Michele Ameruoso Il patto col lupo. Impianto narratologico e proiezioni iconografiche FCl 3
(2017)
23-95 tavv. 5
Abstract
Studio sulla figura del lupo nella favolistica antica e medievale. Inizialmente l'A. propone un'analisi di testi dai quali emerge una precisa caratterizzazione del soggetto trattato: quella di «abile diplomatico nei confronti dei suoi avversari di turno, uomini e animali, pronto ad accordarsi con loro tramite un preciso atto formale fondato su specifiche clausole giuridiche» (p. 25). I racconti sul lupo hanno una lunga tradizione, che l'A. ripercorre rintracciando tali caratteristiche a partire dalle favole di Esopo, Fedro e Babrio per arrivare a quelle di Aviano, del
Romulus vulgaris , di Egberto di Liegi (
Fecunda ratis ), di Ademaro di Chabannes (
Fabulae ), di Gualtiero Anglico (
Aesopus ) e di Alessandro Neckam (
Novus Aesopus ). La figura letteraria del lupo è inoltre confrontata con le sue proiezioni iconografiche. Tra le immagini considerate si studiano quelle della prima edizione illustrata delle
Fabulae di Esopo (Verona 1479), di quella veneziana di Manfredo Bonelli (1491) e il disegno di Giulio Romano del 1530, allievo di Raffaello, commissionato da Federico II Gonzaga. L'A. riflette poi su come il lupo della favola antica, il cui opportunismo è legato alla salvaguardia della propria libertà, per la quale rinuncia anche a qualche agio, si trasformi, soprattutto nel basso medioevo, in essere mostruoso e demoniaco, avido e vile, simbolo della violazione dei valori cristiani. All'interno di questa tradizione demologica si sviluppa una particolare letteratura agiografica, che l'A. studia attraverso il XXI dei
Fioretti di san Francesco. L'A. si sofferma poi su una specifica miniatura della fine del XIV secolo, che correda la
Consolatio Philosophiae di Boezio, tramandata nel codice Paris, BNF, lat. 11856 f. 93v. La parte finale del saggio è riservata infine alla riscrittura branduardiana del miracolo XXI dei
Fioretti . Conclude la bibliografia (pp. 84-95).
Riduci
Argomenti e indici Favolistica Actus beati Francisci et sociorum eius Aesopus Franciscus Assisiensis OFM n. 1182, m. 4-10-1226 Romulus vulgaris Ademarus Cabannensis monachus n. 988 ca., m. 1034 ,
Fabulae Aesopus, Fortleben ,
Fabulae Alexander Neckam n. 1157, m. 1217 ,
Novus Aesopus Avianus, Fortleben ,
Fabulae Babrius, Fortleben ,
Mythiambi Aesopici Boethius n. 480 ca., m. 524 ,
Consolatio Philosophiae Egbertus Leodiensis magister n. 972 ca., m. post 1023 ,
Fecunda ratis [una cum epistola praefatoria ad Alboldum episcopum] (A., gratia Dei episcopo, litterarum studiis admodum instituto... Lintris foeta iocis diversa aplustria portat... ) Galterius Anglicus saec. XII ,
Aesopus (?) Hugolinus de Monte Georgio n. 1260 ca., m. post 1331 ,
Actus beati Francisci et sociorum eius Phaedrus, Fortleben ,
Fabulae Aesopicae
Manoscritti
Risorse esterne collegate FuturoClassico 2017 (Ameruoso)
Scheda N: 40 - 5702
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Alison L. Beringer An Aesopic «ars moriendi»: The Fable of the Hares and the Frogs in the Late Middle Ages Viator 45
(2014)
247-64
Abstract
La favola delle lepri e delle rane, di ascendenza esopica, viene per lungo tempo interpretata come una sorta di
ars vivendi , in quanto le lepri, ormai decise a darsi la morte, scelgono di trattenersi perché convinte alla vista delle ben più misere rane. Tuttavia, il
topos del ritorno alla vita subisce un rovesciamento nel XV secolo, periodo in cui, soprattutto nelle scuole di tradizione germanica, l'apologo esopico viene associato a svariate tipologie di
