L'A. afferma che Girolamo rappresenta la pietra di confronto di tutti i traduttori dei secoli successivi e ne cita il manifesto programmatico:
De optimo genere interpretandi, in cui il padre della Chiesa auspica una traduzione
ad sensum, con un'unica eccezione rappresentata dalla Bibbia. Il verbalismo, invece, sarà il metodo più utilizzato dai traduttori medievali di testi filosofici e scientifici (tra i quali si ricorda Giovanni Scoto Eriugena) che si basano sul modello teorico proposto da Boezio nel prologo alla versione latina dell'
Isagoge di Porfirio. A Napoli nel X sec. si procede, al contrario, a una traduzione di testi agiografici
ad sensum per fini pastorali, come scrive il suddiacono Bonizo nella sua introduzione alla
Passio di san Teodoro. Sono esaminate, inoltre, le posizioni, più topiche che contenutistiche sul metodo della traduzione, di Ruggero Bacone, Roberto Grossatesta, Leonardo Bruni, Leone Amalfitano, Giovanni di Siviglia. (Alessia Scuor)
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