via via sempre più esaurienti (Wigbodo, Rabano Mauro) alla rielaborazione di tali raccolte (Angelomo, Aimone), fino alla creazione di un'esegesi spirituale e innovativa (Pascasio Radberto, Scoto Eriugena). (Francesco Stella)
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Dei cinque mss. (München, BSB, Clm 13581, Clm 14143, ... Leggi tutto

Dei cinque mss. (München, BSB, Clm 13581, Clm 14143, Clm 14391, Clm 14614 e Wien, ÖNB, 966) che B. Bischoff riconobbe come idiografi del monaco fuldense Isamberto, tre (Clm 13581, 14614 e Wien 966) presentano caratteristiche comuni: la ripetizione delle stesse opere (testi alcuiniani o pseudo-alcuiniani, estratti dal De trinitate di Agostino), il taglio scolastico delle miscellanee (excerpta, epitomi, florilegi), la presenza di opere organizzate per domande e risposte (Quaestiones in Genesim e De trinitate et ad Fredegisum quaestiones di Alcuino, la Disputatio puerorum e il commento all'Apocalisse di dubbia attribuzione alcuiniana,  l'Antikeimenon di Giuliano da Toledo, il Libellus responsionum e i Dialogi di Gregorio Magno, le Quaestiones in Octateucum di Vigbodo, le Conlationes di Giovanni Cassiano). Questa organizzazione interna evidenzierebbe un uso manualistico dei mss. o di promemoria per l'insegnamento
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Studio complessivo sulla figura di Alcuino di York. ... Leggi tutto

Studio complessivo sulla figura di Alcuino di York. L'A. prende in esame il suo pensiero e le sue opere, nonchè il ruolo politico all'interno della corte di Carlo Magno. Il volume è suddiviso in sette parti, corrispondenti ciascuna agli altrettanti nuclei tematici attorno a cui ruota la multiforme attività di Alcuino. Nella prima sezione («Alcuin's Formation and Reputation» pp. 19-58) si analizzano: la figura di Alcuino come erede della tradizione culturale anglosassone e, in particolare, di Beda; la sua formazione nel monastero di York sotto la guida dell'arcivescovo Egberto di York e del suo successore Etelberto; la sua importanza all'interno della cerchia culturale di Carlo Magno, in particolare l'influenza esercitata sul suo pensiero dagli studi biblici di Vigbodo (commento sui Vangeli) e da quelli grammaticali di Pietro da Pisa e il suo rapporto con altri intellettuali palatini (ad esempio Paolo Diacono e Teodulfo d'Orléans); l'apporto di Alcuino alla redazione dei Libri Carolini (Paris, Arsenal, 663) nel contesto della controversia teologica sulle immagini. La seconda sezione («The Adoptionist Crisis» pp. 59-111) è, invece, dedicata allo studio della lotta ingaggiata da Alcuino contro l'eresia adozionista di Elipando da Toledo e Felice di Urgell e, in tale prospettiva, viene fatto riferimento ai testi più significativi come il Liber contra haeresim Felicis, l'Adversus Felicem, l'Adversus Elipandum, mentre più approfonditamente è analizzato il De fide. La terza parte («Mission, Episcopacy and Monarchy» pp. 112-48) si sofferma in primo luogo sulla figura di Alcuino come fautore della missione di conversione dei popoli pagani in quanto base ideologica legittimante le conquiste franche e, in tale ottica, vengono prese in esame le opere agiografiche di Alcuino riguardanti proprio la vita di tre santi missionari (la Vita sancti Willibrordi, la Vita sancti Vedasti, la Vita sancti Richarii); in secondo luogo prende in considerazione i rapporti intessuti con vescovi inglesi e continentali che affiorano dal suo epistolario, tratti dai codici Vat. Reg. lat. 69; El Escorial. Real Bibl., b.IV.17; Paris, BNF, lat. 2847 e lat. 5577; Wien ÖNB, 795 e 808); in terzo luogo, infine, esamina il contributo di Alcuino all'elaborazione dell'ideologia di regalitas come ministerium Deo ordinatum; un breve approfondimento è dedicato alla Disputatio de rhetorica et de virtutibus. La quarta parte («The Bible» pp. 149-70) è incentrata sullo studio alcuiniano della Bibbia: un capitolo è dedicato allo sviluppo dello scriptorium di Tours, monastero di cui Alcuino fu designato abate da Carlo nel 796, mentre altri due analizzano gli studi esegetici di Alcuino rispettivamente sul Vecchio e sul Nuovo Testamento, in particolare le Quaestiones in Genesim ad litteram, il Compendium in Canticum Canticorum e l'Expositio in Iohannis Evangelium. Nella quinta («Prayer» pp. 171-92) l'A. studia gli scritti liturgici alcuiniani; il suo pensiero sul concetto di penitenza; l'apporto di Alcuino alla riforma liturgica promossa dal potere regio; riguardo a queste tematiche accenna al De psalmorum usu liber, al De virtutibus et vitiis e alla Confessio peccatorum. La sesta parte («Education» pp. 193-219) si sofferma sulla figura di Alcuino come magister tanto nella scientia quanto nella sapientia, investigando alcuni testi fra i quali il De dialectica, il De animae ratione, le Propositiones ad acuendos iuvenes, l'Ars grammatica, il De orthographia e il De dialectica. L'ultima sezione («Poetry» pp. 220-44), infine, verte sull'esame di Alcuino come poeta: vi si tratta dell'imponente corpus delle sue poesie e del ruolo rivestito dall'amicitia monastica all'interno della produzione poetica dedicata ad amici e discepoli, sottolineando le riprese da Boezio (Consolatio Philosophiae) e Virgilio (Eneide e Georgiche). Il volume è corredato da quattro appendici (contenenti rispettivamente l'elenco degli autori e delle loro opere presenti nella biblioteca di York, una cronologia dell'adozionismo, l'elenco delle lettere di Alcuino sulla disputa adozionista e il testo del Credo inviato a Elipando e ai vescovi spagnoli; MGH Conc. 2, 1 pp. 158-64), da una bibliografia (pp. 322-50), da un indice generale e dagli indici delle principali opere di Alcuino e dei manoscritti. (Roberta Ciocca)
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Analisi della trasmissione manoscritta del commento di Vigbodo ai Vangeli, ancora inedito; l'A. dimostra che si possono ipotizzare due famiglie, una costituita dai mss. A (Karlsruhe, BLB, Aug. Perg. 191, s. IX) e B (Bruxelles, BR, 8654-72 del IX sec.) e una da R (München, BSB, clm 14426), che sembra più fedele all'archetipo. Nessun testimone trasmette la versione definitiva dell'autore e verosimilmente sia l'archetipo sia la famiglia a rappresentata da A e B conducono al «laboratorio» di Vigbodo. L'A. segnala anche un ms. perduto e sinora non considerato, registrato in un catalogo di St.-Vaast del XI secolo, che potrebbe essere stato in rapporto col codice B, attestato anche nella vicina St.-Omer, anche se non ci sono elementi per sostenere che si identifichi con B.
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