artes moriendi . Le principali fonti che riportano tale favola, a partire dalla versione di Babrio, proseguendo con il
Romulus , fino ad arrivare a Maria di Francia, si soffermano in modo più o meno significativo sul cambiamento d'animo delle lepri, che decidono di risparmiare la loro vita. Più incisiva sembra la versione di Gualtiero Anglico, il quale insiste sul concetto di «speranza»: la parola speranza è più volte ripetuta dalle lepri ed è presto associata a
salus , la salvezza e l'incolumità fisica. Il punto di vista di Gualtiero si colora insomma di sfaccettature morali e viene interpretato in chiave cristiana. Caratteristiche come l'imminenza della morte, la tensione tra speranza e disperazione, il pericolo del peccato mortale, sono tutte rintracciabili nel genere delle
artes moriendi , che si sviluppa nel XV secolo. In modo particolare si ricollega a questo filone la favola delle lepri e delle rane contenuta nel
Nuremberg Prose Aesop , una raccolta di 63 apologhi in tedesco, scritta prima del 1412. Questo aspetto della preparazione alla morte, che nelle
artes moriendi trova spesso la sua ipostasi in un immaginario colloquio tra il diavolo, un angelo e l'anima del defunto, viene enfetizzato anche nei commenti del XV secolo ai
corpora di favole esopiche latine. Ad esempio nel ms. Stuttgart, Württembergische Landesbibl., HB I. 127 gli elementi naturali descritti nella favola sono presentati come allegorie di sentimenti e passioni umane, mentre in altri casi la vicenda delle lepri e delle rane viene interpretata in modo più concreto, ma comunque riferita al momento della morte. In conclusione, è ribadita l'importanza della reinterpretazione in chiave allegorica dell'apologo esopico, che va ricollegato al fiorire del genere delle
artes moriendi del XV secolo e che testimonia un interesse letterario verso il tema della preparazione alla morte e alla vita ultraterrena.
Riduci
Argomenti e indici Manoscritti
Scheda N: 37 - 4476
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Ferruccio Bertini Fortuna medievale e umanistica della favola dell'asino e del cinghiale (Phaedr. I 29) Letterature comparate. Problemi di metodo. Studi in onore di Ettore Paratore Bologna, Pàtron 1981 pp. XLIV-467, 467-972, 973-1506, 1505-2024, III 1063-73
Abstract
Si analizzano in particolar modo il
Romulus di Gualtiero Anglico e Ademaro di Chabannes
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Recensioni e segnalazioni
Argomenti e indici Scheda N: 4 - 3110
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Ferruccio Bertini Fortuna medievale e umanistica della favola dell'asino e del cinghiale (Phaedr. I 29) Ferruccio Bertini Interpreti medievali di Fedro Napoli, Liguori 1998 (Nuovo medioevo 57) pp. VIII-185, 65-76
Abstract
Il saggio, già pubblicato in
Letterature comparate. Problemi di metodo. Studi in onore di Ettore Paratore III Bologna 1981 pp. 1063-73 (cfr. MEL IV 3110), si sofferma sulla sorte subita dalla favola fedriana dell'asino e del cinghiale in età medievale e umanistica: i numerosi rifacimenti e le mutilazioni la resero spesso priva di senso. L'A. confronta il testo della favola I 29 di Fedro con la
recensio Gallicana del
Romulus e con la parafrasi di Ademaro. Si studia in particolare il percorso di un verso osceno che, nelle parafrasi medievali e umanistiche viene spesso omesso (come in Gualtiero Anglico o in Joachim Liebhard detto il Camerarius) o trasformato in espressione pudica, con conseguente rovesciamento del senso stesso della favola, come nell'
Hecatomythium di Lorenzo Bevilacqua, detto Abstemius. (Antonella Marzucchi)
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Argomenti e indici Scheda N: 21 - 4848
