Dopo aver sottolineato il fatto che i penitenziali altomedievali perseguono, più che intenti punitivi, una concezione riparativa e didattica, e dopo aver richiamato la rispondenza a una precisa «social logic» determinata dal contesto in cui hanno visto la luce (richiamando anche il concetto di «textual communities» formulato da B. Stock), l'A. presenta il
corpus di penitenziali redatti tra il VI e il IX secolo su cui ha svolto la propria analisi. Tale
corpus comprende i seguenti testi: il
Paenitentiale Vinniani, il
Paenitentiale Ambrosianum, il
Paenitentiale Columbani, il
Paenitentiale Cummeani, il
Paenitentiale Burgundense, i
Canones Theodori, il
Paenitentiale Ecgberhti, il
Paenitentiale Bigotianum e il cosiddetto
Old Irish Penitential. Analizzando tali testi l'A. ravvisa un progressivo estendersi dello spettro sociale considerato e un altrettanto progressivo ampliarsi di rivendicazioni giurisdizionali da parte dei verosimili compilatori dei penitenziali. Si concentra, poi, su tematiche specifiche e, in primo luogo, sui peccati commessi dai giovani. Se il bambino (
puer) diviene
doli capax quando impara a parlare (quando esce, cioè, dall'
infantia) e, quindi, si può parlare per lui di «innocenza imperfetta», connaturati all'
adulescens (o
iuvenis) sembrano essere i peccati di natura sessuale; l'attenzione a questo dato sembra legata principalmente alla presenza di giovani nelle comunità monastiche e comporta uno scarso interesse nei confronti delle trasgressioni sessuali delle
puellae. A questo proposito l'A. analizza l'atteggiamento dei penitenziali nei confronti della sessualità nel matrimonio (comprendendo le tematiche dell'adulterio, del divorzio e dei voti religiosi non monastici), delle devianze sessuali e delle diverse forme di violenza (dai
maleficia all'omicidio): quello che emerge non è tanto un intento di controllo dei comportamenti sessuali, quanto un tentativo di prevenire un'ampia gamma di potenziali trasgressioni che potrebbero avere ripercussioni sul singolo e sulla società. Corredano il volume una bibliografia divisa in fonti primarie e studi e un indice. Recensione di Judith Kaup in «The Medieval Review» 19.09.33. (Federica Favero)
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