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Ferruccio Bertini «Phaedr.» I 4 dall'antichità latina all'epoca contemporanea Favolisti latini medievali e umanistici cur. Ferruccio Bertini - Caterina Mordeglia , Genova, Erredi Grafiche Editoriali 2009 (Pubblicazioni del D.AR.FI.CL.ET. N.S.) pp. 215, XIV 63-74
Abstract
Sulla fortuna della favola fedriana, di cui, tra le rielaborazioni mediolatine, si citano quelle di Gualtiero Anglico (
Aesopus Latinus V) e di Alessandro Neckam (
Novus Aesopus XIII). (Caterina Mordeglia)
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Argomenti e indici Scheda N: 31 - 4879
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Ferruccio Bertini «Phaedr.» I 4 dall'antichità latina all'epoca contemporanea Sandalion 33
(2010)
313-26
Abstract
Cfr. anche MEL XXXI 4879. Lo studio prende in esame una favola di Fedro,
Canis per fluvium carnem ferens (I 4), e osserva la sua evoluzione nella tradizione letteraria, a partire dai rifacimenti e volgarizzamenti medievali in prosa e in versi (
Anonymus Neveleti , Alessandro Neckam, Pietro d'Alvernia, Maria di Francia, gli anonimi adattatori degli
Ysopets ) fino alle riscritture operate da Jean de La Fontaine e, nel 1930, da Pietro Pancrazi. Ogni autore introduce elementi di diversità (varianti secondarie e artifici retorici, rielaborazione della
moralité finale) che lo distinguono dai predecessori, conservando però intatto il senso originale della favola. Il confronto suscita inoltre degli interrogativi sulle fonti realmente adoperate dai rielaboratori medievali e quindi sulle antiche raccolte di favole ad essi note.
Riduci
Argomenti e indici Scheda N: 32 - 4426
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Armando Bisanti A proposito delle Fabulae Aesopicae di Ermolao Barbaro il Vecchio e di Rinuccio d'Arezzo Interpres 18
(1999)
172-82
Abstract
L'A. illustra le somiglianze esistenti fra Gualtiero Anglico da una parte, e le
Fabulae Aesopicae di Ermolao Barbaro il Vecchio (1422) e le
Fabulae Aesopicae di Rinuccio d'Arezzo (1448) dall'altra: richiami letterari e suggestioni stilistiche sono messe in evidenza basandosi sulle edizioni di S. Boldrini per Gualtiero Anglico (
Uomini e bestie. Le favole dell'«Aesopus» Latino , Lecce 1994, per cui cfr. MEL XVIII 1389), di C. Cocco per Ermolao Barbaro (
Aesopi fabulae , Genova 1994, per cui cfr. MEL XIX 1713) e di M.P. Pillolla per Rinuccio d'Arezzo (
Fabulae Aesopicae , Genova 1993). Inoltre, l'opera dell'Aretino mostra analogie anche con il
Novus Aesopus di Alessandro Neckam, di cui l'A. ipotizza, attraverso diversi esempi tratti dall'edizione di G. Garbugino (
Novus Aesopus , Genova 1987, per cui cfr. MEL XIII 132), una conoscenza da parte di Rinuccio.
Riduci
Argomenti e indici Scheda N: 23 - 1816
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Armando Bisanti Appunti sulla fortuna mediolatina e romanza dei «Novi Aviani» Maia 56
(2004)
127-38
Abstract
L'A. considera la fortuna del
Novus Avianus dell'
Astensis poeta nella letteratura mediolatina e volgare e rileva corrispondenze ed echi ad es. nella
Lidia di Arnolfo d'Orléans, nel
Geta di Vitale di Blois e nei
Gesta Romanorum . Una dipendenza sicura e diretta è, invece, individuata nella silloge di
Fabulae mistice declaratae di Bono Stoppani da Como, tradite dal ms. n. 23 (già 36.12.2) conservato nella Biblioteca Governativa di Cremona della seconda metà del XIV sec., opera che contiene 200 apologhi, tratti da fonti diverse, dall
'Aesopus attribuito a Gualtiero Anglico al
Novus Aesopus di Baldone, da Orazio al
Contemptus sublimitatis attribuibile a Mayno de Maineri.
Riduci
Argomenti e indici Astensis Poeta v. 1100 ca. ,
Novus Avianus Aesopus Dialogus creaturarum moralisatus Gesta Romanorum Horatius, Fortleben Lidia Arnulfus Aurelianensis fl. saec. XII post med. ,
Lidia (?) (Postquam primipile ludentis tempora risi... ) Baldo fabulator saec. XII ,
Novus Esopus Bonus de Stupanis de Cumis n. 1315 ca., m. 1375 ca. ,
Fabulae mistice declaratae Galterius Anglicus saec. XII ,
Aesopus (?) Maynus de Mayneriis n. 1290/1295, m. 1364/1368 ,
Dialogus creaturarum moralisatus (?) Vitalis Blesensis fl. 1125-1145 ,
Geta (Grecorum studia nimique diuque secutus... ) Manoscritti
Scheda N: 26 - 490
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Armando Bisanti Cataldo Roccaro (1947-1998). Un classicista votato alla latinità medievale FilMed 15
(2008)
307-76
Abstract
Viene ricostruito in modo analitico il percorso scientifico
... Leggi tutto Viene ricostruito in modo analitico il percorso scientifico dello studioso scomparso. Partito da studi sulla poesia latina di età arcaica (Ennio e Plauto), C. Roccaro passò poi a occuparsi della versificazione medievale (Marbodo di Rennes; Gualtiero Anglico; Valafrido Strabone, di cui esaminò in particolare l'
Hortulus ; Alcuino, per il quale si interessò anche degli aspetti agiografici; Floro di Lione; Eugenio Vulgario); produsse anche importanti saggi sulla produzione in prosa del basso medioevo, esaminando la predicazione francescana e in particolare la figura del frate siciliano Ruggero da Piazza.
Riduci
Argomenti e indici Roccaro Cataldo, Saggi, commemorazioni, necrologi e bibliografie di singoli studiosi Aesopus Alcuinus Sancti Martini Turonensis abbas n. 730/735, m. 19-5-804 Alcuinus n. 730/735, m. 19-5-804 ,
Epistolae Eugenius Vulgarius fl. saec. IX ex./X in. ,
Calendarium metricum (Ecce fui quondam florens, qui nunc modo marcens. Sic mihi, dum potui, neglegenti tempore vixi... Septenis bis constat divisio secli in numeris rerum spaciis vertiginis evi... ) Eugenius Vulgarius fl. saec. IX ex./X in. ,
Carmina Florus Lugdunensis diaconus m. 8-2-860 ,
Carmina [31] Galterius Anglicus saec. XII ,
Aesopus (?) Marbodus Redonensis episcopus n. 1035 ca., m. 11-9-1123 ,
Carmina Rogerius de Heraclia saec. XIV ,
Quadragesimale scholarum Rogerius de Heraclia saec. XIV ,
Sermones (?) Walahfridus Strabo n. 808/809, m. 18-8-849 ,
De cultura hortorum (Plurima tranquillitate cum sint insignia vitae... )
Leggi articolo
Scheda N: 30 - 11827
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Armando Bisanti Dalla favola mediolatina al «fabliau» antico-francese QM 31-32
(1991)
59-105
Abstract
Movendo dalla problematica «classificazione» di genere letterario del
fabliau antico-francese, il lavoro studia il rapporto tra
fabliau e
fabula : la
fabula pertiene alla tipologia della
narratio brevis e il
fabliau può essere detto
fabula brevis . In particolare, vengono studiati due componimenti dell'
appendix dell'
Aesopus (
De fero rustico et seva coniuge e
De mercatore et eius uxore ) nonché la favola LX dell'
Aesopus propriamente detto (
De duello militis et aratoris ): favole non esopiane (i personaggi sono umani e non animaleschi) e senza rapporti con il
Romulus , questi testi rappresentano i modelli (diretti o mediati) di
fabliaux antico-francesi. Del
De fero rustico viene offerta una ampia analisi compositiva, retorica e stilistica; il componimento, datato tra la fine del sec. XII e l'inizio del XIII, presenta legami con il
fabliau Du vilain mire . Per alcuni motivi di questa favola si fa riferimento a testi di Iacopo di Vitry. Il
De duello militis et aratoris viene accostato ad un
fabliau del sec. XIV-XV (
Du chevalier et du villain ). I motivi di un altro testo, il
De mercatore et eius uxore (o meglio, secondo il titolo più fededegno restituito da P. Busdraghi,
De sponsa et marito absente ), si ritrovano anch'essi nella tradizione del
fabliau .
Riduci
Recensioni e segnalazioni
Argomenti e indici Scheda N: 14 - 4485; 15 - 4173; 16 - 5027
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